Cristiano Lucarelli: «Voglio crescere con il Viareggio, Barletta in ripresa»

L'allenatore delle zebre toscane parla alla vigilia della partita del "Puttilli"

venerdì 15 novembre 2013
A cura di Luca Guerra
«Ci sono giocatori che con i soldi guadagnati si comprano lo yacht, una Ferrari, una villa al mare. Ecco io con questi soldi mi ci sono comprato la maglia del Livorno» è una delle frasi cult del suo libro, "Tenetevi il milardo". Dei tanti aggettivi che si possono usare per definire Cristiano Lucarelli, "banale" è fuor di dubbio quello meno calzante. Da calciatore centravanti con le maglie di Lecce, Napoli, Livorno, Valencia, Parma e Shakhtar Donetsk, tanto per citarne alcune, con 551 partite e 221 reti all'attivo, sei presenze in Nazionale, una preferenza politica mai nascosta, un passato da editore del Corriere di Livorno, e poi il passaggio in panchina, prima tra gli "Allievi Nazionali" del Parma, e ora a Viareggio, ma non prima di essere passato per un esonero in avvio di stagione a Perugia. Oggi Lucarelli guida le zebre toscane, e domani pomeriggio sarà al "Cosimo Puttilli" di Barletta, in una sfida che ha anticipato ai nostri microfoni:

Lucarelli, quando si parla di lei è difficile scindere il grande passato da calciatore e il presente da allenatore. E' partito dagli "Allievi Nazionali" del Parma, poi il salto a Perugia, subito interrotto, e ora Viareggio. E' nella piazza ideale per lavorare con i giovani, in una zona d'Italia che lei conosce bene?
«Assolutamente sì, come dicevo in sede di presentazione. E' una cattedrale per poter crescere per i giovani calciatori, così lo è per un giovane allenatore. Nei due mesi in cui sono stato a casa, per la prima volta ho avuto la possibilità di fare il babbo e il marito a tempo pieno, ma nel pomeriggio avevo quello che io chiamo il richiamo della foresta (ride, ndr), l'orario degli allenamenti. Avevo già parlato con un paio di squadre di Lega Pro, ma nel calcio ci sono degli autobus che vanno presi al volo. Io questo l'ho colto subito sia dal punto di vista logistico che da quello professionale, era la soluzione giusta».

In due panchine con il Viareggio lo 0-3 di Lecce e il pari a reti bianche con l'Ascoli. Con che spirito arrivate a Barletta? Si affrontano due squadre a pari punti, che partita sarà?
«A Lecce abbiamo affrontato un avversario in ripresa, il venerdì ho fatto il primo allenamento e siamo partiti. Il vero esordio è stato con l'Ascoli domenica: siamo stati sfortunati nel primo tempo, con tante occasioni da gol ma non l'abbiamo buttata dentro, e nel calcio non è un dettaglio. Io ho chiesto ai miei calciatori di giocare spensierati: non ci sono retrocessioni, i giovani possono crescere e tentare giocate più rischiose. Anche a Barletta proveremo a giocare a calcio, troveremo un avversario in ripresa, affamato e reduce dalla prima vittoria. Noi cercheremo di vincere, consapevoli della difficoltà della trasferta».

Sin qui sette esoneri nel girone B. Tanti, considerando l'annata senza retrocessioni. Lei ha iniziato la stagione a Perugia, e l'esonero prima del via del campionato oggi le "consente" di allenare il Viareggio. Ci pensa ancora a quel treno perso che le ha comunque aperto una nuova porta?
«Per me Perugia era un'occasione molto importante, dopo la vittoria di campionato e supercoppa con gli "Allievi" del Parma. Non potevo rifiutare e ho accettato con entusiasmo, ma ho trovato un ambiente depresso da come erano terminati i playoff dello scorso anno. Non capisco tutt'ora perché la scelta sia caduta su di me: piazza e società non erano pronte per un allenatore giovane. Alla fine è come nell'amore: se non scocca la scintilla è bene fermarsi subito, così da evitare ripercussioni. Così successivamente ho potuto accettare la proposta del Viareggio. E' chiaro che ci sono mezzi economici e ambizioni differenti, si lavora anche con il materiale a disposizione».

Lei a Viareggio ha ritrovato Ighli Vannucchi, appena due anni meno di lei e avversario in tanti campi di A: che rapporto avete?
«Come allenatore, pongo delle regole che valgono per tutti, in primis per i più esperti come Ighli: poi è chiaro che ci sono situazioni dove serve elasticità. Per me sono tutti uguali in partenza, poi è ovvio che allenamento, gestione e approccio alla gara possono essere ponderate in base al calciatore».

Da ex attaccante, che mentalità sta cercando di dare al Viareggio?
«Io come allenatore sono "Mazzarriano" (riferimento all'attuale allenatore dell'Inter, con lui a Livorno), non sono un integralista. Mi piace variare anche a partita in corso il modulo di gioco: mi piace il gioco veloce e palla a terra, il che non significa per forza essere spregiudicati nell'approccio».

Fuori dal campo, lei ha avuto trascorsi da editore con il "Corriere di Livorno": è cambiato dopo quell'esperienza il suo rapporto con la carta stampata?
«No, io non sono entrato a quell'epoca in decisioni tecniche, ho finanziato questo progetto perché mi faceva piacere dare una mano: purtroppo la cooperativa che editava si è imbattuta in avversari tosti e probabilmente legare la mia immagine al giornale in un momento in cui ho lasciato Livorno per andare in Ucraina allo Shakhtar non ha aiutato».

Lei è stato sempre una bandiera per i tifosi e gli ultras: che idea si è fatto di quanto avvenuto domenica scorsa all'"Arechi" in Salernitana-Nocerina?
«Non c'è nessuno che possa sentirsi esente da responsabilità per quanto avvenuto, nessuno può nascondere la mano, tutti hanno messo del loro per far sì che accadesse quello che è successo: si parla tanto di derby con i tifosi, poi nel momento in cui arriva il momento della partita si vieta la trasferta. Io credo che a prescindere da Nocerina e Salernitana si debba fare dei passi avanti come Paese, siamo gli unici a non riuscire a permettere trasferte alle tifoserie avversarie. Anziché proibire le trasferte, bisognerebbe insegnare a tutti la cultura della sconfitta».

Chiudiamo con il suo sogno nel cassetto da allenatore: guidare dalla panchina il Livorno è troppo facile?
«Il mio sogno è diventare un allenatore, oggi mi ritengo ancora un apprendista: poi nel momento in cui dimostrerò di poter essere un buon allenatore, ci sono situazioni dove sono già stato che mi piacerebbe allenare, e Livorno è una di queste».
(Twitter: @GuerraLuca88)