L'informazione, il dolore, il rispetto: il saluto di una figlia al padre

La lettera di Giuliana Divittorio, che ha perso il papà in un tragico incidente

lunedì 19 marzo 2018 11.15
Davanti alla fatalità spesso mancano le parole, eppure l'informazione deve correre, agire, talvolta rischiando di urtare la sensibilità di una famiglia, di infrangere il rispetto per un lutto, di pubblicare qualcosa che può ferire. E la ferita di Giuliana Divittorio, nostra giovane amica, firma negli anni scorsi di BarlettaViva - Barlettalife, è atroce: della sua esperienza di redattrice ha fatto tesoro per ricordare a tutti noi, giornalisti e operatori dell'informazione, di non dimenticare mai la sensibilità e il rispetto, perché una frase o una fotografia possono diventare amaro inchiostro indelebile. Questa è la lettera aperta di Giuliana, che pochi giorni fa ha perso il padre in un terribile incidente. Oggi, nel giorno in cui si festeggiano tutti i papà, vogliamo abbracciarla e con lei riflettere su queste parole, delicate e taglienti al tempo stesso.

«A te che hai avuto una doccia ghiacciata, un dolore inaspettato. A te, a cui è stato strappato l'affetto di un padre, un fratello o un amico. A te che ti sei trovato davanti a un corpo esanime coperto da un telo, corpo che hai riconosciuto essere di una delle colonne portanti della tua vita. A te che sei crollato sentendoti dire "avresti preferito vederlo prima, in quella situazione?". Parole che rimbombano nella mente insistentemente e sempre più forti, parole che diventano un'ascia quando quel corpo lo vedi lì, nel pieno di quella nefasta dinamica in foto.

Lo chiamavano diritto di cronaca, diritto che trova le sue radici nella costituzione e trova attuazione nell'articolo 51 del codice penale. Diritto. É un diritto e come tale va difeso con le unghie e con i denti. Il diritto di non vedere il braccio penzolante del tuo più grande affetto senza vita chi lo ha difeso? Pudore, questo sconosciuto, perso tra le logiche dell'informare a tutti i costi. Ma alla fine, a quale costo umano?

Io la chiamo mancanza di capacità di valutazione di chi con sguardo esterno e oggettivo da in pasto un evento di cronaca alla collettività oltrepassando il limite del pudore, del rispetto della morte. Tanto succede agli altri, tanto non tocca mai a te.

Lo dedico a te, a te che hai il dovere di informare, a te a cui voglio dare uno spunto per riflettere sull'importanza sottovalutata del tuo compito. Racconta, sii preciso e oggettivo. Ascolta attentamente, valuta come agire seguendo il tuo istinto e la tua esperienza. Fermati un attimo prima di cliccare sull'invio. Avresti fatto quello che stai per fare se la cosa ti avesse toccato personalmente?».