S. (O.) S. Barletta Calcio, luci e ombre su via Vittorio Veneto
Si rompe il silenzio di Tatò? Quale futuro per il club biancorosso?
martedì 19 novembre 2013
00.00
Questo pomeriggio, alle 14.30, la rosa del Barletta Calcio riprenderà gli allenamenti dopo il ko, il sesto dell'anno, rimediato per mano del Viareggio sabato pomeriggio al "Cosimo Puttilli". C'è da preparare la sfida di Benevento, che vedrà la squadra guidata da Nevio Orlandi opposta ai sanniti, reduci dal pari in rimonta per 2-2 ottenuto sul terreno de L'Aquila. C'è da ritrovare il giusto spirito e la dovuta compattezza, con la classifica che piange e la vittoria interna che resta una sconosciuta da quasi sei mesi, tanto è passato da quel 2-0 rifilato all'Andria in gara-1 dei playout il 26 maggio. Al momento tra luci e ombre su via Vittorio Veneto, la bilancia pende a favore della seconde.
Scarsi obbiettivi, scarse motivazioni
Quella vista contro il Viareggio è una squadra che sintetizza in tutto e per tutto i rischi portati in dote dalla formula 2013/2014 della Lega Pro: in un campionato privo di retrocessioni, una rosa inferiore a parecchie di quelle che affronta domenicalmente, ben presto può svuotarsi di motivazioni, non avendo da guardarsi alle spalle. Una squadra che, per ammissione dello stesso Orlandi, fatica a impostare la manovra quando è chiamata a farla- e non possono bastare le assenze di Allegretti e D'Errico a spiegare le latitanze- e non mostra ancora una precisa identità. E di questo ne han colpa i giocatori, che ieri sono mancati di grinta, la caratteristica fondamentale per supplire a ogni limite, chi li manda in campo, che non ha trasmesso i necessari diktat e le idee di gioco, e chi li ha scelti: la squadra è a otto punti dal nono posto, e se l'andazzo non muterà, il divario è destinato ad aumentare in maniera evidente.
Tatò in silenzio: ancora per poco?
Pur non presenziando allo stadio, il presidente Tatò avrà certamente avuto modo di vedere la partita: e al pari dei 1165 presenti al "Puttilli", non sarà rimasto soddisfatto, per usare un eufemismo. Il rischio concreto è di vedere sempre meno gente allo stadio, come i numeri già stanno testimoniando. Alle tenebre del campo si sommano le ombre della dirigenza: dal 27 ottobre il patron dimissionario è in silenzio, ma la settimana appena iniziata potrebbero portare in dote novità o perlomeno spiegazioni. In questo mesetto scarso il mutismo societario ha fatto il paio con quello proveniente dalle campane degli acquirenti e dell'amministrazione comunale, impegnata peraltro nell'aggiudicazione della gara d'appalto riguardante il restyling del "Cosimo Puttilli": eppure un'amministrazione dovrebbe voler sapere se l'impianto sarà utilizzato da un club di Lega Pro o- ognuno faccia i debiti scongiuri- di categorie inferiori. Non è da escludere quindi che ai ragionamenti che l'hanno condotto a dire "basta" da luglio 2014, la prossima mossa di Tatò a stretto giro di posta sia quella di cercare di tornare a parlare in pubblico e cercare di coinvolgere tutte le forze riguardanti la S.S. Barletta Calcio circa il futuro biancorosso. Una chiamata alle armi per tutti gli "stakeholders", in sintesi. Intanto, si attende di capire perché sono cambiati i piani, la stampa potrebbe smettere di arrovellarsi in congetture e ricevere risposte ai tanti interrogativi posti in tempi recenti, compreso quello riguardante un eventuale post-Tatò, domanda che fa tremare tanti tifosi visti i bui momenti che l'economia locale e tricolore vive,
Martino e Orlandi, separati (dal presidente) in casa?
