La preghiera del povero attraversa le nubi

Don Vito Carpentiere illustra il vangelo della domenica

domenica 23 ottobre 2016 23.52
Dal vangelo secondo Luca: "In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

E' da più di una domenica che l'attenzione del vangelo si concentra sulla preghiera, domenica scorsa sulla preghiera insistente "per non incattivirsi", oggi sull'atteggiamento o stato d'animo da avere durante la preghiera. In questo senso Dio ci apparirà non imparziale, perché egli sempre ascolta il grido del misero, il pianto del povero, piuttosto che la preghiera fatta per mettere in mostra se stessi. L'ambiente in cui si svolge la parabola è il tempio, luogo dell'incontro con Dio e, in Lui, con i fratelli e sorelle.

Due sono i protagonisti, l'uno fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo, letteralmente "separato", non era una cattiva persona, anzi! Faticava notte e giorno per mantenersi fedele alla Legge. Le sue parole non sono un millantato credito; realmente egli faceva tutte quelle cose. Il problema, in questo brano, è che però rivolge la sua preghiera non verso Dio ma "verso se stesso", è pieno di sé e pieno di disprezzo verso gli altri, particolarmente verso "questo pubblicano". In ultima istanza Dio gli è debitore! Non ha bisogno di Dio!

L'altro, al contrario, era un vero e proprio traditore del popolo, lavorando al servizio degli occupanti Romani e derubando continuamente la gente, anche i poveri. Però questi si riconosce povero e bisognoso, si scopre vuoto e invoca la misericordia di Dio. "Questi tornò a casa sua giustificato": Nella preghiera conta molto il tornare a casa, alle nostre cose, dal momento che la preghiera trasforma il mio cuore, sintonizzandomi sul cuore di Dio. Tra il prima e il dopo della preghiera ci deve essere un cambiamento, altrimenti la preghiera sarà stata solo un rivestirsi di una parvenza di spiritualità senza produrre alcun cambiamento. Chiediamoci: come è la mia preghiera? E' umile? E' "piena di me"? Mi cambia la vita? E' aperta ai fratelli e sorelle? Buona domenica.

don Vito