«Senza Province meno democrazia»

Il Consiglio della Bat approva un documento all'unanimità. In contemporanea si sono riuniti ben 107 consigli provinciali

mercoledì 1 febbraio 2012
No ad un'Italia senza Provincia perché ci sarebbero meno garanzie democratiche, verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole, diminuirebbe l'identità locale fatta di storia e cultura e le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini.

E' la posizione ferma e decisa assunta dal Consiglio provinciale di Barletta - Andria - Trani, riunitosi ieri mattina in seduta aperta e straordinaria, aderendo alla giornata di mobilitazione proposta dall'Unione delle Province d'Italia per ribadire il netto dissenso ad un'Italia senza le Province e per far comprendere alla comunità il valore demagogico e propagandistico della campagna contro le stesse.

Nel corso dell'assemblea, inaugurata dall'inno nazionale, dal minuto di raccoglimento in ricordo del Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e dalla proiezione di un video sulla storia delle Province fornito dalla Direzione Nazionale dell'Upi, l'assise ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno dal titolo "No all'Italia senza le Province".

Attraverso tale provvedimento, il Consiglio provinciale chiede ai Parlamentari del territorio di farsi promotori di iniziative volte a garantire l'esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel governo del territorio, alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l'abolizione o lo svuotamento delle Province, per tutelare le persone che ci lavorano, ed alle forze economico-sociale di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale certo nel territorio, per garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale. Inoltre si chiede ai cittadini tutti, agli uomini di cultura, alle associazioni ed ai gruppi di volontariato di manifestare il loro amore per il territorio, opponendosi all'abolizione o allo svuotamento delle Province, o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal popolo.

«Oggi è una giornata storica che vede uniti ben 107 Consigli provinciali per affrontare un tema piombatoci addosso nelle ultime settimane; questa iniziativa non deve passare per un'autodifesa delle nostre posizioni ma per la difesa delle nostre istituzioni e della nostra storia - ha spiegato nel corso del suo intervento in aula il Presidente della Provincia di Barletta- Andria - Trani Francesco Ventola -. Le Province sono enti amministrati da soggetti democraticamente eletti dal popolo, a dispetto di tutta una serie di organismi intermedi gestiti da nominati, e non eletti, cui sono riconosciute indennità molto superiori alle nostre. Un Consigliere provinciale, eletto dai cittadini, percepisce un gettone di presenza di circa 35 euro mentre sarebbe curioso conoscere a quanto ammontino le indennità dei Consiglieri di Amministrazione di tutti gli organismi intermedi, le società partecipate, molto spesso inutili e costosi, le cui competenze potrebbero tranquillamente essere trasferite a Comuni o Province. In questo contesto economico delicatissimo, in cui è fortemente alimentato nei cittadini un sentimento di antipolitica, parlare di abolizione delle Province è quanto di più semplice si possa fare - ha proseguito Ventola -. Ma è altrettanto vero che, proprio in virtù di questo accentuato senso di antipolitica, gli stessi cittadini sarebbero altrettanto favorevoli alla riduzione dei Parlamentari, dei Consiglieri regionali o comunali. Forse in pochi sanno a quanto ammonti realmente il costo delle Province: uno studio effettuato dalla prestigiosa Università Bocconi di Milano, che ha avuto come suo Rettore proprio l'attuale Presidente del Consiglio Mario Monti, dimostra come il costo delle Province sia praticamente irrisorio, mentre esorbitante sarebbe quello di smantellamento delle stesse o di trasferimento delle competenze a Comuni o Regioni. Siamo l'unico Paese che vanta due istituzioni con poteri legiferatori, il Parlamento e le Regioni, molto spesso in contrasto tra loro - ha concluso Ventola -. Perché ad esempio non abolire le Regioni anziché pensare di eliminare le Province che, come la memoria storica ci racconta, rappresentano le fondamenta della nostra nazione?».