A chi non piacciono le primarie?

Una scelta di sinistra che viene dall'America. Il successo di Barletta dopo l'esperienza di Napoli

venerdì 4 marzo 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Per esclusione, si procede dagli statunitensi, ai quali chiedere se le primarie sono loro gradite è solo un eufemismo sprecato, per cui basta rimirarne la durata e la spettacolarità per giungere alla conclusione che il tutto è una sorta di grande festa, per cui, al là dell'importanza politica, è visibile la massiccia partecipazione del variegato popolo degli Stati Uniti, che trascurando la faziosità di parte, coglie l'occasione di poter dire che sono presente e conto. Certamente, questi sono momenti in cui la gente d'America metabolizza il suo non recente passato, vissuto attraverso adunanze di popolo che, anche se in presenza di deboli e precarie Istituzioni, sono divenute il lievito di una democrazia, anche se non perfetta, comunque sempre impegnata in un divenire perfezionabile.

In Italia, le primarie hanno una vita difficile per la diversità esistente tra il sistema politico, d'oltre oceano, racchiuso in un fazzoletto che comprende i repubblicani e i democratici, mentre, nel bel Paese, i partiti spuntano come funghi e, paradossalmente, perchè al peggio non c'è mai fine, forse faranno ingresso, nell'agone politico, le associazioni partitiche condominiali. La penultima, quella svoltasi a Napoli, indetta dal centrosinistra ha registrato una più che democratica partecipazione dal momento che alcuni cittadini cinesi si sono recati a votare alle primarie; poi, per irregolarità sopravvenute, sono rimaste al momento lettera morta. L'ultima si è celebrata, a Barletta, sempre ad opera del centrosinistra, a cui hanno partecipato migliaia di cittadini, che sobbarcatisi al gettito di un euro, hanno espresso le loro preferenze per il Sindaco uscente, Nicola Maffei, che si ripresenta per la seconda volta. E' legittimo nutrire perplessità per uno strumento, che tutto sommato è democratico, e se vi è qualche pecca, questa è sanata dalla possibilità offerta ai cittadini di esprimere la propria opinione senza lasciarla alle segreterie dei partiti, a cui la meritocrazia risulta spesso indigesta.

Comunque le primarie incontrano più di qualche difficoltà allorquando si aggirano nei pressi del centrodestra, riluttante ad utilizzare questa modalità che renderebbe loro la vita più facile, nel momento in cui debbono scegliere colui o coloro che dovranno sedere nelle assisi periferiche, evitando riunioni da cui è facile cavare nulla anzi perditempo a iosa, conciliaboli o minicongiure, si fa per dire, quasi analoghe, solo per oleografia, ai tempi in cui il potere temporale andava a braccetto con quello spirituale. E se il centrodestra decidesse di adottare le primarie, chissà quanto tempo risparmierebbe, speso "inutiliter" con formazioni politiche con un alto tasso autoreferente.