Floriana: una guida barlettana nel pellegrinaggio nazionale a Lourdes

«L’ignoranza del Sud è un pregiudizio che va smentito»

lunedì 17 febbraio 2014 0.04
A cura di Floriana Doronzo
Floriana Dicataldo, 25 anni, poetessa e una tetra paresi-spastica con la quale convive nella Casa Famiglia dell'Unitalsi e della Fondazione "Lamacchia" di Barletta: è stata lei la vincitrice del viaggio a Lourdes, meta nazionale e non diocesana, fatto a settembre scorso. Abbiamo deciso di ascoltare il suo racconto, immortalare la sua narrazione e offrire l'immagine della sua esperienza, non solo liturgica ma anche di aggregazione ed emozione. Per chi crede e per chi dubita, non esiste un' esperienza meritevole di sordità.

Floriana raccontaci…
«L'anno scorso ho avuto l'opportunità di andare due volte a Lourdes. Il pellegrinaggio nazionale di settembre, però, mi ha segnato la vita. In occasione dei 150 anni dell'Unitalsi, hanno voluto darmi la possibilità di presentare il mio libro davanti a 500mila persona, precisamente nella chiesa di San Pio X. Lì c'è stata una grande serata con ospiti illustri, come Fabrizio Frizi e Ludovico Fremont. Hanno letto alcuni passi del mio libro "Girami vita", che racconta la mia entrata in casa famiglia e dell'altro "Perdono te", che racconta il mio rapporto con la fede, la mia consapevolezza e accettazione per e della carrozzina. Lì ho conosciuto veramente tante persone che hanno ammirato le mie opere; insieme a loro ho potuto avere tante gratificazioni. In particolare, Fabrizio Frizzi ha apprezzato la mia poesia, ritenendola semplice e diretta, capace di far dialogare ogni persona con il proprio sé. Ho avuto modo di andare in onda su TV2000 e diffondere la mia esperienza di vita. Durante un'intervista, mi è capitata una cosa bellissima: una persona, malata di tumore, si avvicina alle mie ginocchia e mi chiede fino a quando avrebbe vissuto e dove trovare lo stimolo per credere. Io le rispondo che d'allora in poi, avendo visitato Lourdes, la Madonna le avrebbe cucito addosso un abito con il quale l'avrebbe protetta e tenuta sotto la sua custodia. Io mi chiesi "Perché questa donna si è avvicinata proprio a me? La risposta non me la sono ancora data, ma mi è bastato il sorriso della donna per capire che le avevo detto ciò che aveva bisogno di sentire».

Come vi siete organizzati una volta lì?
«Devo innanzitutto ringraziare il gruppo dei volontari che ci ha accompagnato. I loro sacrifici sono stati indispensabili in ambito logistico. Erano tutti molto premurosi: io e Angelo Nardelli eravamo i soli di Barletta e siamo stati affidati all'associazione di Bitonto; ci siamo stati di grande aiuto l'uno per l'altra, anche se i volontari di Bitonto ci hanno accolto come due di loro. Poi, in occasione della presentazione del libro ci sono stati truccatori e parrucchieri pronti a sistemarmi e la cura che ho ricevuto da loro è stata talmente tanta da imbarazzarmi».

Com'è stato affrontare tutta quella gente sul palco?
«Mi mancava il respiro. Non son riuscita a respirare davvero per minuti. Alla fine ho pensato all'attenzione rivoltami dalle persone il giorno prima e mi son buttata. E' stato bellissimo essere al fianco di Fabrizio Frizzi e sentire la stima di tutto il pubblico che ti guardava, ammirandoti. Credo non mi ricapiterà mai più un'emozione così forte nella mia vita».

Cosa hai imparato da questa esperienza?
«Di viaggi a Lourdes ne ho fatti cinque, ma questo-essendo nazionale-è stato speciale perché ho imparato che la differenza tra regioni, nelle persone si annulla. All'indomanidel la serata celebrativa del mio libro, mentre camminavo mi fermò una persona della Toscana chiedendomi se fossi io la ragazza del giorno prima. Io confermo, e lei mi guarda con grande stupore. Era meravigliata dal fatto che io fossi del Sud, mi dice che il pregiudizio nordico sui meridionali è sbagliato e che io, con la mia preparazione e con il mio linguaggio, gliel'ho dimostrato. Questo pregiudizio sulla nostra ignoranza si può smentire e va smentito».

Ti senti privilegiata per la tua sensibilità e intelligenza, nonostante la tua condizione fisica?
«Sì, io mi sento molto appagata e ricca dentro. Io mi sento una volontaria della casa famiglia, non solo una malata. Io voglio essere e sono parte attiva; mi capita di aiutare i ragazzi che sono qui con me, quelli con difficoltà intellettive e che possono contare su di me come loro riferimento di conoscenza. Infatti, questa è stata la prima volta a Lourdes in cui ho indossato la maglia blu dell'Unitalsi. Mi sono sentita parte integrante del progetto grazie a quella divisa. E' stata una partenza con il piede giusto, un viaggio in cui mi sono sentita guida guidata dalla luce divina. Sono stata molto contenta di questo, l'ho detto alla mia mamma e quella divisa mi ha dato la spinta in più e la forza per essere molto partecipativa, pur essendo l'ospite d'onore».

Cosa ti senti di dire a chi non crede?
«Che Lourdes è un viaggio che bisogna fare, perché ti cambia la vita dal giorno alla notte. Non solo dona tanto alla tua interiorità, al tuo spirito, ma ti mette in comunione con persone che tu non avresti mai conosciuto; delle quali non avresti mai potuto scoprire l'anima, se non in una situazione paradisiaca come quella di Lourdes. Ho fatto e sto continuando a coltivare grandi amicizie, molte delle quali hanno me come punto di riferimento. Avrei voluto che il viaggio non finisse mai; per fortuna però, vengono a trovarmi da tante parti della Puglia, specie da Gravina, e quel calore e quella pace interiore avvertiti a Lourdes ricompaiono anche solo per mezz'ora qui a Barletta».