Centenario biancorosso, Barletta in Serie B - Quinta parte

7 giugno 1987. Storia di una promozione annunciata

sabato 12 febbraio 2022
A cura di Cosimo Campanella
E' difficile spiegare a chi non c'era, o a chi era troppo giovane, cosa sia stato per i tifosi del Barletta l'anno della promozione in Serie B. E' difficile spiegarlo anche perché, se analizzato con il freddo distacco delle statistiche e del tempo che passa, il campionato di Serie C1 girone B 1986/87 ci narra di un Barletta che conquista la promozione in cadetteria a Sorrento, in casa dell'ultima in classifica già matematicamente retrocessa da tempo, con un misero 1-0 all'ultima giornata di un campionato sofferto e combattuto.

In realtà non è così, perché a Barletta la Serie B si respirava a pieni polmoni ben prima di quel fantastico 7 giugno 1987. Oseremmo dire sin dal 1-4 subito a Siena nell'ultima giornata del campionato precedente. Quasi fosse un destino scritto, ineluttabile.

"Che vadano pure in B Messina e Taranto. Tanto dopo tocca a noi". Questo, in sintesi, era il sentimento di gran lunga prevalente in noi tifosi biancorossi, nella calda estate del 1986.

I segnali del resto non mancavano. Oltre al Catanzaro (che nel frattempo ha ingaggiato in panchina il "nostro" Claudio Tobia), dalla Serie B sarebbero dovuti arrivare, con tutto il peso del loro blasone, il Perugia e il Pescara. Ma lo scoppio del secondo scandalo del Totonero spedisce gli umbri direttamente in Serie C/2, mentre il Pescara di Giovanni Galeone beneficia del fallimento del Palermo e viene ripescato tra i cadetti, dove centrerà una clamorosa quanto meritata promozione in Serie A.

Al posto di "delfini" e "grifoni" – che probabilmente sarebbero stati temibili protagonisti nel girone B di Serie C1 - vengono ripescate le retrocesse Livorno e Benevento, il che fa tanta differenza per le ambizioni di primato del Barletta. Lo scandalo delle scommesse atto secondo, investe inoltre anche un altro tra i papabili rivali del Barletta nella corsa alla promozione: il primo Foggia di Zeman, che verrà penalizzato di 5 punti da scontare nel campionato che andrà ad iniziare di li a poco.

Ma prima c'è da affrontare il piacevolissimo (soprattutto per le casse societarie) intermezzo del girone di Coppa Italia (quella vera, non l'insulso torneo di oggi, utile solo al carneade musicale di turno che canta l'inno nazionale il giorno della finale). Gli avversari del Barletta, allenato dal recentemente scomparso Romano Fogli, sono il primo Milan di Berlusconi, l'Ascoli, la Sambenedettese, il Parma allenato da un certo Arrigo Sacchi, e la Triestina, contro la quale il Barletta ottiene l'unica vittoria con un gol del partente Paolo Doto. Al posto del regista ex Varese viene ingaggiato l'ex laziale Francesco Fonte.

Ma è sull'asse Barletta – Taranto che si concretizza il doppio colpo decisivo di mercato. Uno scambio che a suo tempo avremmo definito "alla Moggi", che vede Romiti e Di Maria ( i gioielli più preziosi e lucenti del Barletta 1985/86) approdare nella città dei due mari, mentre Di Cosola veste di biancorosso il centrocampista Salvatore Pesce e l'esperto e affidabile attaccante Nicola D'Ottavio. Il Barletta sceglie quindi di rinunciare a un pò di spettacolo, in cambio di maggiore concretezza, memore soprattutto dei troppi punti dispersi in evitabilissimi pareggi durante il girone di andata del campionato precedente.

L'inizio di campionato del Barletta si rivela ampiamente in linea con quanto preventivato, e vede in D'Ottavio e compagni perfetti precursori del celebre "corto muso" della Juventus di Allegri: 0-0 contro il Cosenza, 1-0 a Brindisi, 2-0 al Livorno e 2-1 in casa della Reggina, in occasione del recupero della gara d'esordio rinviata per pioggia.

Poi però arrivano le due sconfitte di fila per 0-1 in trasferta contro Salernitana e Campania, e la burrascosa vittoria interna contro il Martina, alla fine della quale Romano Fogli verrà sollevato dall'incarico, si dice, per malumori nello spogliatoio.

Ma tutti questi imprevisti vengono vissuti dalla tifoseria quasi nella totale indifferenza, anche perché Catanzaro e Casertana, che dovrebbero essere le principali antagoniste del Barletta nella corsa alla B, hanno avuto entrambe avvii di stagione piuttosto problematici, e il fatto che in testa alla classifica vi sia momentaneamente il Licata, non impensierisce più di tanto l'ambiente. Del resto, come già detto, questo è l'anno del Barletta e non c'è avversario che tenga. Soprattutto adesso che Di Cosola ha chiamato in panchina mister Pippo Marchioro, e che dal mercato di riparazione di ottobre è arrivato l'ex Roma, Napoli e Milan Roberto Scarnecchia. Una Casertana in netta risalita pareggia al "Comunale" nel finale di gara con il primo e unico tiro in porta della partita? Pazienza, capita!

Il Benevento ultimo in classifica ottiene incredibilmente la sua prima vittoria proprio in casa del Barletta? Si, certo, fa male. Ma andremo in B lo stesso. Giusto il tempo per Marchioro di varare quel 4-3-3 vecchio stampo, modificabile all'occorrenza in un granitico 4-4-1-1 con Paolillo un po' più arretrato sulla destra, e Scarnecchia libero di svariare dietro la punta centrale D'Ottavio.

Con questo schieramento il Barletta, eccezion fatta per le due sconfitte completamente indolore di Catanzaro e di Caserta, non perde praticamente più un colpo fino alla fine del campionato, e veleggia in assoluta tranquillità verso il traguardo finale.

Del resto, che sarebbe stata Serie B, a Barletta lo sapevamo a tal punto che i festeggiamenti erano cominciati già prima della partita in casa contro il Catanzaro, per poi proseguire subito dopo con tanto di gemellaggio tra le due tifoserie, nonostante ad essere promossi aritmeticamente fossero per il momento solo i giallorossi calabresi.

Che sarebbe stata Serie B lo sapeva anche il buon Gino Pastore, tanto che la sua celebre canzone celebrativa si iniziava a canticchiare già prima di Barletta-Catanzaro.

Che sarebbe stata Serie B lo sapeva anche l'amministrazione comunale, tant'è che nulla obiettò sul fatto che la città fosse già bella che imbandierata di biancorosso sin dal lunedì antecedente l'apoteosi di Sorrento.

Non era presunzione, ne tanto meno arroganza tipica da barlettano "pegghja pegghj". Sono quelle sensazioni a volte inspiegabili che solo lo sport sa regalare, e che a volte ci permettono di percepire nell'aria che qualcosa di bello e di grande sta per accadere. Ecco perché, per noi che c'eravamo, quel 7 giugno 1987 lo stavamo in pratica già vivendo da un anno.