Esposito: «Prato pari al Barletta, in Puglia per dimenticare il passato»

L'allenatore dei lanieri prepara la sfida del "Puttilli"

sabato 14 settembre 2013
A cura di Luca Guerra
Ex calciatore con le maglie di Torino, Prato, Lazio, Atalanta e Cesena, Vincenzo Esposito è un'autentica istituzione nel club di proprietà della famiglia Toccafondi. L'allenatore classe 1963, dopo i sei anni vissuti in sella al club toscano negli anni 2000, è tornato a Prato nel 2011, conquistando due salvezze attraverso la coda dei playout. Dalle riforme del 1926, il Prato ha partecipato ad oggi a ben 64 campionati di Serie C, risultando il club più presente in assoluto nella categoria e quello con il maggior numero di partecipazioni consecutive: una tradizione che prosegue nel segno della continuità, come la guida tecnica dei lanieri, prossimi avversari del Barletta nel match di domenica al "Cosimo Puttilli", ha confermato in un'intervista ai nostri microfoni.

Mister Esposito, che tipo di Barletta si aspetta di vedere al "Puttilli"?
«Siamo entrambe alla ricerca del primo gol in campionato, ma noi siamo anche alla ricerca di punti a Barletta, dove negli ultimi due anni abbiamo fatto due disfatte, non due disfide. Per quello che riguarda il resto, mi aspetto una squadra aggressiva, agguerrita, accorta, equilibrata: noi dovremo esserlo altrettanto, credo che noi e il Barletta siamo della stessa cifra tecnica, ce la giocheremo a viso aperto».

Negli ultimi due anni avete raggranellato due salvezze ai playout. Quest'anno non ci sono retrocessioni: partite "low-profile", basandovi sulla semplice continuità, o maturate ambizioni concrete di nono posto?
«Il nostro progetto prosegue quello degli scorsi anni: il nostro obiettivo è andare avanti senza dover passare per forza per i tribunali o i fallimenti. Abbiamo basi serie, solide, che puntano a far crescere le squadre e i ragazzi sul campo. Negli ultimi due anni ci siamo salvati attraverso i playout, ma abbiamo messo in campo tanta maturità. Quest'anno, non essendoci retrocessioni, miriamo a crescere senza porci grandi obiettivi: non avremo mai un atteggiamento dimesso, questo lo garantisco, ci impegneremo sempre al massimo».

Con i suoi nove anni totali in sella alla panchina del Prato, lei è l'allenatore più longevo della Lega Pro: come si costruisce in questo contesto calcistico difficile un progetto?
«Non ci sono particolari alchimie, ma solo una realtà fatta di volti umani. Io faccio parte di questa società complessivamente da 20 anni, sebbene con tappe diverse, e sono legatissimo alla proprietà e alla famiglia Toccafondi. Evidentemente c'è qualcosa di più concreto».

Si sente un po' l'Alex Ferguson della Lega Pro?
«No, ho ricoperto ruoli diversi. I paragoni li trovo sempre un po' irriverenti: poi Ferguson ha lavorato sempre con il portafogli, io no (ride, ndr). Il fatto è che c'è un rapporto e in un mondo del calcio dove si cambia allenatore dopo due amichevoli, noi siamo una realtà lontana anni luce da questi esempi».

Nella vostra rosa ci sono tanti giovani. E' brutto parlare dei singoli, ma c'è per lei un giovane già pronto per una categoria superiore?

«Abbiamo tanti ragazzi, del '96 e del '95. Magari dico Cela, che ha esordito proprio l'anno scorso a Barletta. Sono curioso di vedere come crescerà Lanini, attaccante classe 1994 che è arrivato dalla Juventus: vorrei vedere che percorso intraprenderà».

Qual è la sua griglia di favorite nel girone B del campionato di Prima Divisione? Possiamo parlare di una sorta di B2?
«Assolutamente sì, a mio parere se sovrapponesimo alcune squadre di Prima Divisione e altre di serie B, faremmo fatica a capirne le reali forze. Ci sono eccezioni come il Palermo, che ha un organico di altro livello. La nostra è realmente una B2: le favorite sono squadre come la Salernitana, il Benevento, la Salernitana, il Frosinone, il Catanzaro, il Perugia, il Pisa, società di blasone e ambiziose che vogliono rivivere antichi fasti. Credo che vedremo tante belle partite, pochi vogliono vivere un anno di transizione».
(Twitter: @GuerraLuca88)