Caso Timac Agro: approfondimento a tre giorni dalla visita

«Si tratta di un inquinamento storico che esula la Timac da ogni responsabilità»

lunedì 24 ottobre 2016
A seguito dell'articolo inerente la visita effettuata presso lo stabilimento Timac Agro dalla redazione di BarlettaViva - direttore Mario Sculco e redattrici Antonella Filannino e Rossella Vitrani - riportiamo in maniera più approfondita e dettagliata quanto è stato ascoltato durante la conferenza stampa tenutasi nell'occasione.

Il primo a esporre le ragioni della Timac è stato Andrea Camaiora, responsabile delle relazioni esterne dell'azienda. «Si tratta di vapore acqueo; tuttavia è necessario fare uno sforzo per dare ai barlettani qualche spiegazione utile a determinare la verità e constatare il grande sforzo di trasparenza da parte nostra». Per tanto, la conferenza si è resa necessaria in seguito alla proroga concessa dalla magistratura, nel momento in cui il tema della bonifica pareva superato.

L'azienda, continuamente al centro dell'occhio del ciclone e coinvolta in numerose polemiche, ha mostrato la propria disposizione a dissipare ogni dubbio. «La Timac Agro non inquina, com'è stato certificato dall'ultimo sopralluogo – afferma l'avvocato Francesco Bruno – e dal decreto di dissequestro». Stando a quanto è stato riportato durante la conferenza, non vi è un'evidenza esterna o interna che il suddetto stabilimento sia causa di inquinamento. «L'inquinamento c'è - prosegue l'avvocato – ma si tratta di un inquinamento storico che dunque esula da ogni responsabilità la Timac, come dimostra lo studio idrogeologico».

Le attività produttive all'interno del sito industriale hanno proseguito nel loro ciclo produttivo che ha come prodotto finito il fertilizzante. In risposta alle numerose segnalazioni giunte da parte della cittadinanza circa i continui cattivi odori, il responsabile delle relazioni esterne Camaiora riporta l'esempio della pentola che cuoce le cime di rapa. Durante la cottura il vapore acqueo, contenente la particolare molecola organica, avrà un odore più forte e persistente ma non per questo nocivo. Allo stesso modo, l'azienda che produce fertilizzante non potrà che diffondere nell'aria un odore altrettanto penetrante. A favore della tesi sostenuta, la redazione ha comunque constatato come nessuno degli operai si servisse dell'ausilio della mascherina. Per quanto concerne il cambiamento del colore del pennacchio che è visibile alla cittadinanza, la spiegazione data è la seguente: «Le sfumature di colore del pennacchio dipendono esclusivamente dal fenomeno di rifrazione della luce (sia essa naturale o artificiale). Durante le ore diurne il pennacchio è poco o per nulla visibile. Nel caso lo sia dipende perlopiù dal colore delle luci provenienti delle strutture presenti intorno allo stabilimento o dai colori con cui lo si illumina mentre lo si fotografa». Come la vicina Buzzi Unicem, anche la Timac Agro ha tenuto a precisare che la vicinanza dei complessi industriali a quelli commerciali e abitativi è frutto delle cattive politiche precedenti.

La differenza che è emersa nel corso della visita all'interno dell'impianto, rispetto a quella effettuata nel plesso della Buzzi, è stata la totale libertà di fotografare ovunque. L'inquinamento è evidente che esista; ma secondo quanto è stato sottolineato a conclusione degli interventi, quando i riflettori si spegneranno, sarà evidente come la fonte sia esterna allo stabilimento. Sarà dunque compito degli enti pubblici individuare le cause agendo alla fonte.

Articolo a cura di Antonella Filannino e Rossella Vitrani