Boxe a difesa delle donne, l'esperienza di Salvemini jr. a Bollate

Figlio del campione barlettano Matteo, ha promosso il progetto "Iron Women"

lunedì 17 marzo 2014 19.05
A cura di Luca Guerra
L'8 marzo si celebra una volta all'anno, ma la difesa della donna è un valore da tenere sempre presente: è questo il messaggio che lancia Marco Salvemini, 27 anni, tecnico sportivo e istruttore di boxe, promotore del progetto «Iron women», un corso di difesa personale «in rosa». Figlio di Matteo Salvemini, medaglia d'oro ai giochi del Mediterraneo nel 1975, campione europeo e quattro volte campione italiano tra gli anni '70 e gli anni '80, Marco ha portato in atto un'opera concreta per aiutare il cosiddetto "sesso debole". Come? Con un corso aperto gratuitamente a tutte le donne, per tutto marzo, ogni martedì e giovedì dalle 19 alle 20 nella sua palestra, l'A.S.D. Boxe Club di Bollate. L'idea nasce in Lombardia, ma ha radici barlettane, e nasce in un momento storico particolare, tra richieste di teoriche "parità di genere" e frequenti casi di violenze, fisiche e mentali, sulle donne.

«Se avete la possibilità di scegliere, scappate, perchè il vostro aggressore è sicuramente più forte di voi. Se invece non potete scappare, vi insegno come difendervi» ha raccontato sulle colonne de Il Giorno. Una vergognosa conta, quella delle donne vittime di violenza, che nel 2013 è arrivata a quota 134, con una rapida escalation: ad agosto risultavano un'ottantina di casi e le richieste di aiuto di donne vittime di stalking al numero attivato da Telefono Rosa sono aumentate nei primi sei mesi del 2013 di circa il 10 %. Numeri che hanno bisogno di risposte e reazioni: «Negli ultimi anni- spiega Marco-sono aumentate le donne che si rivolgono alla nostra palestra per imparare le tecniche di difesa personale, perchè hanno paura ad uscire da sole. Qualcuna poi si appassiona e si avvicina alla nobile disciplina sportiva della boxe. Una ragazza è venuta da noi dopo aver subito una violenza e mi ha chiesto di insegnarle a difendersi. Avevo preso a cuore la sua storia. Ma le ripetevo continuamente che le tecniche che imparava le doveva usare solo in caso di difesa».

Durante le lezioni si lavora su movimenti pratici e principi mentali utili per l'autodifesa: un lavoro psico-fisico sulla fiducia nel sè e sull'affinamento delle capacità utili per riconoscere le situazioni di pericolo- «Anche alle bambine di sei anni che vengono a fare boxe spiego che i pugni che imparano a tirare in palestra non li devono dare quando sono fuori di qui, che non devono ricorrere alla violenza - conclude Marco sulle colonne de Il Giorno-. Ci sono anche ragazzine come Martina Pasquali, che ha iniziato quando aveva 14 anni: voleva provare a fare pugilato per difendersi, nel 2013 ha disputato il suo primo match e oggi è diventata la nostra mascotte del progetto». Come dire: infilare i guantoni, cosa che Marco Salvemini ha fatto a 8 anni, serve anche "in rosa".
(Twitter: @GuerraLuca88)