Muore nelle fiamme a Barletta, l'inesorabile tragedia della «lenta burocrazia»

Il caso di cronaca sui maltrattamenti in famiglia trova un pessimo epilogo

sabato 13 aprile 2019 10.17
A cura di Ida Vinella
Un finale inesorabile per una triste vicenda di cronaca barlettana. L'incendio nel capannone alla zona industriale sud di Barletta, avvenuto venerdì sera dopo le ore 20, non è stato un incidente: durante il lungo e faticoso intervento dei vigili del fuoco di Barletta per contenere le fiamme, al centro del rogo è stato ritrovato il corpo senza vita di un uomo barlettano, Michele Magliocca, di 55 anni.
Meno di 10 giorni fa era stato arrestato dalla Polizia di Stato: gli erano stati contestati i reati di maltrattamenti in famiglia, tentata estorsione, lesioni personali, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e per questo era finito agli arresti domiciliari. Accresceva la paura della moglie, che aveva già chiesto la separazione dall'uomo, e per la figlia, dopo ripetute minacce e l'evidenza di un caso di difficile soluzione, avvinghiato nelle trame di turbolenti vicende familiari, unite alla tossicodipendenza e alla ludopatia.

Pare che venerdì sera gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Barletta non abbiano trovato l'uomo in casa durante il normale controllo di routine, facendo scattare il primo sospetto. Poco dopo la corsa dei vigili del fuoco verso il capannone dell'azienda familiare in zona Madonna dello Sterpeto e il ritrovamento dell'uomo ormai deceduto, probabile fautore di questo gesto estremo in cui ha trovato la morte.

È stato il fatale epilogo di una brutta storia su cui gli investigatori dovranno far luce, perché molti aspetti della vicenda restano nebulosi. Ma non finisce qui, perché fendenti come lame arrivano le parole della sorella della vittima, che affida ai social le sue riflessioni dopo la tragedia avvenuta: «Il mio grido di dolore non è servito» scrive la donna, che aveva già denunciato alle forze dell'ordine quanto stava accadendo alla sua famiglia. «Si parlerà dell'ennesimo caso di cronaca nera per una burocrazia lenta ed inefficiente. Questa morte poteva essere evitata, mio fratello andava fermato e curato».

E belle parole vengono da lei dedicate alle forze dell'ordine che purtroppo non hanno potuto fare nulla per prevenire la fatalità: «Voglio ringraziare ogni singolo agente di polizia e carabinieri che è accorso in nostro aiuto, perché ci hanno fatto sentire il loro calore, il desiderio di volerci aiutare». Il 7 aprile scorso, la sorella della vittima raccontava del tentato suicidio avvenuto qualche anno fa da parte del fratello, salvato in extremis, e scriveva: «Signor magistrato faccia in fretta, non lasci che scappi il morto prima di agire».