Pasquale Pane: «Vado via da Barletta deluso»
L’ex portiere biancorosso parla a pochi giorni dal suo addio
martedì 2 luglio 2013
1.05
Il 30 giugno sono scaduti diversi contratti che legavano alcuni dei protagonisti della scorsa stagione con il Barletta Calcio. Il sodalizio di via Vittorio Veneto non ha rinnovato il contratto di Meduri, Angeletti, Mazzarani, Piccinni e Pasquale Pane. In particolare, l'estremo difensore ormai ex biancorosso aveva cominciato la stagione da assoluto protagonista, finendo poi progressivamente nel dimenticatoio a causa di non ben precisati motivi. Per buona parte di questa stagione, Pane ha vissuto il campionato in panchina, soffrendo e gioendo insieme alla squadra. Il portiere classe 1990 è stato uno degli uomini che ha compattato lo spogliatoio anche nei momenti più complicati. Ora le strade di Pasquale Pane e del Barletta Calcio si sono separate, visto che la dirigenza biancorossa ha già palesato la sua volontà di non rinnovare il contratto del portiere che in passato ha vestito la maglia della Cavese. A poche ore dal suo "addio", Pasquale Pane ci racconta la sua esperienza in biancorosso con qualche nota di delusione per un finale agrodolce.
Pasquale, per te quelli appena trascorsi sono stati gli ultimi giorni in biancorosso. Quali sono le sensazioni di questo "addio"?
«Ti dico la verità, essere disoccupato non è bello, però già sapevo che sarebbe andata così. Sono un po' dispiaciuto, ho passato due anni belli, il secondo un po' meno del primo, ma sono a livello personale, perché poi comunque abbiamo raggiunto l'obiettivo».
Dal punto di vista della squadra, è arrivata la salvezza, che è meritata per quello che avete fatto vedere soprattutto nell'ultima fase del campionato. A livello personale, però, ti aspettavi di più? A cosa è dovuta questa tua relegazione in panchina in questi ultimi mesi?
«Già ad inizio anno ero stato chiamato, insieme a Simoncelli, ad essere uno dei punti fermi della "vecchia guardia". Poi è successo che durante i primi mesi, in cui ho giocato, non sono stato gradito – non so per quali motivi – né alla piazza, né alla società. Già ad ottobre si parlava dell'acquisto di un altro portiere. Non so perché ci sono stati tutti questi accanimenti nei miei confronti. Ci sono state un po' di accuse da parte di alcuni tifosi. Però alla fine il calcio è così. Il mio rammarico è che vado via da Barletta non da protagonista, non avendo potuto dare il mio contributo alla salvezza. Ti parlo più che altro dal punto di vista del campo, perché nello spogliatoio e anche fuori sono stato uno degli artefici di un gruppo sano anche nei momenti di difficoltà».
Credi che la scelta di tenerti in panchina sia dovuta più ad un aspetto tecnico o di tipo caratteriale e motivazionale?
«I motivi veri e propri non li conosco, perché nessuno me li ha mai detti, né il presidente, né la società, né i vari direttori, né tanto meno gli allenatori. C'è stata un po' di confusione a gennaio: io avevo parlato con la società, dicendo che secondo me non mi si dava più la fiducia che avevo in passato. Non si può parlare di ogni gol preso sempre come un errore del portiere. Avevo chiesto di andare via a gennaio a causa di questi fattori che non mi facevano più stare bene. Il motivo credo sia stato quello, perché poi ho chiesto informazioni, ma purtroppo nessuno mai me le ha fornite. C'è stata tanta confusione, anche con tanti altri calciatori. Mi aspettavo che a gennaio potessero accontentarmi, ma invece non è stato così. Nell'ultima giornata di campionato, ad esempio, hanno fatto giocare tutti, tranne me. C'è stato un forte accanimento nei miei confronti, non so sinceramente per cosa».
Come mai le cose per te non sono cambiate nemmeno con i vari cambi? Sono arrivati nuovi allenatori, c'è stato anche un cambio di direttore sportivo, eppure tu non hai più visto il campo.
«Per me le cose sono peggiorate. Non so perché, nessuno mi ha mai detto niente, nessuno mi ha mai detto una parola in merito. Negli ultimi 6 mesi non mi sono trovato benissimo, ti devo dire la sincera verità. Pur avendo sempre il sorriso sulle labbra in gruppo, pur non facendo mai pesare la mia situazione all'interno del gruppo, non ho mai dato fastidio, sono sempre stato di supporto. Mi aspettavo un ricambio alle mie richieste, anche perché poi, perché hai deciso di non farmi giocare più, perché non mi mandi via? Se punti ancora su Pasquale Pane, dici "Pasquale, non ti mandiamo via perché devi giocare". Se invece non punti più su Pasquale Pane, dici "Pasquale, non ti vogliamo più. Questa è la rescissione". Da gennaio in poi, potevano prendere qualsiasi altro portiere. È inutile che si dice che si voleva prendere Bremec. Si poteva prendere qualsiasi altro portiere. Io sono stato sincero, mi aspettavo altrettanta sincerità dall'altra parte. Solo questo mi ha deluso. Poi per tutto il resto, non potrò mai parlare male».
