Ex Palazzo delle Poste, Collettivo Exit: «Lo strabismo della politica»

«È venuta l'ora di aprire una discussione pubblica sul futuro degli immobili pubblici»

mercoledì 11 novembre 2020 08.43
«Tutti si strappano le vesti, tutti invocano la sua tutela, tutti chiedono il suo acquisto. Il Palazzo delle poste non è più un edificio, si è trasformato in un'icona della Madonna da venerare e da proteggere». Ad intervenire sull'alienazione dell'ex Palazzo delle Poste è il Collettivo Exit.

«Consiglieri comunali, consiglieri regionali, parlamentari, un fronte unico a difesa di un palazzo che rappresenta un parte importante della nostra storia. In quel luogo si è consumata una pagina infamante della seconda guerra mondiale, l'eccidio da parte dei nazisti di vigili urbani e netturbini. Ma quel palazzo è anche la rappresentazione plastica della pochezza della classe politica locale.

Sì, perché i fautori della tutela di un bene comune come il Palazzo delle poste sono gli stessi che ogni anno mettono a bilancio l'alienazione(cioè la vendita) degli immobili pubblici. Sono gli stessi che in passato hanno messo in vendita gioielli come Villa Bonelli, per poi fare marcia indietro dopo le proteste dei cittadini. Sono gli stessi che da anni lasciano nel più totale abbandono gli edifici storici della nostra città, senza uno straccio di progetto per il loro recupero e senza che la collettività possa recuperarne la fruizione. Sono gli stessi che hanno dato la possibilità ai privati di prendere in carico aree verdi della città, privatizzando porzioni di territorio.
Siamo entrati in una nuova fase in cui il pubblico si ritira dalle scelte strategiche di valorizzazione e recupero di pezzi di territorio per lasciare mano libera ai privati di dettare tempi e strategie.

Arriverà il momento in cui dovremmo chiedere ad un privato se possiamo o non possiamo usufruire di uno spazio pubblico. La politica istituzionale a livello locale è diventata ordinaria amministrazione, pura contabilità, mero esercizio quotidiano dello status quo. Ma qualcuno oggi direbbe che non è il momento delle polemiche, dobbiamo far sì che il Comune acquisti il Palazzo delle poste, poi il resto si vedrà.

Forse è venuta l'ora di aprire una discussione pubblica sul futuro degli immobili pubblici, senza dover apprendere sempre in un secondo momento la possibile svendita di qualche "gioiello di famiglia"».