La sensazione è che qualcosa si sia rotto anche tra presidente, direttore generale e allenatore: quasi che quello di Tatò sia stato -mutuando il gergo del poker- un "call", una puntata. Ora siamo al "river", è tempo di giocare a carte scoperte. Qualcuno seguirà il presidente? E se si volesse replicare la pellicola, sebbene con sfumature differenti- vedi alla voce "dimissioni minacciate" e non "annunciate", come avvenuto questa volta- di quanto avvenuto già con Pitino, Castagnini e Pavone, unico del trio a rassegnare le dimissioni? Nei fatti Martino e Orlandi si dicono sicuri del loro lavoro e saldi nella loro posizione, ma ad oggi si vede solo una realtà ingrigita come la maglia da trasferta e incapace di vincere in casa. Non si parla di dimissioni, ormai "fuori moda" in Italia, quanto di necessità di chiarezza, del bisogno di rompere una cortina di flebili certezze che vorrebbe sapere tanto di "innocenza", ma che sin qui ha solo il sapore di una resa anticipata. Ma a perdere è tutta la Barletta calcistica.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Scarsi obbiettivi, scarse motivazioni
Quella vista contro il Viareggio è una squadra che sintetizza in tutto e per tutto i rischi portati in dote dalla formula 2013/2014 della Lega Pro: in un campionato privo di retrocessioni, una rosa inferiore a parecchie di quelle che affronta domenicalmente, ben presto può svuotarsi di motivazioni, non avendo da guardarsi alle spalle. Una squadra che, per ammissione dello stesso Orlandi, fatica a impostare la manovra quando è chiamata a farla- e non possono bastare le assenze di Allegretti e D'Errico a spiegare le latitanze- e non mostra ancora una precisa identità. E di questo ne han colpa i giocatori, che ieri sono mancati di grinta, la caratteristica fondamentale per supplire a ogni limite, chi li manda in campo, che non ha trasmesso i necessari diktat e le idee di gioco, e chi li ha scelti: la squadra è a otto punti dal nono posto, e se l'andazzo non muterà, il divario è destinato ad aumentare in maniera evidente.
Tatò in silenzio: ancora per poco?
Pur non presenziando allo stadio, il presidente Tatò avrà certamente avuto modo di vedere la partita: e al pari dei 1165 presenti al "Puttilli", non sarà rimasto soddisfatto, per usare un eufemismo. Il rischio concreto è di vedere sempre meno gente allo stadio, come i numeri già stanno testimoniando. Alle tenebre del campo si sommano le ombre della dirigenza: dal 27 ottobre il patron dimissionario è in silenzio, ma la settimana appena iniziata potrebbero portare in dote novità o perlomeno spiegazioni. In questo mesetto scarso il mutismo societario ha fatto il paio con quello proveniente dalle campane degli acquirenti e dell'amministrazione comunale, impegnata peraltro nell'aggiudicazione della gara d'appalto riguardante il restyling del "Cosimo Puttilli": eppure un'amministrazione dovrebbe voler sapere se l'impianto sarà utilizzato da un club di Lega Pro o- ognuno faccia i debiti scongiuri- di categorie inferiori. Non è da escludere quindi che ai ragionamenti che l'hanno condotto a dire "basta" da luglio 2014, la prossima mossa di Tatò a stretto giro di posta sia quella di cercare di tornare a parlare in pubblico e cercare di coinvolgere tutte le forze riguardanti la S.S. Barletta Calcio circa il futuro biancorosso. Una chiamata alle armi per tutti gli "stakeholders", in sintesi. Intanto, si attende di capire perché sono cambiati i piani, la stampa potrebbe smettere di arrovellarsi in congetture e ricevere risposte ai tanti interrogativi posti in tempi recenti, compreso quello riguardante un eventuale post-Tatò, domanda che fa tremare tanti tifosi visti i bui momenti che l'economia locale e tricolore vive,
Martino e Orlandi, separati (dal presidente) in casa?
La sensazione è che qualcosa si sia rotto anche tra presidente, direttore generale e allenatore: quasi che quello di Tatò sia stato -mutuando il gergo del poker- un "call", una puntata. Ora siamo al "river", è tempo di giocare a carte scoperte. Qualcuno seguirà il presidente? E se si volesse replicare la pellicola, sebbene con sfumature differenti- vedi alla voce "dimissioni minacciate" e non "annunciate", come avvenuto questa volta- di quanto avvenuto già con Pitino, Castagnini e Pavone, unico del trio a rassegnare le dimissioni? Nei fatti Martino e Orlandi si dicono sicuri del loro lavoro e saldi nella loro posizione, ma ad oggi si vede solo una realtà ingrigita come la maglia da trasferta e incapace di vincere in casa. Non si parla di dimissioni, ormai "fuori moda" in Italia, quanto di necessità di chiarezza, del bisogno di rompere una cortina di flebili certezze che vorrebbe sapere tanto di "innocenza", ma che sin qui ha solo il sapore di una resa anticipata. Ma a perdere è tutta la Barletta calcistica.
(Twitter: @GuerraLuca88)