Pietro Paolo Mennea, il ricordo della Fidal

Nel giorno del 61esimo compleanno, celebri memorie del campionissimo barlettano

venerdì 28 giugno 2013 12.02
A cura di Luca Guerra
Nel giorno di quello che sarebbe stato il suo 61esimo compleanno, il mondo dello sport, dell'arte e del giornalismo omaggiano Pietro Paolo Mennea e il campionissimo nato a Barletta il 28 giugno 1952 e scomparso a Roma il 21 marzo 2013 ricambia "virtualmente". Succede sul sito web della Fidal, la Federazione Italiana di Atletica Leggera, dove vengono riportati oggi aneddoti, ricordi e memorie degli incontri della "Freccia del Sud" con celebri volti. Un gran maestro di vita, il nostro amato concittadino Pietro, il figlio del vento, veloce anche nel lasciare questo mondo. Attraverso le sue parole ricordiamo che uomo fosse e quale grandezza d'animo si rivelasse negli occhi di chi lo incrociava.

Mourinho. "Due anni mi telefona e mi dice: sono José e sono cresciuto ammirandoti. E sai perché? Nel '74, quando tu hai vinto i 200 agli Europei, i miei mi regalarono un libro su di te. E' nato un bel rapporto e ora gira voce sia l'unico vero amico che lui abbia avuto in Italia. E' uno che lavora sodo, studia. Ci assomigliamo".

Minà. "Mi ha dedicato uno dei suoi corsivi sulla Stampa. Ricordava quel che avevo fatto, citava i nomi dei miei avversari, anche quelli meno noti. Non sapevo capisse così tanto di atletica, E si chiedeva perché io non abbia un ruolo nello sport. Le ho scritto una lettera: la vita conduce su altri itinerari, cambia, produce progressi, miglioramenti. E poi non è vero che non mi curi del mio vecchio mondo: vado nelle scuole, parlo ai ragazzi, scrivo libri. Lo spirito è sempre quello".

Brera. "Alle Olimpiadi di Monaco '72 mi dicono: Brera vuol conoscerti. Vado e lui comincia a esaminarmi, a tastarmi il cranio. Puro tipo mesopotamico, mi dice. Sono pugliese, rispondo io, ma mi fa venir dei dubbi e chiamo casa: non è che abbiamo avi in Medio Oriente?, domando. E i miei: no, no, tutti di Barletta. Dopo tanti anni e molti studi, ho costruito un'ipotesi: la mia furia, il mio spirito di sacrificio, la mia volontà, lo spirito di indipendenza vengono da quelle tribù apule che si arruolarono nell'esercito di Annibale che proprio dalle mie parti, a Canne, inflisse ai romani una delle più gravi sconfitte della loro storia".

Alì. "Periodo di allenamento in California, l'anno dopo il record del mondo di Messico: sono l'uomo più veloce del mondo e se ne parla anche in America. Al campus capita Cassius Clay, Alì, non ancora malato. Stretta di mano. Ma tu sei Mennea? Eh già. Ma non sei nero. No, sono nero dentro".

Owens. "Ecco, quando ripenso a quella settimana messicana, a quei dodici record che misi in fila, dal mondiale dei 200 all'europeo dei 100 e via via la lunga lista di limiti italiani, credo di aver realizzato un'impresa non lontana da quella di Owens nel '35, quando firmò cinque record del mondo e ne eguagliò un sesto nel giro di tre quarti d'ora".

Bolt. "Ha corso in 19"19 ma non mi sento lontano. Perché il 19"72 è del '79 e con quel tempo sarei finito alle sue spalle ai Giochi di Pechino e a Mondiali di Berlino. Ero avanti e adesso non sono molto indietro".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Fonte: fidal.it