L’angolo dell’avversario: la storia del Perugia

Da Curi a Nakata passando per Materazzi, 108 anni in biancorosso

sabato 2 novembre 2013 10.56
A cura di Enrico Gorgoglione
Dopo una settimana burrascosa, in casa Barletta si torna a parlare di calcio giocato. Al "Puttilli", tra poco più di 24 ore, arriverà il blasonato Perugia di mister Camplone e dell'ex biancorosso Fabio Mazzeo. In attesa di nuovi riscontri (si spera positivi) del rettangolo di gioco, scopriamo insieme l'illustre passato del club umbro.

Le origini
Nel 1901 ebbe inizio il calcio a Perugia, con la creazione della sezione calcistica della Braccio Fortebraccio. Ma l'A.C. Calcio Perugia si costituì ufficialmente nel 1905, con a capo Romeo Gallenga Stuart. Nei primi anni di vita, la squadra partecipò ai campionati universitari, ma nel 1910 la rivalità tra opposte fazioni diede vita, da una costola della società principale, alla S.S. Libertas. In quel biennio, la squadra partecipò a diversi tornei interregionali, e nell'immediato dopoguerra Libertas e Perugia tornarono insieme nel 1921, dando vita alla Società Sportiva Perugia, che da quel giorno assunse i colori sociali bianco e rosso e il grifone quale simbolo. Nel 1932, il Perugia arrivò ad un passo dalla serie B, ma la promozione fu soltanto rinviata di un anno, visto che nel 1933, dopo essersi classificata al primo posto nel girone G della Prima Divisione, battè il Catanzaro in finale. Già nel 1934 il Perugia puntò alla serie A, ma la sorte voltò le spalle al sodalizio umbro, che l'anno successivo retrocesse. Nel 1940, il Perugia fu sostituito dal GUF in serie C e fu affidata al magiaro Peics, che però non riuscì a proseguire la sua cavalcata a causa degli eventi bellici. La ricostruzione fu affidata a Bottelli, che riportò la squadra in B già nel 1946, ma negli anni successivi le cose non andarono così bene e il Grifone si ritrovò addirittura in Quarta Serie. Fino al 1966 la squadra stazionò tra la Quarta serie e la serie C, annoverando tra le proprie fila anche il portiere Boranga e l'attaccante Ilario Castagner. Nella stagione 1966/67 il Perugia salì in B dopo un testa a testa con la Maceratese. Fino al 1974, la squadra disputò la serie B con buoni risultati, rischiando la retrocessione solo in due occasioni. In quella stagione, con una cavalcata vincente che sarebbe poi entrata nella storia, il Perugia ottenne la sua promozione in A, guidata da Castagner in panchina e con Renato Curi tra i più in mostra. Nel 1976/77, Curi fu determinante per far piazzare il Perugia al sesto posto in serie A. Nella stagione successiva, però, tutta Perugia fu scossa da un vero e proprio dramma: a 5 minuti dall'inizio del secondo tempo, Renato Curi, tentando uno scatto, si accasciò a terra, stroncato da un infarto a soli 24 anni. Nel 1978 il Grifone conquistò anche la Coppa Piano Karl Rappan, trionfando contro Waregem, Monaco 1860 e Nimes Olympique. Durante la stagione successiva, gli umbri restarono a lunga in corso con il Milan per la vittoria dello scudetto, ma alla fine prevalsero i rossoneri, che vinsero lo scudetto della stella, ma il Perugia passò alla storia per essere la prima squadra imbattuta in un intera stagione nella storia della serie A a girone unico.

Tante luci e qualche ombra
A Perugia, con l'inizio del nuovo decennio, arrivò anche Paolo Rossi, ma la società si ritrovò ad essere pioneristica per essere la prima squadra in Italia con uno sponsor commerciale. Sul campo, Rossi fece la sua parte, ma la squadra non riuscì ad esprimersi al meglio, e anche l'esperienza in Coppa Uefa si fermò troppo preso, ai sedicesimi di finale. Nella stagione successiva, in seguito allo scandalo del "Totonero", il Perugia perse Rossi, Della Martira e Zecchini, e con loro se ne andò anche la massima serie. Fu quello l'inizio di un periodo buio, che riportò il Perugia addirittura in C2 nel 1986 in seguito al "Totonero-bis". Nel 1988 il Perugia tornò in C1, grazie a talenti come Bia, Di Livio e Ravanelli. Nel 1991 fu Gaucci a rilevare il Perugia, proponendo ambizioni da grandeur: la serie B sul campo nel 1993, ma un caso di corruzione rispedì gli umbri nella terza serie nazionale. Quel che la giustizia sportiva levò sul campo, il Perugia riuscì a conquistarlo nella stagione successiva. Arrivò nel 1994 una nuova promozione in B, ma l'esperienza in cadetteria fu breve: nel 1996, con Galeone in panchina e Negri nelle vesti di goleador, il Perugia risalì in A, e l'anno d'oro fu completato dalla vittoria della Primavera nel campionato nazionale, proprio mentre si faceva largo il talento del giovane Gennaro Ivan Gattuso. Dopo un incredibile saliscendi tra A e B, il Perugia riuscì a stabilizzarsi nella massima serie, mettendo in luce i talenti di Milan Rapajc e di Hidetoshi Nakata. Nel 2000, Gaucci volle in panchina il vulcanico Serse Cosmi, a cui affidò nomi del calibro di Ze Maria, Materazzi, Liverani, Baiocco e Di Loreto. La squadra superò ogni aspettativa, regalando all'azzurro della nazionale anche due interpreti importanti. Nel 2003, ancora con Cosmi in panchina, il club perugino conquistò la Coppa Intertoto, battendo l'Allianssi, il Nantes e in finale il Wolfsburg, in virtù delle reti di Bothroyd, di Tedesco e di Berrettoni. L'esperienza in Uefa fu però interrotta al Philips Stadion di Eindhoven, al cospetto degli olandesi del PSV. In campionato, però, le cose non andarono bene: il Perugia arrivò al quartultimo posto, ma perse lo spareggio con la Fiorentina trovando una nuova retrocessione in B. L'anno successivo fu ancora più buio: sul campo arrivò il terzo posto, e la serie A fu sfiorata durante i playoff, ma il club umbro venne escluso dal successivo campionato di B per problemi finanziari.

Gli anni moderni
Nelle stagioni successive, il Perugia stazionò in serie C, provando in più occasioni al nuovo salto di categoria, ma senza particolare fortuna. Nel 2010, la storia del Perugia registrò un altro periodo nero, visto che tra il 9 giugno e il 9 luglio si consumò il secondo fallimento del club biancorosso nell'arco di 5 anni. La nuova ASD Perugia Calcio ripartì dalla D, ma la permanenza tra i dilettanti durò solo una stagione. Nel 2011 il Grifone conquistò la promozione in C2 e la Coppa Italia di serie D, ma non lo Scudetto Dilettanti, che fu cucito sulle maglie del Cuneo. La promozione in Prima Divisione arrivò l'anno successivo, in virtù della vittoria in trasferta contro il Fano. Il 20 maggio arrivò anche il successo nella Supercoppa di Lega Pro. L'ultima stagione si è conclusa con il secondo posto, ma il sogno di un nuovo salto in serie B fu bruscamente interrotto nella semifinale playoff contro il Pisa.