Per quanto riguarda Barletta, sicuramente un lato "positivo" riguarda il rapporto con il tuo collega Luca e con il vostro preparatore Nicola Di Leo.
«Con Luca ho un rapporto eccezionale. Sia quando ho giocato io che quando ha giocato lui, il rapporto è rimasto lo stesso, e questo non può che farmi piacere. Con il mister anche, mi ha sempre detto ciò che pensava, mi è sempre stato vicino. Poi magari può capitare di non sentirci, ma al di là di quello, credo che tra sportivi ci siamo dati una grande mano».
Parliamo ora del tuo immediato futuro. Le ultime voci parlano per te di un interessamento dell'Ischia. È probabile per te una rapida sistemazione altrove? Punti ad una Prima Divisione o pensi di poter ambire a qualcosa di più?
«Vedermi in serie B al momento è difficile, se non impossibile, a meno che non arrivi un miracolo. In Prima Divisione, qualche sondaggio è stato fatto, però ancora non c'è nulla di concreto. Per quel che riguarda la Seconda Divisione, di concreto (o quasi) c'è l'interessamento dell'Ischia. Stiamo aspettando risposte. A me farebbe piacere, perché andrei ad abbracciare il mister Sasà Campilongo e il preparatore dei portieri che mi ha cresciuto, Franco Cotugno. È un progetto che mi prende in pieno, ma ci sono altri sondaggi da squadre di Prima Divisione. Aspettiamo e valutiamo».
Con chi hai legato di più con i tuoi compagni di squadra? Con chi ti risentirai ora che la tua avventura a Barletta è giunta al termine?
«A dire la verità, mi sono trovato bene un po' con tutti, forse ho legato di più con i ragazzi con cui abitavo, come Romeo e La Mantia. Ma anche con i ragazzi del residence, Dezi, Meucci, Liverani. Ho legato un po' con tutti. Mi sono sentito l'artefice dell'unità dello spogliatoio. Sono stato quello che faceva gli scherzi, facevo un po' di casino insieme a Carretta. Non parliamo di Carretta, che faceva solo casino. Ora non vorrei dimenticare qualcuno, ma mi sono legato a tutti, penso di risentirmi con più persone».
È doveroso in chiusura che tu saluti la piazza. Credo che tu voglia salutare chi in questi anni ti ha rispettato, chi ti ha stimato.
«È giusto che saluto i tifosi del Barletta, perché non posso fare altrimenti. Però sono stato un po' deluso dalla gente nei primi mesi, quando ho giocato io, ma ci può anche stare, perché hanno preso di mira il ragazzo che era a Barletta dall'anno prima, e il portiere spesso è uno tra i più "bersagliati". Però ci sono state anche tante persone che mi sono state vicine quando non giocavo. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, però alla fine, è passato tutto. L'importante è che si sia raggiunta la salvezza insieme al pubblico. Nonostante ci siano stati dei litigi all'inizio, ci si è chiariti e si è sistemato tutto. Saluto il pubblico del Barletta, con la speranza di incontrarci di nuovo. Spero anche che non mi fischieranno (ride ndr)».
Pasquale, per te quelli appena trascorsi sono stati gli ultimi giorni in biancorosso. Quali sono le sensazioni di questo "addio"?
«Ti dico la verità, essere disoccupato non è bello, però già sapevo che sarebbe andata così. Sono un po' dispiaciuto, ho passato due anni belli, il secondo un po' meno del primo, ma sono a livello personale, perché poi comunque abbiamo raggiunto l'obiettivo».
Dal punto di vista della squadra, è arrivata la salvezza, che è meritata per quello che avete fatto vedere soprattutto nell'ultima fase del campionato. A livello personale, però, ti aspettavi di più? A cosa è dovuta questa tua relegazione in panchina in questi ultimi mesi?
«Già ad inizio anno ero stato chiamato, insieme a Simoncelli, ad essere uno dei punti fermi della "vecchia guardia". Poi è successo che durante i primi mesi, in cui ho giocato, non sono stato gradito – non so per quali motivi – né alla piazza, né alla società. Già ad ottobre si parlava dell'acquisto di un altro portiere. Non so perché ci sono stati tutti questi accanimenti nei miei confronti. Ci sono state un po' di accuse da parte di alcuni tifosi. Però alla fine il calcio è così. Il mio rammarico è che vado via da Barletta non da protagonista, non avendo potuto dare il mio contributo alla salvezza. Ti parlo più che altro dal punto di vista del campo, perché nello spogliatoio e anche fuori sono stato uno degli artefici di un gruppo sano anche nei momenti di difficoltà».
Credi che la scelta di tenerti in panchina sia dovuta più ad un aspetto tecnico o di tipo caratteriale e motivazionale?
