Taglio parlamentari, sì o no? Intervista al professor Villani e all'avvocato Capuano

I possibili scenari del Referendum del 20 e 21 settembre

venerdì 18 settembre 2020 16.00
A cura di Sonia Tondolo e Cosimo Campanella
Si è svolto presso la sede dell'associazione "L'Albero della vita" un incontro su temi di stretta attualità politica come il ruolo del cattolicesimo in politica e soprattutto l'imminente referendum confermativo sulla riforma costituzionale che introduce il taglio dei parlamentari. Moderati dalla giornalista Antonella Filannino e da Don Domenico Savio Pierro, hanno partecipato alla discussione Don Domenico Marrone, l'avvocato penalista Mariano Capuano e il noto docente di diritto internazionale presso l'Università "Aldo Moro" di Bari, professor Ugo Villani.

Nella prima parte dell'incontro si è discusso del ruolo del cattolicesimo all'interno dell'agone politico italiano. Un ruolo che rispetto ai tempi in cui il cittadino credente si identificava nella cosiddetta dottrina sociale della chiesa – tramite soprattutto figure nobili del cattolicesimo democratico quali Don Sturzo e Aldo Moro – è andato via via perdendo di importanza al tempo della cosiddetta politica dei "like". Tema centrale della serata è stato naturalmente il referendum sul taglio dei parlamentari, ove i professor Ugo Villani e l'avvocato Mariano Capuano hanno provato ad interpretare le ragioni del SI e quelle del No.
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Ne è venuta fuori una piacevole discussione che ha posto al centro dell'attenzione temi come il risparmio di danaro pubblico (più simbolico che concreto) che scaturirebbe da una vittoria del "Si", e quello molto delicato della rappresentanza dei territori che, se da un lato è vero che un taglio andrebbe ancora di più ad acuire la distanza tra eletti ed elettori, dall'altro vede in concreto tale rapporto comunque pregiudicato da una legge elettorale alquanto discutibile che rende il deputato, o senatore, più che un rappresentante del territorio un vero e proprio sottoposto del proprio capo politico ligio ad eseguire, il più delle volte senza capirci tanto, direttive provenienti dall'alto.

Un quadro a dir poco desolante che negli ultimi anni (o forse decenni) ha reso il Parlamento – che nella nostra carta costituzionale ha un ruolo centrale – sempre meno importante nella vita politica del nostro paese. Il tutto, ripetiamo, figlio di una legge elettorale che se da una parte, tramite l'abolizione delle preferenze, pone un deciso freno al condizionamento del voto da parte dei potentati locali, dall'altra mette il destino della politica italiana, e di riflesso del paese, nelle mani di potentati economico finanziari non meno dannosi di quelli locali.