Grande commozione per la prima mondiale del film “Maestro”

10.000 opere "liberate" dal maestro barlettano Lotoro

venerdì 20 gennaio 2017 15.35
A cura di Antonella Filannino
Le poltrone rosse del Multisala Paolillo sono ormai state occupate. Il pubblico attende ansioso, mentre le luci si spengono in sala e il silenzio incalza. Il musicista Francesco Lotoro siede al piano e il racconto del dolore nei campi di concentramento e del suo viaggio di scoperta riempie l'intera sala.

Si è tenuta ieri sera l'anteprima mondiale del docufilm "Maestro", con la regia di Alexandre Valenti. Tale film documenta il lavoro del maestro barlettano Francesco Lotoro, impegnato ormai da 30 anni alla ricerca di spartiti e manoscritti che a causa della guerra sembravano essere andati dispersi. Durante questi anni, il nostro illustre concittadino ha indossato gli abiti di un archeologo, in grado di riscoprire sinfonie ormai dimenticate. «Qualora questa musica non fosse suonata – ha dichiarato Lotoro – saremmo dinnanzi a un grave delitto. L'ingiustizia che ha dovuto subire il compositore non deve ripercuotersi sulla sua opera». Dunque, dopo aver indossato i panni di un ricercatore intento a visitare gli archivi più lontani, il maestro può tornare in Via dell'Industria e alla sua professione di musicista. D'ora in poi vivrà in simbiosi con la sua scoperta. La sua famiglia ha da sempre sostenuto il suo lavoro. La stessa moglie di Lotoro, in seguito alla sua conversione all'ebraismo, ha deciso di compiere questo importante passo. Solo dopo la sua conversione, egli ha scoperto che la sua famiglia ha origini ebraiche. «La ricerca della musica dei campi – egli ha affermato – diventa mio preciso dovere in quanto ebreo».

Nonostante i musicisti prigionieri dei Lager soffrissero pene atroci, non hanno mai smesso di far musica. Francesco Lotoro la definisce: «esigenza fisiologica». Così comincia a raccontare la storia del compositore polacco Jozef Kropinski. Quest'uomo era solito comporre nella sala di sezionamento cadaveri del Lager di Buchenwald. Egli scrisse oltre 441 opere ma solo 111 sono state ritrovate. Durante la sua fuga, nel marzo del 1945, Kropinski è stato costretto a bruciare alcuni dei suoi spartiti per riscaldarsi dal freddo pungente. Fortunatamente è riuscito a salvare il suo violino e i restanti lavori. Un'altra storia ricostruita parla del prigioniero Rudolf Karel il quale, a causa della dissenteria che aveva contratto, aveva l'opportunità di trascorrere alcune ore nella sala d'infermeria. Nel poco tempo a sua disposizione, Karel trascriveva la sua musica su fogli di carta igienica, utilizzando il carbone vegetale. Egli consegnava segretamente i suoi spartiti a un vigilante che ogni giorno faceva recapitare ai suoi famigliari, fino a quando non furono entrambi scoperti.

Il film uscirà ufficialmente il 23 gennaio. Il 26 gennaio sarà trasmesso su Rai 3 intorno alle 23,00 mentre il giorno seguente sarà in replica in mattinata. «Tuttavia, una delle date più importanti – sottolinea il giornalista rai Attilio Romita – sarà quella del 26 gennaio quando verrà presentato a Parigi nella prestigiosa sede dell'Unesco». La serata si è conclusa con la speranza che tra quattro o forse cinque anni, si realizzi la "Cittadella della musica"; un luogo dove testi, spartiti e strumenti musicali possano trovare finalmente la pace e consegnati all'eternità.