Morti in agricoltura: «Combattere il caporalato e il lavoro nero»

Dura nota di Corcella dopo i recenti fatti di cronaca

domenica 23 agosto 2015
Intendo offrire un ulteriore spunto di riflessione ed un diverso contributo all'attenzione che in questi giorni si sta giustissimamente ponendo alle "morti bianche" in agricoltura del nostro territorio, e non solo. Oltre che a stigmatizzare: mi preme evidenziare:
– a questo punto dell'attenzione mass/mediatica sugli eventi luttuosi che abbiamo conosciuto e di tutte le informazioni anche poco precise, che in queste circostanze si rischia di raccogliere
– il ruolo e l'impegno delle istituzioni pubbliche preposte ed il loro modo di stare "dentro" la storia della vita quotidiana dei cittadini; se tutta tesa a slanci esterni alla propria organizzazione e, quindi, di avvicinamento alla società che è fuori, servendo coloro che danno senso e ragione alla nascita e alla esistenza stessa della singola istituzione oppure ad autocelebrarsi continuamente, disegnandosi e dimensionandosi a propria esclusiva immagine, somiglianza e auto-refenzialità di parte e di circostanza, finalizzata soltanto al mantenimento di uno stutus utile a se stesse e non alla collettività?

Sono venuto a conoscenza in questi giorni – anche per motivi d'ufficio – della nota prot.n.37/0012995 del 07.08.2015 della Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha inteso sollecitare iniziative congiunte di vigilanza nel settore agricolo – da parte di istituzioni specificamente preposte - finalizzate ad …"… accertare fenomeni di caporalato, lavoro "nero" o irregolare …"… oltre che ad … " … assicurare il rispetto delle condizioni minime di sicurezza in cui devono operare anche i lavoratori del settore agricolo…". Tutto per il tramite delle Direzioni Interregionali e Territoriali (ex Provinciali) del Lavoro e del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro e invitando questi Uffici a … "… coinvolgere, in relazione alle attività di vigilanza già programmate e sulla base di preventive intese o prassi consolidate, i responsabili dei servizi prevenzione delle ASL …".

Di seguito a questa nota, la Direzione Territoriale del Lavoro di Bari ne ha prodotta un'altra – prot.n.61461 datata 10.08.2015 – con la quale "gira" la detta richiesta di collaborazione direttamente al Dipartimento di Prevenzione - e rispettivi SPeSAL (Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) – dell'ASL BA e BAT. Tutt'e due i livelli istituzionali territoriali del Ministero del Lavoro – quello centrale e quello provinciale – non si danno alcun coordinamento operativo, alcun riferimento temporale di inizio e fine dell'attività di vigilanza, nessun vincolo né modalità operativa circa il territorio di riferimento da sottoporre a vigilanza ed ispezione, e men che meno con quali operatori realizzare la richiesta "collaborazione" alle AA.SS.LL. e, specificamente, ai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (SPeSAL), a partire da quello della nostra ASL BT? Ho avuto la chiara impressione che si avesse fretta di mettersi l'animo e le carte a posto, burocraticamente a posto, facendo "ammuina" senza alcuna strategia specifica, priva di particolare preoccupazione né sollecitazioni straordinarie, quasi agitandosi a vuoto, senza dare input precisi e stringenti a nessuno, senza mettere a disposizione alcun altro strumento né risorsa umana e finanziaria utile al bisogno emergenziale, senza obbligareprecettare in modo particolare nessuno e riportando il tutto nell'ambito delle attività di vigilanza ed ispezione già programmate.

Nulla di straordinario, quindi, pur sapendo di trovarsi nel pieno di un periodo di fruizione di ferie per gran parte del personale e che gli uffici pubblici – al pari di tante altre realtà lavorative, anche private – non sono neanche nel loro ordinario regime operativo. Il problema è che proprio il SPeSAL non ha personale a sufficienza già in tempi di pace, figuriamoci in piena dichiarazione di guerra alle "morti bianche" in agricoltura. Avere solo n.6 tecnici della prevenzione a fronte di n.8 medici del lavoro (di cui solo n.3 con qualifica di Ufficiale di Polizia Giudiziaria) e lavorare costantemente "a scartamento ridotto" - non solo nel periodo feriale estivo - servendo dieci comuni distribuiti su una superficie di 1.542,95 km², una popolazione di 393.885 abitanti (al 28 febbraio 2014), adempiere alle mille incombenze date dalle leggi nazionali e regionali, dai regolamenti, dalle circolari, dai progetti e dai piani di prevenzione nazionale e regionale oltre che dagli obiettivi di budget aziendali, dalle collaborazioni con le varie task/force istituite della prefettura e non solo da questa, come pure dalle Autorità Giudiziarie dei territori inter/provinciali …
… ci si può rendere conto che un minimo di serietà istituzionale, evidentemente, avrebbe dovuto suggerire un approccio più perentorio nell'azione da manifestare, più preciso nell'individuazione dei soggetti pubblici da coinvolgere, più chiaro negli obiettivi da perseguire e nei tempi da dedicare, …
… e con un'opera di velocissimo coinvolgimento e sensibilizzazione di tutte le Parti Sociali in campo (è proprio il caso di dirlo!) – associazioni imprenditoriali e sindacali territoriali – per stabilire assieme il miglior percorso possibile per ricondurre ad una ragionevole "civilizzazione" il mondo del lavoro agricolo, senza fare sconti a nessuno e senza perdersi in chiacchiere o in lettere "fredde", formali, fatue, senz'anima, senza disperdersi in un contesto economico/produttivo – quello del settore primario – che racchiude quasi il 25% di tutte le imprese registrate della Provincia BAT e nelle quali quelle che si dedicano a coltivazioni di colture permanenti rappresentano ben il 78% del totale.