21 anni dopo, una vicenda giudiziaria infinita

Interviene la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

martedì 24 ottobre 2017
A 21 anni dalla rapina per cui fu condannato assieme ad un complice ad 1 anno e 4 mesi di reclusione e a 400 euro di multa, non è ancora calata la parola definitiva sulla vicenda giudiziaria del barlettano Gaetano Cafagna, oggi 47 enne. Toccherà al Tribunale di Trani, quale giudice di esecuzione della pena, applicare il principio di diritto dettato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) per cui non può pronunciarsi sentenza di condanna nei confronti di un imputato sulla base di dichiarazioni rese da una parte offesa-testimone poi resosi irreperibile e come tale sottrattosi a ribadire nel processo la versione resa con la denuncia.

Ad aprile 2005 Cafagna, difeso dall'avvocato Cioce, era stato condannato dal Tribunale di Trani insieme al suo complice Domenico Lacalamita, barlettano, oggi 50enne. A nulla valsero prima il ricorso in appello e poi quello in Cassazione; poi ricorso alla CEDU. La rapina ai danni di un barlettano fruttò quasi 150mila lire. La vittima che presentò denuncia ai Carabinieri ma che poi è risultato irreperibile, fu privato del suo portafogli contenente 142mila lire. Il rapinato conosceva Lacalamita. Questi, in compagnia di Cafagna, gli chiese 1.000 lire per poi sottrargli il portafogli una volta visto che conteneva diverse banconote. La vittima cercò di raggiungere i due rapinatori ma fu fermato da un pugno al volto sferratogli da Cafagna.