Quando la musica ha salvato il mondo dalla guerra, ieri come oggi

L'intervista a Francesco Lotoro dopo la pubblicazione del suo libro "Un canto salverà il mondo"

sabato 26 marzo 2022 0.32
A cura di Gaia Paolillo
Francesco Lotoro, pianista, musicista, professore e autore del libro "Un canto salverà il mondo", pubblicato da Feltrinelli il 20 gennaio 2022. Esattamente 14 giorni dopo la sua pubblicazione, si è ritornati a parlare di guerra nel mondo. Si tratta di una guerra differente ma sempre di orrori e crimini storici si tratta.
Un'altra macchia nera ha inquinato la Storia dell'Umanità.

Quello di cui ci parla Lotoro è una rilettura umana in cui la musica è salvatrice e conservatrice di un testamento capace di superare ogni limite spaziale e temporale e giungere ai posteri. Ha raccolto i suoni, le musiche i canti corali e solitari creati nei treni o nei Campi di internamento, concentramento, sterminio e di prigionia militare, in tutti quei luoghi in cui la consapevolezza che la vita stesse pian piano sfuggendo, era ormai forte.

«La musica è capace di dare logica ai paradossi, nella musica nulla è più reale dell'utopia» dice.

È sempre più difficile rimanere umani durante una guerra, di conseguenza – secondo il pianista – è difficile anche praticare musica. Creare musica, suonare, cantare durante la Seconda Guerra Mondiale ha letteralmente preservato il genere umano.

«Non avevano denaro con sé, beni o case, potevano lasciare in eredità soltanto la musica. È stato un meccanismo di conservazione delle energie. I musicisti dai posti più disparati del mondo hanno voluto consegnarci questo testamento musicale. Oggi il nostro compito è quello di trasferire tale patrimonio musicale dalla sfera della Memoria a quella della Letteratura».

Prosegue il tour del suo libro, accolto con tanta curiosità dai giovani e adulti perché, come spiega Lotoro:

«La musica è un pretesto per parlare dei fatti antecedenti, contestuali e successivi alla Seconda Guerra Mondiale, cercando di estrarre attraverso le maglie della prigionia e della deportazione civile e militare la vita l'ingegno, la creatività. Perché la musica è la sintesi perfetta di cuore e intelletto. Se cuore e intelletto vengono messi a dura prova come accaduto in Lager e Gulag, la musica miracolosamente si rinforza nei propri linguaggi e nelle proprie strutture».

Infine, una domanda al pianista sulla guerra che si sta combattendo.

Amburgo. Con Esther Bejarano (fisarmonicista dell'orchestra femminile di Birkenau)
Analizzando manoscritti musicali al Terezin Museum 2
Berto Boccosi, altra pagina del quaderno di Saida (abbozzo dell'opera La Lettera Scarlatta)
Beniaminow, il musicista Arturo Coppola Š sdraiato al centro e guarda la fotocamera (archivio Giancarlo Coppola Treviso)
Kiriat Ono (Israele). Lotoro con Aviva Bar-on
Netser Sereni (ISR), con Hilde Zimche
Parigi. Con il direttore cinematografico Jack Garfein (deportato 15enne a Maerzbachtal, ha salvato il canto Zi Is Mein Herz)

Questa volta la musica salverà il mondo?

«In questi giorni di conflitto, uomini e donne ucraine hanno tenuto concerti in Kyiv e Odessa assediate, hanno suonato nei bunker, in alcuni casi il loro canto corale ha fermato i tanks russi. Che la musica salvi il mondo non deve essere soltanto un bell'esercizio di retorica; come afferma lo scrittore Nick Hornby, la musica ha il potere di condurti nel medesimo momento indietro e avanti nel tempo, così che tu provi contemporaneamente nostalgia e speranza.

Ciò spinge l'uomo a far musica quando avverte il pericolo e l'angoscia di pensieri di morte che scorrono sullo schermo dell'esistenza come ombre di un teatro cinese. Una guerra finisce quando gli uomini ritrovano il coraggio di guardarsi negli occhi; sino a ieri russi e ucraini erano più che popoli fratelli, le loro lingue sono simili, tanti ucraini parlano il russo come prima lingua e sono sposati con cittadini russi, per noi musicisti, Russia e Ucraina restano un'unica realtà fatta di grandi compositori, pianisti e violinisti nati a Kyiv o Kharkiv e cresciuti artisticamente a Mosca o Leningrado (oggi San Pietroburgo).

Ciò addolora profondamente un musicista prima ancora di ogni altra considerazione sul conflitto. Se la musica salva veramente il mondo, questa è forse la più importante occasione per dimostrarlo».