La CGIL, targata BT, con sede in Andria e la “centrale” a Bisceglie

Centralità di Bisceglie intesa come 'asso pigliatutto'. Nessuna perplessità

giovedì 6 gennaio 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Luigi Antonucci, segretario generale della BT-CGIL di nuovo conio in virtù del fatto di essere stato eletto, il 26 luglio dell'anno appena trascorso, esordisce, nella serata di San Silvestro ossia in quella, tradizionalmente, dedicata al rituale scambio degli auguri di fine anno, col definire la città di Bisceglie come l'Urbe di Roma, alludendo alla sua centralità per quanto concerne il movimento sindacale, da lui ora guidato nella sesta provincia. Bisceglie, tutto sommato, si palesa una sorta di asso-pigliatutto per due motivi significativi: il primo è individuabile nella circostanza che Andria e Barletta, entrambe rette da un' economia agricola su basi latifondiste, hanno sviluppato, grazie ad una massiccia presenza di braccianti, il sindacato della CGIL, grosso contenitore prima dei lavoratori in agricoltura, poi degli operai delle industrie, le cui ciminiere sembravano elevare al cielo speranze di progresso civile ed economico, non sottacendo che le lotte, in particolare quelle bracciantili, sono state annotate, anche per la loro durezza, nelle cronache dell'immediato dopoguerra; il secondo lo si evince dal fatto che Bisceglie,centro di commercio ortofrutticolo, non ha il vissuto di Andria e Barletta, incastonate nel latifondo, ma diversificate tra loro per il motivo che Barletta ha sperimentato, quasi subito, la grande industria per alcuni decenni, soppiantata dopo dal fenomeno, ora fiorente e un po' malconcio nel nord-est, della piccola e media industria, dedita alla maglieria e al calzaturiero, attualmente in affanno, stante la grave crisi economica.

Luigi Antonucci ha fatto un elenco di quelle cose già realizzate, e, con uno scatto da primatista dei cento metri è passato a parlare della quasi scomparsa, dal mondo del lavoro, dei metalmeccanici, di cui ne sono sopravvissuti pochissimi; poi, ha assunto l'impegno di creare confortevoli e dinamiche sedi sindacali, ove ospitare le Camere del Lavoro; ritiene imprescindibile il formare tavoli di lavoro con le Istituzioni e le associazioni di categoria per quanto attiene al problema doloroso delle morti bianche; seguire il movimento studentesco per collegarsi alla scuola, promotrice dell'innovazione, utile per venir fuori dal limbo e dall'incertezza, in cui versano i giovani; infine, fornire speranze a coloro che non vedono vie d'uscita diverse dal tunnel, di cui non si scorge la fine. Prima degli auguri, i suoi occhi si inumidiscono nel raccontare gli appelli dei lavoratori, allo stremo economico, che confidano di non riuscire a guardare negli occhi dei propri figli, ai quali sono negati i regali, anche modesti. "Ho pensato - aggiunge Antonucci- di distribuire doni, in occasione della Befana perché certamente strapperemo qualche sorriso a questi fanciulli". Diciamocelo, non ci sono perplessità sulla sua investitura.