«I motivi veri e propri non li conosco, perché nessuno me li ha mai detti, né il presidente, né la società, né i vari direttori, né tanto meno gli allenatori. C'è stata un po' di confusione a gennaio: io avevo parlato con la società, dicendo che secondo me non mi si dava più la fiducia che avevo in passato. Non si può parlare di ogni gol preso sempre come un errore del portiere. Avevo chiesto di andare via a gennaio a causa di questi fattori che non mi facevano più stare bene. Il motivo credo sia stato quello, perché poi ho chiesto informazioni, ma purtroppo nessuno mai me le ha fornite. C'è stata tanta confusione, anche con tanti altri calciatori. Mi aspettavo che a gennaio potessero accontentarmi, ma invece non è stato così. Nell'ultima giornata di campionato, ad esempio, hanno fatto giocare tutti, tranne me. C'è stato un forte accanimento nei miei confronti, non so sinceramente per cosa».
Come mai le cose per te non sono cambiate nemmeno con i vari cambi? Sono arrivati nuovi allenatori, c'è stato anche un cambio di direttore sportivo, eppure tu non hai più visto il campo.
«Per me le cose sono peggiorate. Non so perché, nessuno mi ha mai detto niente, nessuno mi ha mai detto una parola in merito. Negli ultimi 6 mesi non mi sono trovato benissimo, ti devo dire la sincera verità. Pur avendo sempre il sorriso sulle labbra in gruppo, pur non facendo mai pesare la mia situazione all'interno del gruppo, non ho mai dato fastidio, sono sempre stato di supporto. Mi aspettavo un ricambio alle mie richieste, anche perché poi, perché hai deciso di non farmi giocare più, perché non mi mandi via? Se punti ancora su Pasquale Pane, dici "Pasquale, non ti mandiamo via perché devi giocare". Se invece non punti più su Pasquale Pane, dici "Pasquale, non ti vogliamo più. Questa è la rescissione". Da gennaio in poi, potevano prendere qualsiasi altro portiere. È inutile che si dice che si voleva prendere Bremec. Si poteva prendere qualsiasi altro portiere. Io sono stato sincero, mi aspettavo altrettanta sincerità dall'altra parte. Solo questo mi ha deluso. Poi per tutto il resto, non potrò mai parlare male».
Per quanto riguarda Barletta, sicuramente un lato "positivo" riguarda il rapporto con il tuo collega Luca e con il vostro preparatore Nicola Di Leo.
«Con Luca ho un rapporto eccezionale. Sia quando ho giocato io che quando ha giocato lui, il rapporto è rimasto lo stesso, e questo non può che farmi piacere. Con il mister anche, mi ha sempre detto ciò che pensava, mi è sempre stato vicino. Poi magari può capitare di non sentirci, ma al di là di quello, credo che tra sportivi ci siamo dati una grande mano».
Parliamo ora del tuo immediato futuro. Le ultime voci parlano per te di un interessamento dell'Ischia. È probabile per te una rapida sistemazione altrove? Punti ad una Prima Divisione o pensi di poter ambire a qualcosa di più?
«Vedermi in serie B al momento è difficile, se non impossibile, a meno che non arrivi un miracolo. In Prima Divisione, qualche sondaggio è stato fatto, però ancora non c'è nulla di concreto. Per quel che riguarda la Seconda Divisione, di concreto (o quasi) c'è l'interessamento dell'Ischia. Stiamo aspettando risposte. A me farebbe piacere, perché andrei ad abbracciare il mister Sasà Campilongo e il preparatore dei portieri che mi ha cresciuto, Franco Cotugno. È un progetto che mi prende in pieno, ma ci sono altri sondaggi da squadre di Prima Divisione. Aspettiamo e valutiamo».
Con chi hai legato di più con i tuoi compagni di squadra? Con chi ti risentirai ora che la tua avventura a Barletta è giunta al termine?
«A dire la verità, mi sono trovato bene un po' con tutti, forse ho legato di più con i ragazzi con cui abitavo, come Romeo e La Mantia. Ma anche con i ragazzi del residence, Dezi, Meucci, Liverani. Ho legato un po' con tutti. Mi sono sentito l'artefice dell'unità dello spogliatoio. Sono stato quello che faceva gli scherzi, facevo un po' di casino insieme a Carretta. Non parliamo di Carretta, che faceva solo casino. Ora non vorrei dimenticare qualcuno, ma mi sono legato a tutti, penso di risentirmi con più persone».
È doveroso in chiusura che tu saluti la piazza. Credo che tu voglia salutare chi in questi anni ti ha rispettato, chi ti ha stimato.
«È giusto che saluto i tifosi del Barletta, perché non posso fare altrimenti. Però sono stato un po' deluso dalla gente nei primi mesi, quando ho giocato io, ma ci può anche stare, perché hanno preso di mira il ragazzo che era a Barletta dall'anno prima, e il portiere spesso è uno tra i più "bersagliati". Però ci sono state anche tante persone che mi sono state vicine quando non giocavo. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, però alla fine, è passato tutto. L'importante è che si sia raggiunta la salvezza insieme al pubblico. Nonostante ci siano stati dei litigi all'inizio, ci si è chiariti e si è sistemato tutto. Saluto il pubblico del Barletta, con la speranza di incontrarci di nuovo. Spero anche che non mi fischieranno (ride ndr)».