«I padroni dei voti sono ancora più forti»

Nota dell'avvocato Carmine Di Paola. «E' cresciuto il numero dei cittadini indignati»

sabato 25 maggio 2013 10.32
«Un valido sistema democratico pretende un confronto dialettico di idee e programmi, sui quali deve cadere la scelta del cittadino nel momento elettorale. Barletta, dopo la sventurata precedente consiliatura con la drammatica sua conclusione e con strascichi inverecondi di insulti minacce e schizzi di fango, si appresta ad eleggere i suoi nuovi rappresentanti senza che, nel corso di una campagna elettorale appena sussurrata e vissuta per lo più nel segreto delle conventicole, vi sia stata da parte di qualcuno proposizione di idee o di programmi». E' il commento dell'avvocato Carmine Di Paola, a poche ore dall'appuntamento elettorale che richiama i barlettani ad eleggere sindaco e consiglio comunale.

«A meno che per tali non si vogliano contrabbandare i vieti slogan buoni per tutte le stagioni politico — amministrative, del tipo «valorizzazione delle litoranea di ponente» o «lavoro -ai giovani ed ai disoccupati». Le brutture degli spot televisivi o gli orrori dei manifesti elettorali (ma si vota per miss Barletta oppure v'è solo da rispettare le quote rosa?) confermano la scadente qualità media di quanti si propongono, evidentemente nella ignoranza dei propri limiti, e la tragica assenza di cultura, non solo a livello politico, della nostra città.

Il quadro è desolante di per se stesso e da piena contezza della realtà di una Barletta che non ha futuro. Destinata, la nostra città, a scivolare sempre più in un baratro di inciviltà, illegalità e decadenza. Ma non è tutto. Perché il dato più allarmante è un altro, del quale occorre tengano conto i pochissimi candidati di eccellenza presenti in ordine sparso qua e là negli schieramenti contrapposti. Nessun segnale di rinnovamento, nessuna apertura ad un concreto ed effettivo accantonamento dei numerosi centri di potere che hanno imbalsamato nel corso dell'ultimo ventennio (1994-2013) l'Amministrazione Pubblica privilegiando interessi particolari (di singoli uomini o di gruppi di «associati») a discapito di quello generale della Collettività.

I «padroni» dei voti, i collettori di consensi acquisiti con metodi mercantili, i «predoni» della nostra democrazia sono tutti quanti là, al nastro di partenza, resi ancora più forti dalla miserabile acquiescienza dei Partiti, preoccupati questi ultimi solo della propria sopravvivenza ed incapaci di slanci generosi. Nulla è cambiato rispetto a prima, I metodi restano i medesimi, le logiche pure, gli accordi per la futura gestione della Città sono bene o male intelligibili senza grossi sforzi di immaginazione. Ed allora c'è da chiedersi: cosa ci aspettiamo di diverso da un voto comprato, da innaturali incroci elettorali, dagli impegni postelettorali in funzione delle solite lottizzazioni degli assessorati e succedanei? E ritorna, tristissima, la domanda: ma quale futuro per questa Città ?

A fronte del disastro, tuttavia, v'è parallela una situazione di cui non può ignorarsi la consistenza e l'importanza. È cresciuto a dismisura il numero dei cittadini INDIGNATI, di quei residenti che vorrebbero una Barletta migliore e ne hanno piene le tasche dei soliti noti e dei loro sporchi giochetti al ribasso. E gli indignati possono esprimere il proprio disappunto e tutta la nausea per la vecchia politica con un voto di protesta, che sia tuttavia consapevole che le rivoluzioni democratiche non hanno tempi brevissimi di attuazione e possono richiedere fasi progressive e successive. La protesta, vibrata, forte, chiara può avere nell'immediato numerose forme di esplicitazione col voto».