Barletta e Trani rivali per la capitale italiana della cultura

Il sindaco Cannito dichiara che non deve chiedere il permesso a nessuno, né a Lodispoto né a Bottaro

giovedì 9 gennaio 2020 12.28
A cura di Antonella Filannino
Un botta e risposta serrato si sta avvicendando fra i sindaci delle città di Barletta e Trani. Una miccia accesa a seguito della pubblicazione dell'elenco ufficiale delle città che si contenderanno il titolo di Capitale italiana della cultura 2021, quando invero i nomi dei due Comuni della provincia Bat si sono trovati faccia a faccia. Scaramucce e frecciatine che difficilmente permetteranno un lavoro di squadra. E pensare che parliamo di cultura. Ma avvolgiamo il nastro.

La città di Trani è la prima a comunicare a mezzo stampa la sua candidatura. Il sostegno arriva da più Comuni, compreso Barletta che tuttavia ha deciso di sfidare sé stessa e farsi avanti. Il sindaco Cosimo Cannito invia il 21 novembre una manifestazione scritta di interesse alla partecipazione al bando pubblicato dal Ministero. Non sarà il Comune di Barletta a comunicare l'azione intrapresa, sarà il Mibac stesso a divulgare l'elenco delle 44 città italiane, fra queste: Bari, Barletta, Molfetta, San Severo, Taranto, Unione Comuni Grecia Salentina e Trani. C'è anche la città della Disfida e a molti, sorpresi e confusi per la decisione, non è andata proprio giù.

Il sindaco di Trani Amedeo Bottaro proprio non si capacita all'idea che il suo collega Cannito abbia prima appoggiato, poi candidato la sua città. «Non devo chiedere il permesso a nessuno, né a Lodispoto né a Bottaro – questa la dichiarazione rilasciata dal sindaco Cannito». Ma lo scenario è più complesso, perché quest'ultimo chiarisce che la vicina Trani non ha mai voluto fare sistema con Barletta. Un'osservazione che certamente fa riferimento alla nomina del presidente della Provincia. Il sindaco di Barletta rincara la dose affermando che ognuno può seguire la sua strada e che si lavora a braccetto non solo quando vi è convenienza.

«Bene, il sindaco di Barletta ha spiegato che la sua decisione di rinunciare a fare sistema deriva da una questione del tutto personale, ossia dalla sua mancata elezione a presidente della Provincia quando non riuscì ad ottenere neanche la metà dei voti della sua stessa maggioranza. Ne prendiamo atto con molta serenità rivendicando orgogliosamente un modo diverso di vedere la politica e di amministrare i territori – si legge così sulla pagina Facebook di Amedeo Bottaro».

Adesso la palla torna al centro. E pensare che parliamo di cultura e non di calcio.