Pietro Sarubbi e Pietro Apostolo, un passaggio da palcoscenico

Il monologo dell’attore di “The Passion” per sostenere l’operato di Padre Paolillo

domenica 5 aprile 2015
A cura di Floriana Doronzo
Da Barabba a complice della cristianità, Pietro Sarubbi è salito sul palco del teatro "Curci" di Barletta per sprigionare il pathos sacro e farlo arrivare in Brasile, dove c'è Padre Saverio Paolillo a riceverlo. Questa comunicazione intermediale e transnazionale è stata voluta dal "Progetto Legal", gestito dal missionario barlettano, patrocinato dal Comune di Barletta, sostenuto dall'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie-Nazareth e dall'Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti) e organizzato dall'Associazione Sala Comunità S.Antonio e dal Gruppo sportivo della Polizia Locale nella persona di Oronzo Dibitonto.

La vita di Pietro Sarubbi, dopo aver interpretato Barabba nel film di Mel Gibson "the Passion", ha subito un arricchimento spirituale, che lo ha portato all'adesione alla fede cristiana. La conversione ha colmato il vuoto che l'attore si portava dietro da anni e il 12 marzo 2015, la quarta parete del teatro "Curci" di Barletta è stata infranta dalla narrazione della vita di S. Pietro Apostolo, colui che ha ricevuto le chiavi dell'edificio che da millenni accoglie i cristiani di tutto il mondo. La drammatizzazione di testi sacri ha portato all'ascesa morale di tutti gli spettatori, i quali-tutti insieme-hanno messo su una cifra pari a 6260 euro, donata completamente a Padre Saverio Paolillo, per sostenere la sua opera di civilizzazione delle popolazioni disagiate. La comunità comboniana locale coinvolge bambini e ragazzi dei quartieri popolari di Santa Rita in un'azione di legalità e pace, in una situazione che ha la criminalità come principale nemico.

Le armi della legalità, della formazione, della cultura e dello sport possono davvero far retrocedere il ribelle dell'umanità e il barlettano Padre Paolillo ci prova da anni, con grande esito sul territorio brasiliano. L'attore Pietro Sarubbi ha messo in scena il suo fendente più potente, quello della parola, e lo ha usato sul campo teatrale senza spettacolarizzazione, ma con tanta sensibilità. E non c'era tempo migliore di quello pasquale per sondare lo spazio dell'esistenza e penetrare la sua dimensione vocazionale, alla luce di un passaggio che brilli di luce umana e sappia di spirito, di storia, di sacrificio.