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Quelle opere che fanno splendere fratelli e danno sapore alla nostra vita 

Don Vito Carpentiere legge e spiega il vangelo della domenica

Dal Vangelo secondo Matteo: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

«Abbiamo iniziato, domenica scorsa, con il celebre brano delle beatitudini, quello che nel Vangelo di Matteo è il discorso programmatico di Gesù, detto della montagna perché Gesù, come un nuovo Mosé, dà la nuova legge, fatta non di prescrizioni, decreti e divieti, ma dona una Parola che illumina il cammino dell'uomo all'insegna della beatitudine, della felicità. Questa beatitudine consiste nel sentirsi amati e nell'essere disposti alla condivisione, facendoci dono per gli altri. In questa domenica due sono le realtà a cui Gesù ci rimanda: essere sale e luce.

Nell'antichità il sale aveva una notevole importanza, fino ad assumere la funzione di moneta con cui pagare i soldati (di qui la nostra parola salario). E poi serviva essenzialmente a conservare gli alimenti per evitare che si deteriorassero e non fossero più commestibili. Ma il sale serve, fondamentalmente, a dare sapore agli alimenti, che altrimenti risulterebbero insipidi. E poi sapienza e sapore hanno una comune derivazione, il verbo latino "sàpere" che significa non tanto conoscenza quanto gusto interiore.

Che vuol dire per la nostra vita? Quando essa è sapiente? Quando non è superficiale, apparente, ma dà gusto alle cose e soprattutto alle persone, quando è utile e non sciapita, insensata, insulsa. Un'ultima caratteristica del sale è che una volta dato il sapore scompare, si scioglie, si rende invisibile. E questo richiama alla virtù del nascondimento, ci invita ad agire non "davanti agli uomini" (come troveremo più avanti) ma "davanti al Padre".

L'altra immagine forte a cui Gesù ci richiama è quella di essere luce. Ora la luce, anche essa, ha una funzione strumentale che, perché accada, non può essere nascosta ma deve essere posta in alto. Che significa essere luce? Ci aiuta il profeta Isaia con la prima lettura: dividere il pane con la affamato, introdurre in casa i miseri, vestire i nudi, senza trascurare i parenti; e, ancora, nel togliere l'oppressione, il parlare male e il giudicare, nell'aprirsi a chi è nel bisogno; "allora la tua luce brillerà fra le tenebre".

Dove il Signore mi ha posto per essere sale e luce? La mia esistenza è sapiente e dà sapore o è insipida? Per gli altri sono luce o tenebra? Buona domenica!».

Don Vito
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