La Festa patronale oggi , una riflessione di Michele Grimaldi

La nota dello storico e archivista

sabato 12 luglio 2025 11.53
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione dello storico e archivista Michele Grimaldi sulla festa patronale.

In tantissimi si pongono domande sul perché, negli anni, Sindaci, Vescovi ed Autorità varie ed eventuali, hanno rivolto inviti ai cittadini barlettani a vivere la Festa Patronale e a non andare fuori città per evitare una tre giorni di particolare fastidio o nausea. Questo per contrastare, l'ormai radicata abitudine, di spostarsi in altri "lidi" nei giorni della festa patronale scegliendo alte e meno caotiche location .

Ultimo, in ordine di tempo, a rivolgere un "appello" a non disertare la Festa Patronale è Don Francesco Fruscio, Arciprete della Basilica Concattedrale Santa Maria Maggiore di Barletta il quale sottolinea "… una città che abbandona i suoi santi è una città che perde il contatto con la propria anima. Il mio invito nasce dal desiderio di dare alla festa un carattere profondamente comunitario, dove la preghiera condivisa e l'aggregazione tra le persone diventino il cuore pulsante delle celebrazioni. La festa patronale non si "assiste" si vive, si onora, si costruisce. Restare è un atto d'amore verso la nostra Barletta".

Nell'invito a partecipare fattivamente all'organizzazione della festa, si pone l'accento sulla fondamentale necessità che i barlettani non smarriscano l'idea di come le giornate della festa patronale, al pari delle celebrazioni laiche, rappresentino un forte tratto identitario della coscienza civica, storica, sociale, culturale e religiosa di Barletta, oltre che personale, facendo palesemente riferimento alla più recente usanza per la quale in tanti si organizzano, nei giorni della festa patronale, per dare
inizio alle proprie vacanze lontani dalla nostra città.

Il "giorno dei Santi" o "Festa Patronale" nella sua origine voleva essere giorno di festa, nella quale si cessava dalle attività lavorative per lasciare spazio a momenti di vita spirituale, familiare e sociale. Al centro delle manifestazioni c'era la Santa Messa e la processione in onore dei Santi Patroni con la quasi totale partecipazione della Comunità (ora i barlettani partono in vacanza proprio nella tre giorni cruciale). C'era poi il tempo per riunirsi o incontrare i propri familiari e parenti che spesso abitavano fuori città, invitandoli a stare insieme in quei giorni. Oggi, certo, sembra che abbiano preso il sopravvento altri elementi che rischiano di svuotare il contenuto specificamente cristiano e umano che ne era all'origine, per lasciare il campo a una manifestazione quasi (eliminerei anche il quasi) esclusivamente commerciale.

Il problema pastorale che la Chiesa sta affrontando, è quello di ripensare la festa patronale attualizzandone il significato originario, anche se non è da eliminare tutto ciò che va oltre la dimensione religiosa.
Nella programmazione della festa patronale andrebbero, perciò, proposti incontri specifici per approfondire la testimonianza dei Santi patroni e la loro valenza per la Chiesa di oggi.
Ciò significa che le feste patronali andrebbero inserite in un itinerario di fede parrocchiale o cittadina nel medesimo tempo, con l'auspicio che non si limitassero a rimarcare anno dopo anno le medesime manifestazioni consumistiche. Bene, appurata l'ormai radicata abitudine, la domanda che dovremmo porci un po' tutti è la seguente: se così in gran numero vanno via da Barletta nei giorni della Festa patronale, quale la causa?
A mio avviso sono tantissimi quelli i quali pensano che la ricorrenza in questione sia diventata un lusso atto a portar via tante energie e soldi per qualcosa, a loro parere, ormai del tutto superflua, apportando, di contro, tanto ma tanto fastidio e disagio per coloro che non hanno voluto o potuto scappare dalla città.

Ho cercato di spiegarlo in tempi non sospetti: la funzione sociale della festa patronale è venuta meno negli ultimi anni (parlo delle festa civile, non religiosa). Non si avverte più il bisogno di un momento di festa per la città, perché Barletta è in festa tutto l'anno, specie d'estate, con invasioni pacifiche e redditizie (?) di pubblici diversi, turisti e vacanzieri provenienti da tutto il mondo.
Gli stessi barlettani vivono la città per l'intero arco della bella stagione e quindi si è perduta l'attesa per il gioioso momento del ritorno dalle vacanze per la festa. La festa non serve, è inutile e quindi brutta e lo sarà sempre di più, non certo per colpa di questo o quel Sindaco, colpevole di non renderla uno spettacolo mirabolante, ma perché sono cambiati i tempi, le abitudini di vita e le prospettive.
Anacronistica e priva di fascino, la festa patronale a Barletta è rimasta terreno di contesa per dibattiti e polemiche e per qualche nostalgico (tra i quali il sottoscritto, ahimè!) che ricorda la sua giovinezza o la sua infanzia con il cuore che gli batteva per la banda o come quella signora innamorata della sua bambola di pezza, ormai consunta, in un tempo in cui le bambole parlano, camminano e fanno altro o ancora il pezzo di focaccia con mortadella e provolone gustato in riva al mare mentre si ammiravano i tanto attesi "fuochi". Tanto attesi perché, se tutto andava bene, si vedevano una volta all'anno ma oggi, ogni sera si assiste ad uno spettacolo pirotecnico quasi sempre "fuori legge" e organizzato per i motivi più abietti.
Ma pensiamo davvero che ci vogliano due luminarie accese per rischiarare il buio della stagione che stiamo vivendo?
Il mondo va avanti perché qualcuno inventa e crea cose nuove, la tradizione (o quel pochissimo che ne rimane) fine a se stessa è poca roba, talvolta inutile o addirittura dannosa, perché non agevola il progresso e lo sviluppo.
A questo proposito Gustav Mahler in modo molto opportuno affermava che "Tradizione non è adorazione della cenere ma custodia del fuoco".
Si lo so e ne sono ben cosciente, ma come si potrebbe far comprendere tutto quello detto ad una massa incalcolabile di persone che, come unico obiettivo, ha quello di scatenarsi in smodate mangiate e soprattutto bevute (quelli che una volta i nostri vecchi chiamavano stravizi) come se venissero da un prolungatissimo periodo di astinenza?
Soluzione? Mantenere solo la parte religiosa ed abolire il caos assoluto, tanto ogni sera, specie l'estate, è una festa patronale no limits!