Sciopero pro Palestina, la CGIL chiama e Barletta risponde - FOTO
Gli studenti riempiono la piazza: corteo partecipato in giro per la città
venerdì 3 ottobre 2025
11.52
È stato soprattutto il mondo della scuola a raccogliere in massa l'appello della CGIL, che per la giornata di mobilitazione nazionale pro Palestina ha promosso un presidio nel centro cittadino di Barletta. A riempire la piazza cortei sindacali e centinaia di giovani, arrivati con cartelli, bandiere e striscioni di ogni tipo.
Le insegne della CGIL Barletta-Andria-Trani sventolano accanto ai colori della Palestina. A dare voce alla protesta sono stati gli studenti, che hanno trasformato la manifestazione in un'assemblea pubblica all'aperto. Cori, slogan e interventi al megafono si sono alternati a momenti simbolici e a messaggi scritti a mano su cartelloni variopinti: "Stop al genocidio", "Ogni vita persa è una sconfitta per l'umanità", "Il mare non ha confini. La solidarietà nemmeno".
In prima linea anche striscioni più espliciti, come quello che invitava a "bloccare le scuole" per prendere posizione in maniera netta contro il genocidio.
"Va immediatamente fermato il genocidio che si sta compiendo in quel territorio. Si parla di oltre 65.000 vittime" ha detto il segretario generale della CGIL Bat Michele Valente. "Vorremmo che si bloccasse la deportazione dei palestinesi verso centri di accoglienza senza igiene e il minimo necessario per vivere. A questo si aggiunge l'attacco alla Flotilla, una missione pacifica che puntava ad aprire un corridoio umanitario verso Gaza. Non vogliamo rimanere in silenzio, perché significa essere complici del genocidio" ha ribadito il segretario generale della CGIL Bat.
"Oggi siamo qui in piazza a fianco degli studenti. Non ci stiamo alla narrazione da film dell'orrore seduti comodamente sul divano secondo la quale i popoli sono impotenti rispetto a questo massacro. Noi non rimaniamo in silenzio e trasformiamo la rabbia in azione e intelligenza collettiva scendendo in piazza. Oggi studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori sono uniti chiedendo che questo genocidio si possa fermare" ha detto il consigliere comunale Carmine Doronzo.
Alcuni gruppi studenteschi hanno ribadito che la scelta di scendere in piazza non è "un gesto politico di parte", ma la difesa di un principio universale: il diritto alla vita e alla dignità dei popoli.
Le insegne della CGIL Barletta-Andria-Trani sventolano accanto ai colori della Palestina. A dare voce alla protesta sono stati gli studenti, che hanno trasformato la manifestazione in un'assemblea pubblica all'aperto. Cori, slogan e interventi al megafono si sono alternati a momenti simbolici e a messaggi scritti a mano su cartelloni variopinti: "Stop al genocidio", "Ogni vita persa è una sconfitta per l'umanità", "Il mare non ha confini. La solidarietà nemmeno".
In prima linea anche striscioni più espliciti, come quello che invitava a "bloccare le scuole" per prendere posizione in maniera netta contro il genocidio.
"Va immediatamente fermato il genocidio che si sta compiendo in quel territorio. Si parla di oltre 65.000 vittime" ha detto il segretario generale della CGIL Bat Michele Valente. "Vorremmo che si bloccasse la deportazione dei palestinesi verso centri di accoglienza senza igiene e il minimo necessario per vivere. A questo si aggiunge l'attacco alla Flotilla, una missione pacifica che puntava ad aprire un corridoio umanitario verso Gaza. Non vogliamo rimanere in silenzio, perché significa essere complici del genocidio" ha ribadito il segretario generale della CGIL Bat.
"Oggi siamo qui in piazza a fianco degli studenti. Non ci stiamo alla narrazione da film dell'orrore seduti comodamente sul divano secondo la quale i popoli sono impotenti rispetto a questo massacro. Noi non rimaniamo in silenzio e trasformiamo la rabbia in azione e intelligenza collettiva scendendo in piazza. Oggi studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori sono uniti chiedendo che questo genocidio si possa fermare" ha detto il consigliere comunale Carmine Doronzo.
Alcuni gruppi studenteschi hanno ribadito che la scelta di scendere in piazza non è "un gesto politico di parte", ma la difesa di un principio universale: il diritto alla vita e alla dignità dei popoli.