Lab_Aut e la Murga invadono le strade di Barletta

Danza di protesta fra spettacolo e mobilitazione. Comunicato di Emma Cafiero di Lab_Aut

venerdì 10 agosto 2012
A qualcuno poco attento è potuto sembrare un evento goliardico, ma chi ha seguito la marcia si è accorto subito che si trattava di una "danza di protesta" quella esibita da "Los Adoquines de Spartaco", il 4 agosto a Barletta in giro per piazze e vicoli. Gli Artisti occupanti di uno dei centri sociali di Roma (SPARTACO) sito in un dei quartieri più popolari della Capitale, sono arrivati per comunicare alla nostra Barletta che possiamo e dobbiamo lottare insieme per un mondo diverso, un mondo colorato, un mondo vitale, fatto di relazioni umane, senza compromessi. Un mondo che sia più pulito, non solo dai rifiuti ma anche dalle ingiustizie sociali. La Murga romana con la sua danza liberatoria di origine Argentina, ha danzato, suonato e sudato per la giustizia sociale e ambientale, per la tutela del nostro mare e delle nostre coste, per risvegliare gli animi di chi "il suo mare" lo vive e deve proteggerlo dall'ennesimo scempio perpetrato in nome del profitto.

Il collettivo Lab_Aut ha deciso di portare tra la gente,per le strade, temi sociali e ambientali che riguardano direttamente i bisogni e le esigenze dei cittadini, da sempre tenuti all'oscuro dalle istituzioni su quello che riguarda il futuro del proprio territorio.

Lo abbiamo fatto parlando dei rischi che le esplorazioni petrolifere nel nostro mare rischiano di arrecare ad un territorio già compromesso dal punto di vista ambientale,dovuti ad un modello di sviluppo che ha privilegiato negli anni scorsi un processo di industrializzazione vecchio ed obsoleto.

La danza della Murga ha voluto costruire un ponte di solidarietà con quei cittadini e operai dell'ILVA di Taranto che poche ore prima avevano duramente contestato il comizio di CGIL, CISL e UIL,da sempre complici a Taranto del disastro ambientale perpetrato dai vertici aziendali.

Nulla può venire dalla politica da sempre complice del potere economico o peggio ancora,come emerge dall'inchiesta della magistratura di Taranto, a libro paga di manager senza scrupoli consapevoli del disastro ambientale che stavano arrecando a quel territorio e quindi pronti, a suon di soldi, a "chiudere la bocca" a giornalisti,sindacalisti e politici.

Solo attraversando le nostre città e aprendo un confronto diretto con la gente è possibile costruire processi reali di autonomia e autorganizzazione che fermino il proliferare di disastri come quello di Taranto.