Barletta, al rientro da Ascoli il bicchiere è pieno a metà

Tra sterilità offensiva, carattere e il brivido per il rigore fallito dai bianconeri

lunedì 9 settembre 2013 11.56
A cura di Luca Guerra
Punto guadagnato o due punti persi?
Tanto fumo, poco arrosto e una disattenzione che poteva costare cara. L'eredità del Barletta che rientra dalla trasferta di Ascoli è condensata in pochi ma significativi passaggi: una squadra elastica, a tratti sbarazzina e brava ad approfittare della surreale situazione ambientale del "Cino e Lillo Del Duca"- con il pubblico di casa quasi assente sugli spalti e in clima di contestazione- non è però andata oltre uno stantìo pareggio a reti bianche, paventando antichi vizi, come la sterilità offensiva, ma ritrovando certezze, come l'impermeabilità difensiva, con la rete della porta biancorossa che non si è gonfiata per la prima volta in 4 incontri ufficiali in stagione, Coppa Italia compresa. Al ritorno all'ombra di Eraclio, il bicchiere è mezzo vuoto, nonostante il brivido finale dettato dal rigore fallito dal bianconero Capece. Primo punto stagionale, classifica che si muove, tanti correttivi da apportare e un paio di conferme. Serve di più per inseguire i playoff.

Alla ricerca del primo urlo
180 minuti di gioco in campionato, zero reti. La costante tra il primo Barletta di Orlandi (quattro turni per trovare il primo centro) e i biancorossi "reloaded" dell'edizione 2013/2014 è l'astinenza sotto porta. Errori di mira gravi (vedi La Mantia contro il Pisa e Cicerelli ieri contro l'Ascoli hanno cozzato con il buon numero di palle-gol costruite: il problema, quindi, ad ora, non sta nel mezzo- inteso come capacità di alimentare gli attaccanti biancorossi- quanto nella finalizzazione. Ieri l'allenatore di Casalmaggiore ha preferito La Mantia a Picci accanto a Cicerelli: l'impressione è che raramente vedremo le tre punte schierate dal 1', ma al tempo stesso chissà che la condizione di Cane e le capacità offensive di D'Errico non possano spingere verso un 3-4-3 "spurio". Intanto, Coppa Italia compresa, per ora le uniche due reti (al "Tursi" di Martina Franca) sono arrivate dal centrocampo. Si attende il ruggito dell'attacco biancorosso.

Coperta corta? Le "seconde linee" non ci stanno
Il Barletta ha affrontato la trasferta marchigiana senza due leader tecnici ed emotivi quali Allegretti e Pippa: assenze che non hanno indotto Orlandi a mutare atteggiamento tattico, proseguendo sulla via del 3-5-2, e hanno al tempo stesso "permesso" all'allenatore biancorosso di misurare le alternative offerte dalla corta coperta rappresentata dall'organico. Il più bravo a sfruttare la chance offerta da infermeria e scelte tecniche (preferito da Orlandi a Cascione) è stato Cane, che ha offerto corsa e profondità alla corsia destra. Ok anche D'Errico, "jolly" biancorosso, proposto a sinistra con buoni esiti ma ingenuo in occasione del penalty procurato. Discreto ma applicato Branzani, incuriosisce il francese Legras, testato come "play basso" per 25 minuti e protagonista di un paio di giocate interessanti. L'organico resta sotto numero, ma chissà che le pedine scelte «sulla base della qualità e non della quantità (Martino dixit)» non possano confermare la tesi della dirigenza di via Vittorio Veneto.

Un "Prato" di speranze per inseguire il nono posto
Piccoli passi in avanti sotto il profilo del gioco, dunque, sebbene la caratura dell'Ascoli sia chiaramente inferiore a quella del Pisa, avversario nel match di esordio. Per inseguire il nono posto, "obiettivo minimo" fissato dal presidente Roberto Tatò, servono però i punti, in un torneo che vede corazzate come Perugia, Benevento, Pisa, Frosinone e Salernitana partite con il piede giusto, sorprese come il Pontedera in vetta e "big" come il Lecce pronte a riscattarsi dopo i due ko iniziali. Domenica prossima al "Cosimo Puttilli" arriverà il Prato per il terzo turno di campionato: tradizione positiva quella con i lanieri, che negli ultimi due tornei sono caduti (3-0 e 3-1) all'ombra di Eraclio, offrendo la spinta per ripartire al team di Cari prima e di Orlandi poi. Chissà che la storia non si ripeta, ma serve ritrovare la porta: perchè, in fondo, nel calcio "ha ragione chi fa gol"...
(Twitter: @GuerraLuca88)
Foto di Matteo Pampano