Martino, Orlandi e l'arte di negare anche davanti all'evidenza
Numeri impietosi e una realtà grigia ma direttore e allenatore continuano a mostrare fiducia
lunedì 16 dicembre 2013
9.21
Quattordici partite giocate, 9 punti in classifica, una sola vittoria peraltro colta fuori casa contro una squadra ridotta in nove uomini, 6 reti realizzate e 17 subite, nessuna vittoria tra le mura amiche dove non si è mai nemmeno passati in vantaggio. Questi numeri, impietosi e incontestabili rappresentano il poco invidiabile ruolino di marcia del Barletta calcio 2013-2014, un ruolino di marcia che ha spento come nemmeno una secchiata di acqua gelida avrebbe fatto i fuochi dell'entusiasmo generati dalla salvezza dell'ormai storico 2 giugno al "Degli Ulivi". Artefici principali di questa situazione sono senza dubbio il presidente Tatò, il direttore Martino e il mister Nevio Orlandi. Tralasciando il presidente che dopo la conferenza stampa di tre settimane fa si è defilato in attesa del 30 giugno 2014, data in cui lascerà definitivamente il Barletta, è interessante focalizzare l'attenzione sul comportamento di direttore generale ed allenatore perfetti interpreti della massima che parrebbe recitare: "Negare sempre, anche davanti all'evidenza".
Orlandi, aziendalista sì, ma a tutto c'è un limite
Lo scorso anno con la sua semplicità ed il suo pragmatismo era stato uno dei maggiori artefici della conquista della salvezza, il suo 3-5-2 aveva portato equilibrio alla squadra dopo gli sconquassi novelliani e aveva dato il là alla rimonta vincente. Quest'anno però la musica è cambiata, e il mister sembra davvero non imbroccarne una, dal campo alle dichiarazioni. Analizzando l'ambito del campo, si osserva che dopo un estate passata a provare e riprovare il fido 3-5-2 e dopo una prima parte di stagione quando anche l'evidenza degli 0 gol fatti in 7 giornate imponeva un cambio di atteggiamento, il mister ha cominciato i suoi esperimenti passando dal 3-4-3 al 4-3-3 fino al 4-3-1-2 con addirittura il Branzani suggeritore visto nell'ultima parte di gara contro la Nocerina. A questo punto viene da chiedersi, non sarebbe stato meglio provare queste soluzioni in estate rendendosi conto che per le caratteristiche degli uomini a disposizione e con un campionato senza retrocessioni si poteva e doveva rischiare di più sin da subito? Ed è poi plausibile affermare con un girone d'andata praticamente esaurito che la squadra "ha difficoltà ad impostare", come è possibile questo? E di chi è la responsabilità se non dell'allenatore?.
Venendo all'ambito non prettamente inerente il rettangolo di gioco, scopriamo un Orlandi che dire aziendalista è riduttivo. Sin da questa estate quando si parlava dei famosi quattro acquisti prossimi ad arrivare e mai avvistati dalle parti della città delle Disfida, il tecnico lombardo si diceva soddisfatto della rosa. Non arrivati i quattro rinforzi, dichiarava di essere consapevole delle qualità della sua squadra e di non aver bisogno di nessuno. L'escalation di dichiarazioni sconcertanti è poi proseguita con recriminazioni sui presunti punti in più che la squadra avrebbe meritato (i famosi 5-6 punti in più) o con il negare la messa ai margini della rosa di Allegretti e Pippa, di cui anche i muri conoscono la situazione ma che il mister si ostina a dichiarare infortunati: "Attendo il responso del medico per convocare Allegretti" è ormai un must delle conferenze stampa. Con una situazione del genere, con un ambiente che depresso è dir poco viene da chiedersi se il mister viva in una realtà parallela o se siano tifosi e stampa (attaccata ancora una volta ieri sera nel corso di una trasmissione televisiva, con questa eloquente affermazione: "la stampa è distruttiva...qualcuno tra i giornalisti aspirava ad un incarico in società che non gli è arrivato e allora si è scagliato contro la stessa..") a sbagliarsi e a non vedere le celebri "prospettive di crescita dei nostri giovani".
Martino, un anno dopo quasi nulla è cambiato
"Stiamo valorizzando i nostri giovani", "I play-off sono ancora raggiungibili". Pare siano state queste le risposte date dal direttore generale Martino ai tifosi che nel post partita sabato manifestavano tutta la loro rabbia per l'ennesima delusione di una stagione che definire grigia è un eufemismo. Come detto per mister Orlandi, viene da chiedersi come si possa continuare a negare l'evidenza. Sono passati quasi 365 giorni dall'arrivo del direttore generale calabrese nella città della Disfida e di tempo per realizzare tutti i progetti di crescita annunciati, Martino ne ha avuto. Andando però a vedere i risultati ottenuti in un anno scopriamo un Barletta che si ritrova esattamente 12 mesi dopo quasi nella stessa situazione: nonostante la salvezza ottenuta, e la creazione di una buona base di calciatori di proprietà ci ritroviamo con una squadra che annaspa nelle ultime tre posizioni in classifica ormai da una stagione e mezzo, una rosa ridotta all'osso figlia di una politica volta al risparmio degli ingaggi cominciata dopo aver portato 1039 tifosi ad abbonarsi allettandoli con la prospettiva "nono posto", un organigramma ancora non completo e un presidente dimissionario. Bene, di chi è la responsabilità se non del direttore generale? Di colui che ha avuto dal presidente Tatò carta bianca e possibilità di agire a 360 gradi ed a proprio piacimento? La piazza ormai è esausta, disamorata e lontana dai colori biancorossi come mai lo era stata, neppure nei tempi della Promozione, eppure Martino continua a sorridere e a negare l'evidenza rimanendo saldo al suo posto, tanto si sa è sempre colpa di qualcun altro, della stampa, degli episodi o di qualsiasi altro fattore esterno.
