Auguri alla città che resiste, non alla città raccontata

La nota di Rete Civica

mercoledì 24 dicembre 2025 9.41
«In questi giorni di festa, come ogni anno, arrivano messaggi pieni di rassicurazioni e promesse di cambiamento. 
Parole che parlano di attenzione ai più fragili, di sicurezza, di città moderna e sostenibile. 
La realtà che viviamo è molto diversa.
Barletta non è oggi la città serena e in trasformazione che viene dipinta: le strade restano dissestate, i cantieri infiniti, il costo della vita e della TARI grava sulle famiglie, i quartieri periferici attendono risposte da anni. Anziani, persone con disabilità e famiglie in difficoltà continuano a scontrarsi con servizi carenti, e malfunzionamenti oramai cronicizzati.
Furti, vandalismi e spaccio si ripetono quotidianamente sotto gli occhi di una cittadinanza impaurita e quasi del tutto arresa. 
La cura del verde urbano e la sostenibilità ambientale restano più annuncio che realtà.
Rete Civica non fa auguri di circostanza. 
Noi auguriamo a tutti noi meno propaganda e più responsabilità, meno parole e più fatti, meno narrazione autocelebrativa e più ascolto dei cittadini.
Auguriamo a Barletta di diventare una città dove il dissenso non sia temuto, ma considerato una risorsa; dove le istituzioni siano davvero al servizio della collettività, senza favoritismi o ritorsioni; dove i bisogni reali delle persone siano al centro dell'azione quotidiana.
Al contrario di ciò che vi raccontano noi, come tutte le altre associazioni saremmo felici di dialogare costruttivamente e proporre soluzioni per la città, ma veniamo additati come sobillatori.
Ai barlettani va il nostro augurio più sincero: continuare a resistere, a partecipare, a vigilare. 
Il cambiamento vero nasce dall'impegno dei cittadini consapevoli, non dai messaggi patinati.
Rete Civica sarà anche nel 2026 dalla parte della comunità, con spirito critico, autonomia e coraggio.
A Barletta auguriamo un Natale di dignità e un anno nuovo di verità, giustizia e diritti reali». Così i referenti di Rete Civica, Giuseppe Calabrese, Giuseppe Di Bari e Raffaele Patella.