Abuso d'ufficio, assoluzione piena per Francesco Ventola

I fatti riguardavano una vicenda del Comune di Canosa. «La giustizia ha confermato che la scelta di Francesco Ventola è stata assolutamente felice»

domenica 17 ottobre 2010
Si è concluso con l'assoluzione (perché il fatto non sussiste), il giudizio di appello che ha visto sul banco degli accusati il sindaco del Comune di Canosa, Francesco Ventola e gli assessori Nicola Acquaviva, Fedele Lovino, Francesco Patruno e Giovanni Patruno in carica all'epoca dei fatti, oltre al dirigente del settore cultura Samuele Pontino. Come si ricorderà, l'episodio ebbe un ampio risalto. Ventola e gli altri amministratori del Comune di Canosa erano stati accusati di un presunto abuso di ufficio per aver concesso l'utilizzo dello stadio comunale di Canosa per un pubblico spettacolo organizzato da soggetti privati.

La prima reazione che si registra è quella di Francesco Paolo Sisto, avvocato difensore (con Michele D'Ambra) dell'attuale presidente della Provincia: «La Corte di Appello di Bari, affermando la insussistenza del fatto contestato a Francesco Ventola ha cancellato radicalmente gli insulti a mezzo stampa e le strumentalizzazioni politiche in proposito. Oggi la Provincia di Barletta, Andria, Trani può dire che anche la giustizia ha confermato che la scelta di Francesco Ventola è stata assolutamente felice».

«Siamo soddisfatti del risultato raggiunto - gli ha fatto eco l'avvocato Michele D'Ambra - non avendo peraltro mai avuto dubbi sul fatto che la Corte d'Appello di Bari avrebbe rivisto le considerazioni svolte nella sentenza dai giudici del tribunale di Trani. Siamo soprattutto soddisfatti per la considerazione che la stessa pubblica accusa nel rivedere attentamente tutta la documentazione depositata agli atti del giudizio, ha pesantemente criticato la sentenza di primo grado per la mancanza sia di tutti i requisiti necessari per addivenire ad una dichiarazione di responsabilità, sia con riferimento alla sussistenza dei requisiti oggettivi e soggettivi dei reati contestati, con ciò associandosi alle conclusioni ed alle considerazioni svolte nei nostri motivi di appello. La formula assolutoria, infine, ha reso anche piena giustizia alla dignità ed alla serietà dei miei assistiti».