Cardovolley, segni particolari: capitano Serena Doronzo

Una chiacchierata con la giovanissima leader

venerdì 15 ottobre 2010
A cura di Nicola Ricchitelli
Un tempo splendida promessa, fino oggi concreta realtà, un misto di determinazione e grinta che ne hanno fatto di diritto il capitano della Cardovolley, lì dove tutto ha avuto inizio, lì dove ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del volley, un lungo cammino che l'ha portata a disputare campionati giovanili, fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento per la sua squadra.

Serena Doronzo, giovanissima capitano della Cardovolley, 21 anni ma con alle spalle già ben quattro partecipazioni ai campionati di serie C, alla vigilia della stagione pallavolistica 2010/2011 di serie C – la quinta per la precisione - quali sono le sensazioni e le ambizioni personali ma anche di tutta la squadra?
«Per quanto le sensazioni possano sembrare positive occorre misurarle costantemente, allenamento dopo allenamento, lavorando tanto e seguendo quelli che sono i dettami del mister. Questo credo che debba essere il nostro punto di partenza».

Quale è stato il momento in cui è sbocciato l'amore per questo sport? Quando hai capito che la passione per la pallavolo poteva diventare la tua vita? Pensi che ci siano margini di miglioramento? Pensi che un domani il volley possa diventare una professione?
«Gioco a pallavolo da 14 anni, non ricordo esattamente come sia sbocciato l'amore per questo sport, ma credo che abbia sempre fatto parte di me! Penso che soprattutto in questi 4 anni di serie C ogni allenamento come ogni partita mi abbiano lasciato un qualcosa dentro che mi ha spinto sempre a migliorare».

Una vita fatta soprattutto di volley, tanto che alla fine vi diventa uno stile di vita. Tutto nasce nel momento in cui per caso ti hanno messo tra le mani una palla da pallavolo, poi quella passione inizia a diventare la vita di tutti i giorni, tornare dalla scuola, buttare lì in qualche angolo lo zaino e mandare giù giusto qualche boccone, poi via in palestra ad allenarsi, ritornare quindi a casa e cercare quella voglia di studiare nascosta chissà dove. Quanto ti dà e quanto ti toglie una vita dedicata al volley? Quanto è stato difficile, e quanto lo è tuttora conciliare lo sport con la scuola?
«Quando scegli di praticare un determinato sport e decidi di farlo seriamente sei consapevole dei sacrifici e delle rinunce che bisogna fare. La pallavolo mi ha dato e continua a darmi tantissimo e non mi ha tolto assolutamente niente perché e ciò che ho sempre voluto fare! Certo, ho dovuto spesso dire no a serate con amici e parenti facendo del palazzetto la mia seconda casa, tuttavia la disciplina che questo sport insegna mi ha indotto ad affrontare con serenità le evenienze della mia vita».

C'è un'atleta che hai preso come modello?
«Valerio Vermiglio (non per il ruolo) – capitano della nazionale di volley del mondiale appena concluso - è sempre stato il modello a cui mi sono ispirata. Il carisma e l'atteggiamento che mostra ad ogni partita risultano determinanti, diventando altresì il punto di forza oltre che di riferimento per la sua squadra e allo stesso tempo un incubo per gli avversari».

Seppur giovanissima – come dicevamo in apertura - hai alle spalle ben quattro campionati di serie C e diverse partecipazioni ai campionati giovanili, quindi consentimi di usare la parola carriera. Qual è il ricordo più bello e il ricordo più brutto che racchiudi dentro di te in tutta la tua carriera fin qui vissuta?
«Il ricordo più brutto risale all'esperienza di play off di serie D vissuta nel 2006 contro il Surano. Una trasferta lunghissima, con la palestra isolata dal mondo, fino a finire alla avversarie esperte e molto sicure dei loro mezzi, mentre noi, invece, eravamo ancora troppo piccole e forse impreparate a una realtà simile. Infatti i sogni si infransero alla terza gara. La piu bella esperienza invece, è legata ad un torneo a cui ho partecipato a 12 anni a Misano in cui erano presenti società proveniente da tutta Italia. Una bella esperienza non tanto per i risultati che hanno visto me e le mie compagne protagoniste, ma soprattutto perché ho dedicato un intera giornata a questo meraviglioso sport».

Quali sono il tuo punto forte ed il tuo tallone d'Achille nel volley?
«Il punto forte è probabilmente la grinta e la determinazione che metto al servizio della squadra oltre che la voglia di lottare che mi obbliga a non alzare mai bandiera bianca. Per quanto riguarda il tallone d'Achille, beh, so qual è ma non lo dico!! E poi se lo dicessi farei la felicità delle mie avversarie»

Un campionato, quattordici squadre e soli tre posti per i play off. A più riprese non si è nascosto che l'obbiettivo della stagione. Quali sono le squadre da temere? Chi sono maggiormente le favorite? Quali sono secondo te le possibili sorprese che ci possono essere nel corso del campionato?
Credo che ad oggi sia impossibile dire quali siano le favorite per i play-off, perché tutte le 14 squadre si sono rinforzate per affrontare al meglio questa stagione. Quindi le 26 gare andranno giocate tutte allo stesso modo con la stessa cattiveria e voglia di vincere.

Nella tua carriera pallavolistica c'è una partita che ricordi in maniera particolare?
«I ricordi più freschi mi riportano alla partita disputata in casa della capolista Noci. Fu senza dubbio la nostra migliore prestazione esterna, e anche se il risultato finale ci vide sconfitte, ci diede più fiducia nelle nostre capacità e più consapevolezza per continuare a credere nei play-off».

Tante le novità rispetto alla passata stagione, l'arrivo delle gemelle Stufano, ma anche le centrali Gabriella Lanotte e Roberta Valente, ma soprattutto una nuova palleggiatrice Sara Grassi, ruolo che già ricopri tu? Come vivi questa situazione? Una rivalità, una sfida da vincere? O un occasione di crescita?
«Non credo sia cambiato molto rispetto allo scorso anno, perché è andata via una palleggiatrice che per tre anni ha dato molto a questa squadra e ne è arrivata un altra altrettanto brava ed esperta. Per quanto mi riguarda continuerò a lavorare come ho sempre fatto, e inoltre sono contenta di questi nuovi arrivi perché mi daranno stimoli in più per migliorare».

La novità vera e propria è rappresentata, se vogliamo, dall'arrivo del nuovo tecnico Franco Marzocca che succede Giacinto Di noia. Circa il nuovo allenatore cosa ci puoi raccontare?
«E' una grande novità, noi barlettane siamo cresciute con mister Giacinto che ci ha portate dalla prima divisione alla serie c, e ne abbiamo vissute tante insieme. Forse è proprio per questo motivo che la società ha deciso di voltare pagina. Credo che il nuovo mister Franco possa infondere in tutte noi nuove motivazioni, e con la sua esperienza potrà dare una spinta in più per il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Bene Serena, non mi resta che ringraziarti della disponibilità data e quindi non resta che darti un in bocca a lupo per la stagione oramai alle porte.