«Barletta non è stata affatto indenne dal brigantaggio»

Riflessione dello scrittore Francesco del Vecchio

giovedì 28 luglio 2011 18.39
Lo scrittore barlettano Francesco del Vecchio, autore del libro "1860 – La stangata", propone una interessante riflessione sul fenomeno brigantaggio a Barletta. «Nel corso delle celebrazioni orgiastiche del centocinquantenario unitario, in cui si sono distinti pseudostorici, amministratori pubblici,sindaci, assessori, rappresentanti di fondazioni e tanti babbei sprovvisti della benchè minima conoscenza della verità storica, anche Barletta ha purtroppo fatto la sua parte. Si è parlato di brigantaggio, ignorando che i briganti in massima parte non erano affatto briganti, come i documenti dimostrano e come ho scritto nel mio ultimo saggio"1860 - La Stangata" pubblicato in questi giorni.

I piemontesi infatti, a differenza dei Borbone, dopo la comquista coloniale, imposero immediatamente la leva obbligatoria di sei anni per settantasettemila persone! Sei anni di guerra continua significavano la rovina per un individuo e per la sua famiglia, che magari non poteva contare su altro sostentamento, inoltre la maggior parte di essi erano soldati che avevano già giurato fedeltà a Francesco II. Perciò alla chiamata risposero solo in ventiduemila e ciò pose automaticamente tutti gli altri nella condizione di illegalità, vennero cioè definiti briganti.

Si trattava invece soprattutto di soldati regolari dell'esercito borbonico, che anzichè essere trattati e rispettati come tali dagli invasori (questi sì irregolari, avendo invaso un territorio altrui, senza nemmeno una dichiarazione di guerra!), vennero perseguitati ed internati nel primo lager della storia, quel famigerato Fenestrelle piemontese, dove si torturavano e si uccidevano migliaia di meridionali, sciogliendone i corpi nella calce, quando non venivano offerti come materia di studio al primo razzista della storia moderna, Cesare Lombroso, ebreo, veronese.

Barletta non è stata affatto indenne dal cosiddetto brigantaggio, come ha affermato il primo cittadino, anzi può vantarsi di aver avuto un martire proprio tra gli internati di Fenestrelle, un soldato borbonico, un giovane eroe di soli ventidue anni, Ruggero Spadaro, il quale per aver tenuto fede al proprio giuramento al re, perse la vita in quel barbaro modo. E' vergognoso che a Barletta, si debbano celebrare eroi dai piedi d'argilla con una via dedicata per esempio al generale Cialdini, il più infame e spietato esecutore di quella famigerata "Legge Pica" che provocò infiniti lutti in tutto il meridione e che legittimava perfino il diritto di stupro. Invito pertanto la città intera a chiedere al comune di cambiarne l'intestazione in VIA RUGGERO SPADARO, soldato borbonico e martire di Fenestrelle!».