Caos "calcio-scommesse", il presidente del Ravenna Fabbri si difende dalle accuse

Attraverso una nota sul sito ufficiale del club romagnolo

domenica 5 giugno 2011 11.46
A cura di Luca Guerra
Continuano a venir fuori nuovi e altisonanti nomi nell'elenco dei personaggi, coinvolti o presunti tali, nella bufera "calcio-scommesse". Le indagini della Procura di Cremona avrebbero posto sotto la luce dei riflettori la posizione del presidente del Ravenna Gianni Fabbri; il numero uno della società romagnola potrebbe essere coinvolto nello scandalo che sta sconvolgendo il calcio "pro" italiano. Ricordiamo che la posizione del club ravennate si è aggravata dopo la notizia del coinvolgimento del ds Giorgio Buffone nel turpe "affaire". Nella giornata di ieri, attraverso un comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale del Ravenna, i legali difensori di Fabbri, gli avvocati Cicognani e Scudellari, hanno chiarito la posizione del presidente del club romagnolo:

"Sono estremamente significative tutte le conversazioni telefoniche nelle quali terze persone e in particolare Giorgio Buffone prospettavano all'interlocutore di turno la reiterata indisponibilità del presidente a raggiungere accordi di sorta. La circostanza si accompagna all'evidenziata volontà del presidente e dell'allenatore di ottenere sempre il miglior risultato possibile per la squadra.

Al riguardo la lettera delle altre telefonate intercettate tra Buffone ed i nostri assistiti e soprattutto quelle immediatamente successive ai colloqui riportati nell'ordinanza cautelare, potranno confermare la ferma e corretta volontà del presidente Fabbri e dell'allenatore Rossi.

Particolarmente rilevante appare poi la circostanza dell'immediata segnalazione alla Procura federale da parte del presidente Fabbri sui sospetti inerenti la regolarità della partita Ravenna-Spezia, comportamento certamente incompatibile con la volontà e/o la consapevolezza di raggiungere o trattare accordi illeciti.

Da ultimo si evidenzia che l'ipotizzato incasso di una fideiussione del Comune di cui si parla in un colloquio tra Erodiani e Pirani, è insussistente ed ha il chiaro significato di una scusa per giustificare i ripetuti dinieghi a qualsiasi accordo da parte del preside
nte".