Come avrebbe detto Eduardo: “Le gare non finiscono mai”

L’ennesimo bando di gara “travagliato”. Cosa ne è stato del bando relativo alla gestione degli impianti pubblicitari?

lunedì 2 gennaio 2012
A cura di Franco Caputo
Parafrasando una famosissima frase del grande Eduardo De Filippo si potrebbe dire: "Le gare non finiscono mai" o, come talvolta succede nel nostro Comune, "Le gare finiscono male". E un po' quello che è successo anche nel caso del bando di gara per la gestione degli impianti pubblicitari pubblicato nel 2005. Nel 2006 all'esito del bando, la gestione degli impianti 6x3 fu aggiudicata in via provvisoria alla ditta Pubblieffe che, nel 2008, non avendo formalizzato l'accettazione veniva dichiarata "decaduta". Da allora gli uffici del Comune pur potendo dare corso all'assegnazione in favore delle altre Ditte partecipanti alla gara, inspiegabilmente, non hanno mai dato alcun seguito. Va detto che per tale tipologia di impianti, molto ambita commercialmente, il Piano prevedeva infatti un totale di 42 spazi di cui 19 venivano messi a gara, 21 venivano affidati direttamente alla Barsa, mentre i rimanenti 2 rimanevano "sospesi".

Il dato di fatto, come già accennato, è che i 19 impianti da assegnare agli operatori privati sono rimasti in un "misterioso limbo". Nel frattempo, come spesso accade nelle nostre realtà, ciascun operatore si è visto costretto ad "arrangiarsi". Così a fronte dei cattivi esempi dell'Amministrazione Comunale, ancora una volta carente nella guida di taluni processi di interesse pubblico ed economico, vi è stato un proliferare di impianti disseminati irregolarmente e scriteriatamente in tutta la Città. Non si vogliono difendere taluni fenomeni ai limiti della legalità, ma risulta oggettivamente difficile auspicare buone pratiche da parte della Città se l'Amministrazione Comunale non riesce a dare prova di esemplarità e credibilità nelle gestione di certe procedure.

Molteplici sono gli effetti negativi generati da tale situazione: l'inevitabile proliferare di abusi, l'impatto spesso degradante per gli spazi pubblici, la pericolosità in taluni casi sulla circolazione, ma soprattutto il mancato introito per le casse comunali. Al riguardo è bene ricordare infatti che le norme del Piano delle Affissioni prevedono l'obbligo in capo ai concessionari del pagamento del canone di concessione e delle imposte di affissione; queste ultime secondo il criterio del "vuoto per pieno", che significa pagare l'imposta indifferentemente dall'utilizzo o meno degli spazi assegnati. Un mancato introito stimabile, per i 6 anni intercorsi dal 2006 ad oggi, in circa 250.000 euro ai quali si aggiungono i "costi indiretti" per le risorse umane ed economiche impegnate per tutto l'iter procedurale.

Non c'è che dire: la beffa e il danno. Ma il Sindaco, sfatando la "diffidenza" degli operatori, lavora per la Città. E con uno dei tanti "comunicati stampa", esattamente il 10 gennaio 2011, annunciava che con Delibera di Giunta n.245 del 29.12.2010 era sta approvata la "bozza di modifica del Piano generale degli impianti pubblicitari e delle pubbliche affissioni". Intanto è trascorso un altro anno, ma gli operatori, anno più anno meno, non perdono lo fiducia. Sanno molto bene che l'orologio della politica segue un fuso orario storicamente ed irrimediabilmente diverso da quello che regola i tempi ordinari dell'economia, delle imprese e dei cittadini in generale.

Così anche questa vicenda ci offre uno spaccato delle "pubbliche virtù": oltre ai "tempi biblici", le politiche degli Enti Locali (Comune di Barletta compreso) si caratterizzano per una forte sensibilità sul versante della spesa, che diventa blanda su quello delle entrate, salvo poi a lamentarsi (in parte a ragione) delle ristrettezze imposte dai tagli dei trasferimenti dello Stato per effetto delle Leggi Finanziarie. Attraversiamo tempi difficili è inutile negarlo, per questo, a maggior ragione, sarebbe auspicabile che le amministrazioni pubbliche riescano a fare un salto di qualità per tentare di essere più efficienti e rispondenti verso l'interesse collettivo, quello che in tanti definiscono "bene comune".

Ci lasciamo alle spalle un anno vissuto all'insegna di tragedie dolorose, precarietà politica e indeterminatezza amministrativa; fenomeni resi ancor più segnanti per i pesantissimi interventi della magistratura. La realtà oggettivamente non induce ottimismo, e di buone notizie non vi è alcuna traccia. Tuttavia vorremmo, sia pur a fatica, coltivare la speranza sperando che ciascuno faccia meglio la sua parte. Del resto non ci rimane altro!