Premio Ricatti: tra disabilità e poesia

“Quello che sanno fare i disabili”. Premiata la sensibilità umana e poetica

giovedì 2 maggio 2013 19.59
A cura di Floriana Doronzo
La parola - che sia scritta, cantata, recitata, omessa o non ascoltata - ha una sua valenza umana e questo lo si è capito durante l'incontro "Quello che sanno fare i disabili", tenutosi sabato 27 aprile presso la chiesa del SS. Crocifisso. Dinamico ma toccante, l'incontro è stato organizzato per la circostanza della Giornata mondiale del libro, patrocinata dall'UNESCO e ha avuto come protagonista la poesia. Il premio Giuseppe Ricatti è intitolato a un giovane disabile, autore del libro "Vuoi l'arancia? Quando non basta la salute", il cui forte coraggio risiede nella fede in Dio.

L'evento si è improntato su grandi talenti della parola come la cantante della giovane band "The vibe" Francesca Ciccarelli e la voce recitante Michela Diviccaro che ha letto con grande passione le poesie in gara. Gli autori dei versi recitati sono disabili e non, sono poeti dalla trascinante sensibilità, sono persone premiate per il loro talento nella scrittura. Il primo posto per la categoria ragazzi è stato vinto da Chiara Porcelluzzi con "sono felice ed ho paura e mi allontano", per la sezione web dalla poesia "al mio aspetto non do più peso" di Luigi Doronzo, mentre della categoria adulti si è aggiudicato il primo posto Davide Rocco con "il mio amico Philipe".

Fondamentalmente si è cercato di portare lo sguardo sulla disabilità attraverso la lente d'ingrandimento della poesia perché trattasi di una questione tout court che tange civiltà, cuore, corpo, cultura, anima e mente e ciò che è dentro il soggetto singolo non è sempre slegato dal soggetto sociale, quale la comunità è. Su questa interdipendenza ci si è concentrati per discutere di Barletta e del rispetto (non sempre riscontrato) delle regole civili; le situazioni di abuso e di disagio sono constatabili quotidianamente ma capita spesso che il visibile è tale solo se si vuole prendere atto della sua esistenza. Purtroppo è ancora poco sviluppata la sensibilità sociale, troppo pigra e flebile per poter garantire l'abbattimento delle barriere architettoniche a partire dall'accessibilità agli immobili.

Barletta risulta ancora poco attrezzata su questo versante ma si sta procedendo con determinazione perché, si sa, l'uguaglianza si vede dalle possibilità di accesso.