Barletta Calcio, qui si rischia l’anonimato

Dopo il ko contro il Prato squadra ancora a secco di vittorie e gol

lunedì 16 settembre 2013 00.00
A cura di Luca Guerra
Tre mesi fa, sembra una vita
Il 2 giugno 2013 è lontano solo 103 giorni sul calendario, ma nella mente e nei cuori dei tifosi biancorossi la salvezza ottenuta al "Degli Ulivi" di Andria al termine di una cavalcata quasi trionfale, frutto di due mesi di orgoglio, determinazione e voglia di raggiungere l'obiettivo messe in campo da Allegretti e compagni, appare davvero lontana anni luce. In tre mesi la società ha smarrito, quasi dilapidato, l'entusiasmo suscitato nei tifosi da una salvezza arrivata sul campo, sebbene dopo tanti patemi: la storia del campionato di Prima Divisione Lega Pro 2013/2014 oggi propone un "Puttilli" terra di conquista, come attestato ieri dallo 0-2 subìto per mano del Prato, e una rosa che pare aver smarrito la fame di un tempo, elemento necessario a un organico come quello del Barletta per raggiungere l'obiettivo. Tanti, troppi scricchiolii in ogni reparto in casa biancorossa, non un campanello di allarme ma un serio monito per il futuro: così il nono posto, obiettivo annunciato a inizio stagione dalla dirigenza di via Vittorio Veneto, è un miraggio. L'autentico rischio, in un torneo privo di retrocessioni, è quello di vivere una stagione di triste anonimato.

Zero è il numero sulla ruota di Barletta
La squadra non vince e non segna: è questa la verità data in lascito dai numeri oggi collezionati sul campo dal Barletta. Il numero 0 domina alle voci "gol fatti" e "vittorie". E' vero che ieri La Mantia ha colpito un palo, che contro il Pisa è stato negato un rigore netto a D'Errico, come è altrettanto fresco il ricordo del rigore fallito dall'ascolano Capece otto giorni fa. Il punto messo oggi da parte in classifica è giusto frutto di quanto espresso sin qui: uno spettacolo mediocre. Forse è stata troppa la fiducia nel gruppo, sì compatto ma anche incapace di andare oltre il quattordicesimo posto nello scorso torneo: e così quanto pronosticato a fine mercato circa l'assenza dei famosi 2-3 elementi di qualità ed esperienza si sta realizzando sul rettangolo di gioco.

1.666 al "Puttilli", come pretendere di più?
Ieri in 1.666 hanno assistito al mediocre spettacolo offerto dai biancorossi contro i lanieri: numeri che restano più o meno entro le medie osservate negli scorsi anni- eccezion fatta per "picchi" dettati dall'euforia- sugli spalti del "Cosimo Puttilli". Di questi, si contano poco più di 1000 abbonati, esattamente 1.012: in tempi recenti il presidente Roberto Tatò si era detto deluso di questi numeri, sotto le sue attese di 2000 sottoscrizioni, esattamente il triplo dell'annata precedente. Difficile andare oltre il 1.666 se la squadra dello scorso anno ha perso due dei giocatori più rappresentativi (Molina e Dezi) e non offre certo un gioco migliore: difficile e anche giustificabile come concetto. E il rischio concreto, se non si inverte marcia, è che il numero continui a calare.

Senza Prutsch e Allegretti, luce spenta in mezzo al campo. Cicerelli, "riposo" necessario
Il Prato, come ammesso anche nel post-partita dai protagonisti del match, ha vinto la partita a centrocampo, laddove il Barletta si è presentato dal 1' con un inedito trio Branzani-Legras-Mantovani: solo quest'ultimo ha rasentato la sufficienza, mentre i primi due hanno fatto pesare maledettamente le panchine di Prutsch e Allegretti, autentiche sorprese di giornata. Il capitano sembrava recuperato, salvo giocare una seconda parte di gara in condizioni fisiche apparse quanto meno normali. Il Barletta non può fare a meno della sua leadership tecnica e morale, questo è il messaggio: doti che in minore quantità appartengono a Jurgen Prutsch, positivo in quel di Ascoli e in campo solo per 10' ieri. Scelte a metà tra l'autolesionismo e una Strafexpedition, per restare in tema austriaco. Gli interrogativi sulle scelte di Orlandi, al momento non trovano risposta. E forse è meglio optare per il silenzio, così come sulla prestazione di Cicerelli: e forse il "rosso" rimediato dal baby biancorosso, in estate proposto come icona della rosa e oggi alla ricerca di identità, servirà all'attaccante classe 1994 a ritemprare mente e fisico, dopo un avvio deludente.

Martino e Orlandi, necessaria l'assunzione di responsabilità
Al fischio finale i tifosi hanno dato sfogo alla delusione, contestando la dirigenza ("Presidente, jiss i t'r'neis" la richiesta lanciata a mezzo coro verso Tatò) e l'operato del dg Martino in particolare. E' solo la terza giornata, è vero, ma certi difetti e taluni pregi presto si scoprono sui campi di calcio. "Non posso assumermi la responsabilità della sconfitta, ma della squadra costruita: io sono sicuro che crescerà. Il gruppo è formato da tanti giovani, mi sembrano professionisti seri: quando nasce qualcosa di nuovo ci vuole sempre tempo per conoscersi bene, poi è chiaro che alcune volte i risultati la fanno da padrone". Così il dg Gabriele Martino ha parlato nel post-partita: un'assunzione di responsabilità parziale, che ha fatto il paio con le parole di mister Orlandi: "Ho sempre temuto che la mancanza dell'obiettivo salvezza potesse essere un'arma a doppio taglio, era un rischio e lo è ma per ora ritengo che non ci sia appagamento. E' vero però che lo scorso anno avevamo un obiettivo che ci dava aggressività mentale che ora non abbiamo". Cattiveria, aggressività: parole che mancano al verbo del rettangolo di gioco. Ambizione, voglia di crescere: strumenti che non sono stati del tutto perseguiti in sede di mercato. Ora va bene assumersi colpe, ma ancor più importante è trovare giusti rimedi.

Trittico terribile: si rischia l'anonimato
Nel girone B, si sa, tante sono le "corazzate" o presunte tali. I prossimi tre incontri prima della pausa opporranno il Barletta a tre di queste: nell'ordine Frosinone in trasferta, Salernitana in casa e Lecce al "Via del Mare". Sfide complicate, contro formazioni di livello più alto rispetto a quelle affrontate sin qui, a dispetto della classifica (i salentini sono oggi ultimi). Basta far finta di niente, o pensare che si possa "vivacchiare": se davvero l'obiettivo sventolato da giugno in sede societaria è quello del nono posto, serve compattare l'intero ambiente e cambiare strada. Altrimenti, al termine di questo trittico terribile, il concreto, concretissimo, rischio è che il Barletta sia già avviato a un'annata nel segno dell'anonimato, senza obiettivi.
(Twitter: @GuerraLuca88)