Barletta: i sindaci del terzo millennio

Le storie e i protagonisti della politica barlettana dal 2000 in poi

venerdì 10 giugno 2022 12.57
A cura di Cosimo Campanella
Barletta, ore 23:59 del 31 dicembre 1999. Mentre tutto il mondo si interroga sulle conseguenze (pressoché nulle) del famigerato "millenium bug", ed in Europa si guarda con fiducia (?) al prossimo ingresso nei nostri portafogli della moneta unica europea, i barlettani – come sempre interessati il "giusto" (cioè poco o nulla) a questi grandi temi – festeggiano l'arrivo del nuovo anno come hanno sempre fatto: vale a dire sorseggiando lo spumante di mezzanotte stando bene attenti alla quantità di "trionfi" in mano, nell'ambito della classica partita al "mediatore" all'ultimo sangue, che da sempre caratterizza le festività natalizie all'ombra di Eraclio.

La Barletta che si appresta ad entrare nel nuovo millennio, è una città che sta vivendo un'importante fase di cambiamento e che sta pian piano iniziando la sua transizione (passaggio tutt'ora in corso, e chissà per quanti altri secoli ancora) da città industriale a città turistica (sic).

A guidare la città c'è il dottor Francesco Salerno, un sindaco nel bene e nel male decisionista e coraggioso, capace di rivitalizzare dal punto di vista turistico-ricettivo una città che per tutti gli anni Novanta era assurta alla ribalta nazionale più per episodi di cronaca nera che per altro.

Francesco Salerno, il cui percorso da primo cittadino abbiamo recentemente ricordato, sarà inoltre il sindaco che organizzerà le celebrazioni del Cinquecentenario della Disfida e che, attraverso la imprescindibile (legge alla mano) mediazione con gli altri comuni, guiderà Barletta verso lo storico traguardo dell'istituzione della sesta provincia pugliese.

Salerno, come noto, lascerà la poltrona di sindaco a fine 2005 in vista anche di una candidatura in Parlamento che però non arriverà mai, da un lato a causa del cambio della legge elettorale (introduzione del Porcellum e abolizione delle preferenze), e dall'altro a causa di una malcelata ostilità dei vertici regionali (e non solo) del suo partito.

La cospicua eredità (in termini di consensi) di Francesco Salerno sarà raccolta dall'ingegner Nicola Maffei, che alle comunali del maggio 2006 diventerà sindaco per il centro-sinistra ottenendo una maggioranza quasi plebiscitaria.

Maffei deve però fare i conti in primis con una situazione delle casse comunali che se da un lato non desta particolari allarmismi, dall'altro non è certo floridissima. A ciò si aggiunga il fatto che di lì a poco, Barletta, come tutto il resto del pianeta, dovrà fare i conti con gli effetti della crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers e di quella dei debiti sovrani. Tutto questo comporterà l'inevitabile introduzione di limiti di spesa che andranno ancor più a complicare la vita dei sindaci. A ciò si aggiungono inoltre la crisi della Bar.S.A., e le sempre più frequenti fibrillazioni a cui Maffei viene sottoposto dalla sua stessa maggioranza.

Ce ne sarebbe abbastanza affinché il centro-sinistra, in vista delle Comunali del 2011, inizi a vagliare soluzioni alternative al professor Maffei. Qualcuno in città inizia a caldeggiare persino il ritorno di un Francesco Salerno appena reduce dalla cocente sconfitta alle elezioni provinciali del 2009. Un'ipotesi che però verrà subito meno, a causa la prematura scomparsa dell'amatissimo ex sindaco-primario.

Per poter ambire alla riconferma a primo cittadino, Nicola Maffei dovrà ora passare attraverso le forche caudine delle primarie di centro-sinistra del febbraio 2011: primarie che vedranno Maffei vincitore con un robusto 60% davanti al socialista Antonio Carpagnano e all'esponente de "La Buona Politica" Sabino Dicataldo.

