Puglia: seconda regione in Italia per le politiche di occupazione femminile

Dopo il Lazio, la Puglia approva il gender procurement per sanare le differenze di genere sul lavoro

venerdì 6 agosto 2021 07.30
A cura di Gaia Paolillo
La regione Puglia si è classificata come seconda regione ad approvare il gender procurement per promuovere l'occupazione femminile nelle imprese. Con la sua eccezionalità, la pandemia ha portato a conseguenze evidenti e accentuato problemi già esistenti come il gender gap. Una questione che da anni chiedeva attenzione e che con il PNRR ha avuto particolare rilevanza, tanto da essere inserita come condizione premiale dei piani di sviluppo e riforma.

Parlando di numeri, il Presidente Draghi ha detto: «Il Piano prevede 400 milioni per favorire l'imprenditorialità femminile, e stanzia oltre 1 miliardo per la "promozione delle competenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse»

«Siamo la seconda regione in Italia, la prima del Mezzogiorno ad introdurre un approccio innovativo alle politiche di programmazione - spiega Titti De Simone, consigliera del Presidente e coordinatrice dell'Agenda di genere - orientato al genere con l'obiettivo di sviluppare una nuova responsabilità sociale sulla parità, una leva formidabile per favorire la partecipazione delle donne ai processi di sviluppo sostenibile e all'innovazione e promuoverne la partecipazione al mercato del lavoro, sia nei settori produttivi ad alta concentrazione femminile sia in quelli innovativi ed emergenti. Si tratta non soltanto di garantire che tutti i cittadini, indipendentemente dal genere, possano ricevere servizi uguali, ma anche di aumentare l'efficienza e la qualità dei servizi stessi, incoraggiando i fornitori a sviluppare e offrire servizi che siano coerenti con gli obiettivi della parità di genere».
Regione Puglia - gender procurement
In questa che è la nostra storia regionale, si sente vivo l'impatto europeo, che aveva già precedentemente inserito nell'Agenda Onu 20/30 la promozione di politiche di genere all'interno dell'ambito lavorati e non solo, affinché «siano liberi di perseguire le loro scelte di vita, abbiano pari opportunità di realizzarsi e possano, in ugual misura, partecipare e guidare la nostra società europea» scrive la Commissione europea.

In cosa consiste?

Verranno stilati dei criteri per favorire la parità di genere e dati dei punteggi. Nella nostra regione il Segretario generale della Presidenza, Roberto Venneri, insieme al dirigente della Sezione Raccordo al sistema regionale Nicola Lopane, propongono l'introduzione di questi criteri per promuovere la parità di genere nelle procedure di gara e negli appalti pubblici.

Tra le strategie adottate, il gender procurement mira a rivedere gli appalti della pubblica amministrazione regionale - soprattutto quelli che verranno attivati con il Recovery fund - con punteggi che premino le imprese che mettono in pratica l'uguaglianza di genere nelle retribuzioni, nelle carriere, nel management attraverso l'individuazione di indicatori adeguati. Tra i criteri si strizzerà l'occhio soprattutto verso quelle imprese che hanno attivato percorsi di formazione, congedi obbligatori per i padri, bonus gravidanza, l'estensione della durata del congedo obbligatorio, come misure finalizzate a migliorare il benessere organizzativo e il clima organizzativo all'interno dell'azienda, a scardinare gli stereotipi legati al genere, a favorire la redistribuzione del carico di cura familiare tra uomini e donne.

Dati regionali

"Il tasso di occupazione femminile è simile fra Puglia e Mezzogiorno e mostra una leggera crescita tendenziale, posizionandosi ben al di sotto del tasso nazionale che si assesta al 53,8% nel 2019, contro il 35,6% della Puglia e il 35,8% del Mezzogiorno. Il divario pugliese è sempre superiore al 17,5% e raggiunge i 18,2 punti percentuali nel 2019. In Puglia, il tasso di mancata partecipazione al lavoro è marcatamente femminile (38,7%) rispetto al tasso per gli uomini che si ferma al 24,2%, tendenzialmente in lieve decrescita dal 2013 al 2019 per entrambi i generi. Nell'ultimo anno, la mancata partecipazione al lavoro femminile è superiore di 14,5 punti percentuali rispetto a quella maschile."