Orlandi, aziendalista sì, ma a tutto c'è un limite
Lo scorso anno con la sua semplicità ed il suo pragmatismo era stato uno dei maggiori artefici della conquista della salvezza, il suo 3-5-2 aveva portato equilibrio alla squadra dopo gli sconquassi novelliani e aveva dato il là alla rimonta vincente. Quest'anno però la musica è cambiata, e il mister sembra davvero non imbroccarne una, dal campo alle dichiarazioni. Analizzando l'ambito del campo, si osserva che dopo un estate passata a provare e riprovare il fido 3-5-2 e dopo una prima parte di stagione quando anche l'evidenza degli 0 gol fatti in 7 giornate imponeva un cambio di atteggiamento, il mister ha cominciato i suoi esperimenti passando dal 3-4-3 al 4-3-3 fino al 4-3-1-2 con addirittura il Branzani suggeritore visto nell'ultima parte di gara contro la Nocerina. A questo punto viene da chiedersi, non sarebbe stato meglio provare queste soluzioni in estate rendendosi conto che per le caratteristiche degli uomini a disposizione e con un campionato senza retrocessioni si poteva e doveva rischiare di più sin da subito? Ed è poi plausibile affermare con un girone d'andata praticamente esaurito che la squadra "ha difficoltà ad impostare", come è possibile questo? E di chi è la responsabilità se non dell'allenatore?.
Venendo all'ambito non prettamente inerente il rettangolo di gioco, scopriamo un Orlandi che dire aziendalista è riduttivo. Sin da questa estate quando si parlava dei famosi quattro acquisti prossimi ad arrivare e mai avvistati dalle parti della città delle Disfida, il tecnico lombardo si diceva soddisfatto della rosa. Non arrivati i quattro rinforzi, dichiarava di essere consapevole delle qualità della sua squadra e di non aver bisogno di nessuno. L'escalation di dichiarazioni sconcertanti è poi proseguita con recriminazioni sui presunti punti in più che la squadra avrebbe meritato (i famosi 5-6 punti in più) o con il negare la messa ai margini della rosa di Allegretti e Pippa, di cui anche i muri conoscono la situazione ma che il mister si ostina a dichiarare infortunati: "Attendo il responso del medico per convocare Allegretti" è ormai un must delle conferenze stampa. Con una situazione del genere, con un ambiente che depresso è dir poco viene da chiedersi se il mister viva in una realtà parallela o se siano tifosi e stampa (attaccata ancora una volta ieri sera nel corso di una trasmissione televisiva, con questa eloquente affermazione: "la stampa è distruttiva...qualcuno tra i giornalisti aspirava ad un incarico in società che non gli è arrivato e allora si è scagliato contro la stessa..") a sbagliarsi e a non vedere le celebri "prospettive di crescita dei nostri giovani".
Martino, un anno dopo quasi nulla è cambiato
"Stiamo valorizzando i nostri giovani", "I play-off sono ancora raggiungibili". Pare siano state queste le risposte date dal direttore generale Martino ai tifosi che nel post partita sabato manifestavano tutta la loro rabbia per l'ennesima delusione di una stagione che definire grigia è un eufemismo. Come detto per mister Orlandi, viene da chiedersi come si possa continuare a negare l'evidenza. Sono passati quasi 365 giorni dall'arrivo del direttore generale calabrese nella città della Disfida e di tempo per realizzare tutti i progetti di crescita annunciati, Martino ne ha avuto. Andando però a vedere i risultati ottenuti in un anno scopriamo un Barletta che si ritrova esattamente 12 mesi dopo quasi nella stessa situazione: nonostante la salvezza ottenuta, e la creazione di una buona base di calciatori di proprietà ci ritroviamo con una squadra che annaspa nelle ultime tre posizioni in classifica ormai da una stagione e mezzo, una rosa ridotta all'osso figlia di una politica volta al risparmio degli ingaggi cominciata dopo aver portato 1039 tifosi ad abbonarsi allettandoli con la prospettiva "nono posto", un organigramma ancora non completo e un presidente dimissionario. Bene, di chi è la responsabilità se non del direttore generale? Di colui che ha avuto dal presidente Tatò carta bianca e possibilità di agire a 360 gradi ed a proprio piacimento? La piazza ormai è esausta, disamorata e lontana dai colori biancorossi come mai lo era stata, neppure nei tempi della Promozione, eppure Martino continua a sorridere e a negare l'evidenza rimanendo saldo al suo posto, tanto si sa è sempre colpa di qualcun altro, della stampa, degli episodi o di qualsiasi altro fattore esterno.