La guardia di Finanza di Barletta scopre il giochetto. Evasi 43 milioni di euro

Sottostima del valore dell'immobile davanti al notaio, denaro passato al venditore subito dopo. Mercato del mattone drogato da una pratica quasi considerata prassi

giovedì 19 maggio 2011 15.22
A cura di Mario Sculco
Operazione "Paradisi Perduti" della Guardia di Finanza di Barletta, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Trani, nei confronti di numerosi imprenditori nel settore edile del nord barese. Evasi 43 milioni di euro tra il 2005 e il 2009. Eseguite nove ordinanze di custodia cautelare restrittive della libertà personale tra amministratori, soci e contabili di società e imprese individuali che hanno operato nel mercato immobiliare evadendo tra il 40% e il 60% sul prezzo di vendita. Sigilli e sequestri sui patrimoni personali degli imprenditori per circa 4,2 milioni di euro. I militari del comando della Guardia di finanza di Barletta hanno portato a termine nella mattinata, una complessa e penetrante attività giudiziaria per il contrasto dell'evasione fiscale e connessa frode al fisco, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani nei confronti di numerosi imprenditori edili operanti nel nord barese. I finanzieri di Barletta hanno dato esecuzione a nove ordinanze di misure cautelari restrittive della libertà personale (arresti domiciliari) emesse dal G. I.P. del Tribunale di Trani dopo circa due anni di indagini giudiziarie e fiscali condotte tra Bari, Barletta ed Andria. Spieghiamo come sono avvenute le complesse e lunghe indagini e quali conclusioni sono giunti gli inquirenti.

Gli arresti hanno interessato amministratori, soci, titolari e contabili fiduciari (di società ed imprese individuali) residenti nei comuni di Barletta ed Andria, per gravi fatti di reiterata e sistematica frode al fisco (43 milioni di euro sottratti all'imposizione dello Stato). Oltre 160 i nuovi appartamenti venduti evadendo tra il 40% e il 60% del prezzo di vendita. Differenza corrisposte per contanti agli imprenditori o a persone di loro fiducia, utilizzando una metodica di sottostima del prezzo indicato nei rogiti notarili, aventi come unica finalità quella di nascondere al fisco gli ingentissimi profitti assicurati dal mercato del mattone [ne analizziamo l'impatto sul territorio nel nostro approfondimento ndr]. Ben immaginabili quindi i conseguenti effetti distorsivi del mercato e l'assenza di tutela proprio delle fasce più deboli e a reddito fisso, non in grado di procacciarsi una tale quantità di denaro contante da corrispondere agli imprenditori. Già nel maggio del 2010 i numerosi nuovi immobili posti sotto la lente degli investigatori (molti dei quali già abitati dagli acquirenti) furono perquisiti unitamente alle sedi delle società e delle imprese coinvolte. Giunsero così i primi riscontri investigativi sul reale prezzo corrisposto agli imprenditori per ciascuna unità abitativa. Da qui ne è scaturita finalmente la caduta del muro di omertà innalzato dagli stessi imprenditori attorno agli acquirenti, i quali quasi all'unanimità, in accordo con le numerose testimonianze rese, hanno fornito importanti elementi di riscontro sulle modalità di pagamento e sul reale prezzo pagato.

Sono tuttora in corso ordinari sequestri preventivi patrimoniali e con la formula "dell'equivalente" tra Barletta ed Andria riguardanti 17 immobili (tra appartamenti e locali commerciali di proprietà degli indagati) nonché 10 interventi tra banche ed istituti di credito destinatari sul terriotorio nazionali di altrettanti sequestri di conti correnti, libretti di deposito, titoli ed investimenti di natura finanziaria, tutti riferibili agli indagati ed ai propri diretti familiari. Il patrimonio sottoposto a sequestro preventivo ai soggetti colpiti dalle misure abitative reali ovvero agli imprenditori attinti dalle misure restrittive ammonta allo stato a 4,2 milioni di euro, al netto delle somme coperte da "dichiarazioni riservate" (a mente dell'articolo 13bis del Decreto Legge 78/2009 sullo "Scudo fiscale") presentate da numerosi imprenditori per il rientro dei capitali dall'estero nel 2° semestre 2009 per un ammontare complessivo di 27,5 milioni di euro.

L'indagine ha avuto origine nel marzo 2009 da un analogo fenomeno (il pagamento del sovraprezzo "a nero" rispetto a quello dichiarato negli atti di compravendita dagli imprenditori) accertato nell'ambito dell'"edilizia convenzionata" nel comune di Barletta. L'imponente e corposo contesto investigativo ricostruito dai finanzieri conta ad oggi, 15 persone indagate. Tra queste, i reati contestati vanno dalla frode fiscale continuata secondo l'art3 del D. Lgs. 74/2000, alla dichiarazione infedele secondo l'art.4 D. Lgs 74/2000 ed al favoreggiamento personale secondo l'art. 378 del codice penale ed ha interessato anche i canali di "rientro dei capitali" da vari paesi esteri in accordo all'art. 13bis D.L. 78/2009 sullo "Scudo Fiscale") connessi agli ingenti proventi illeciti accumulati dagli imprenditori indagati.
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli
Guardia di Finanza, scoperto il giochetto © Sergio Tatulli