«Il girone B di Prima Divisione è tecnicamente più forte del girone A»: parola di Nicola Binda

Il celebre giornalista della Gazzetta dello Sport commenta la nuova Prima Divisione

martedì 6 agosto 2013 11.01
A cura di Enrico Gorgoglione
Nel corso di una riunione svoltasi ieri pomeriggio a Roma, è nata la nuova Lega Pro. I vertici del calcio italiano hanno deciso la nuova suddivisione dei gironi in Prima e Seconda Divisione. Come nelle previsioni, il Barletta è finito in un girone B "di fuoco", in compagnia di squadre blasonate come Lecce e Salernitana su tutte, che si vanno ad aggiungere alle "solite" Catanzaro, Perugia e Frosinone. A commentare la suddivisione e la nuova Lega Pro che sta per aprire il proprio sipario è il giornalista della Gazzetta dello Sport Nicola Binda, che si sofferma anche sulla regola dell'età media che sta creando tante polemiche all'interno del panorama calcistico nazionale.

Binda, un commento sulla suddivisione dei gironi: era quello che ci si aspettava?
«Si, la Lega Pro per contenere i costi ha preferito tornare alla divisione nord-sud. In questo modo gli esborsi per le trasferte sono più limitati e si sono salvaguardati tutti i derby, il che mi sembra fondamentale. Sono state rispettate le previsioni. C'è da dire che chiaramente la questione tecnica non compete alla Lega Pro. Ma per noi che giudichiamo il campionato da quel punto di vista è evidente il fatto che sono gironi "sbilanciati": il girone B ha molte più squadre forti rispetto al girone A, che può annoverare solo un paio di squadre attrezzate al salto di categoria».

Comunque il girone B vedrà ai nastri di partenza squadre molto blasonate come il Lecce e la Salernitana su tutte. Che girone si prospetta? Sarà diviso in due tra chi sogna la serie B e chi "naviga a vista"?
«Sarà un girone cortissimo. Paradossalmente, meno male che non ci sono le retrocessioni. Nella seconda parte della stagione capiterà che qualche squadra avrà mollato la presa e scenderà in campo con meno mordente. Al di là di questo aspetto, ci sono tante piazze grosse, importanti e con grandi tifoserie che hanno fatto squadre importanti. Penso a Lecce e Benevento su tutte, poi anche Perugia e Salernitana, ma anche il Catanzaro. Ci sono tante piazze che francamente non ci sono: Cremonese a parte, le altre squadre non sono di altissimo livello. Dal punto di vista tecnico, lo sbilanciamento è evidente».

"Del Duca", "Arechi", "Via del Mare": questa si può definire una specie di serie B2 almeno per quel che riguarda il fascino delle piazze presenti?
«Certamente, dopo tutto se è vero che in serie B ci sono 8-9 squadre che sono semi-novità, è anche vero che le altre sono tutte scese. Ed è per questo che il girone B di Prima Divisione vivrà un campionato molto, molto bello, così come sarà interessante il girone B della Seconda Divisione per il ritorno di squadre come Cosenza, Foggia, Casertana e Messina. Quest'anno il Sud sarà sicuramente molto caldo».

Volendo stilare una sorta di pole position del campionato, chi partirebbe avvantaggiato?
«Nel girone B sicuramente Lecce e Benevento hanno qualcosa in più. Per quel che riguarda il girone A, in testa c'è sicuramente la Cremonese. Bisogna vedere se e come si rinforza il Vicenza, ma al momento dietro i grigio rossi vedo bene la Virtus Entella. In seconda divisione bisogna vedere come si comportano le ripescate. Però sarà protagonista una matricola come l'Ischia. Ma in Seconda Divisione sarà più difficile individuare chi sarà ai vertici visto che saranno promosse 9 squadre».

In chiusura, vorrei chiederle un parere sulla famosa regola degli Under e della sua nuova "versione" che costringerà gli allenatori a scendere in campo con la calcolatrice. Qual è il suo parere in merito?
«Potenzialmente, trovo giusto che la Lega Pro faccia qualcosa per contenere i costi e per creare delle risorse per le società. La Lega Pro ha delle grosse quote da distribuire, ed è giusto che vengano elargite stabilendo un criterio riguardante i giovani. Quel che trovo sbagliato è l'applicazione di questa regola: con questo sistema, non c'è meritocrazia. Il giovane deve giocare perché se lo merita, non perché obbligato. In questo modo, la Lega Pro perde di appeal, perde di interesse. Il livello tecnico è sceso mostruosamente. In passato, la Lega Pro ha lanciato tanti giovani perché giocavano insieme a giocatori "vecchi" forti. Se si gioca solo con i giovani, questi faranno fatica ad emergere. Trovo giusto che si faccia una politica per i giovani, ma trovo sbagliata questa perché non valorizza il campionato».