Crollo di via Roma a Barletta, «giustizia è stata fatta»

La nota di Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat

mercoledì 16 dicembre 2015 14.56
«Dopo quattro lunghi anni, giustizia è stata fatta. Le condanne inflitte ieri dal Tribunale di Trani nei confronti di 15 imputati nel processo per il crollo della palazzina di via Roma, avvenuto il 3 ottobre del 2011 a Barletta, non possono di certo restituire ai propri cari le giovani donne morte tra le macerie quel giorno ma quanto meno potranno alleviare, anche se solo minimante, il dolore dei parenti di Antonella, Giovanna, Matilde, Tina e Maria nella consapevolezza che qualcuno, così come ritiene a questo punto il collegio giudicante, evidentemente ha sbagliato e per quelle giovani vite spezzate deve pagare». E' questa la nota che scrive oggi Luigi Antonucci, segretario generale della Cgil Bat. «Decidemmo subito di costituirci parte civile in un eventuale processo, la nostra istanza fu accolta dal giudice nell'udienza preliminare. Eravamo convinti, infatti, che spettava anche a noi in quanto organizzazione sindacale, indipendentemente dall'iscrizione delle lavoratrici alla Cgil, difendere la dignità di quelle operaie che lavoravano per pochi euro all'ora ed in "nero" in un luogo certamente non idoneo a svolgere nessuna attività lavorativa, un posto in cui non venivano rispettate le più elementari norme sulla sicurezza in materia di lavoro. Non potevamo non costituirci parte civile perché sono esattamente queste le finalità del nostro sindacato e del nostro operato ogni giorno: ci battiamo costantemente in tutte le sedi opportune per garantire tutela, dignità e sicurezza a tutte le lavoratrici ed i lavoratori.

Cogliamo l'occasione per ribadire quanto già annunciato in altre circostanze e cioè che il risarcimento, una volta che sarà quantificato, sarà interamente devoluto alle famiglie delle vittime della tragedia ed a quelle che nel disastro hanno perso la casa. Poca roba, ce ne rendiamo conto, ma è questo ciò che ora possiamo fare per dimostrare la nostra vicinanza a tanto assurdo dolore».