Superato lo scoglio delle primarie, per riconfermarsi sindaco Maffei dovrà ora superare un centro-destra che a Barletta è letteralmente insuperabile nell'arte di farsi male da solo: anche questa volta lo fa annunciando mesi prima un candidato sindaco che poi resterà tale fino a poco prima della presentazione delle liste. Nel 2011 l'ingrato compito tocca all'imprenditore Bartolo Tatò che il 25 febbraio getterà la spugna dopo neanche quattro giorni dall'annuncio della sua candidatura. Successivamente si farà largo l'ipotesi dell'ex senatore Giuseppe Di Paola, il quale il 15-16 maggio riuscirà sì a correre per la carica di sindaco, ma lo farà per una lista centrista.

Alla fine della fiera, la candidata sindaco del centrodestra sarà la professoressa Maria Grazia Vitobello, la quale, pur ottenendo un risultato certamente più dignitoso rispetto all'ecatombe del 2006, verrà comunque sconfitta al primo turno da Nicola Maffei con un inequivocabile 55% a 31%.

La seconda sindacatura Maffei si rivelerà però sin da subito ancora più tribolata della prima. Il consiglio comunale, causa proverbiali spaccature all'interno della maggioranza, non riesce ad eleggere il presidente dell'assemblea. Tutto questo porta Maffei a rassegnare le classiche dimissioni di inizio mandato: quelle da ritirare prima dei venti giorni e che ogni sindaco di Barletta che si rispetti ha dato almeno una volta nella vita.

Ritirate le dimissioni, Maffei deve subito far fronte all'immane tragedia del crollo di Via Roma, con tutto lo sciacallesco codazzo di vergognosi luoghi comuni trasmessi in diretta televisiva nazionale, che spesso e volentieri viene fuori quando queste tragedie accadono a Sud del Garigliano.

Sotto la seconda amministrazione Maffei, precisamente nel giugno 2012, viene pubblicato il primo bando di gara riguardante l'aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione dello stadio. Il termine di scadenza per le adesioni al bando sarà però rinviato al settembre successivo a causa del costo sottostimato dei lavori, soprattutto per ciò che riguarda gli onorari riguardanti tecnici e progettisti.

Tuttavia la seconda amministrazione Maffei non farà in tempo a gestire la gara d'appalto perché il 26 ottobre del 2012 il sindaco viene sfiduciato tramite le dimissioni per atto notarile di ben 19 consiglieri comunali su 32.

A poco più di un anno dalla riconferma di Maffei alla guida della città sarà quindi di nuovo campagna elettorale, con il centrosinistra che questa volta opta per la scelta "istituzionale" candidando Pasquale Cascella: portavoce dell'appena rieletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nonché già firma prestigiosa de "L'Unità" ai tempi d'oro della direzione di Alfredo Reichlin, altro barlettano doc.

A fronteggiare l'ex portavoce del Quirinale questa volta scende in campo direttamente Giovanni Alfarano: da tempo considerato il "Deus ex machina" per eccellenza del centro-destra barlettano. Naturalmente sarà ancora sconfitta, anche se ad Alfarano va comunque riconosciuto il merito non da poco di aver riportato il centrodestra al ballottaggio dopo ben sedici anni di rovinose e talvolta mortificanti legnate.

I cinque anni di sindacatura Cascella, pur come sempre caratterizzati dal solito frenetico andirivieni tra maggioranza, opposizione e gruppo misto di almeno una decina di consiglieri, e dalla puntuale mancanza del numero legale in aula ogni qual volta si ambiva a far approvare importanti provvedimenti amministrativi dimenticando di poter contare su di una maggioranza proverbialmente liquida, trascorreranno tutto sommato senza grossi scossoni, fino alle dimissioni del sindaco che arriveranno comunque poco prima della scadenza naturale del suo mandato.


Il resto è storia recente, con Mino Cannito – medico di professione - che a giugno 2018 diviene sindaco di Barletta con una coalizione trasversale e il sostegno di liste civiche variegate e diversa estrazione, con il risultato, neanche tanto imprevedibile, di una sfiducia giunta direttamente in consiglio comunale dopo tre anni di consiliatura.