Angolo-amarcord: Ferazzoli, «Barletta nel cuore, che ricordi nei derby con Lecce e Bari»

L'ex centrocampista biancorosso ai nostri microfoni

mercoledì 4 dicembre 2013
A cura di Luca Guerra
A Barletta tanti ricordano un centrocampista capelluto, che alla fine degli anni '80 vestiva biancorosso e dava qualità e quantità alla mediana, con due storiche salvezze in B, 56 presenze complessive e due reti tra il 1987 e il 1989. Dopo, esperienze sempre nella serie cadetta: prima a Como dal 1989 al 1991, poi al Piacenza e, con 21 presenze ed un gol, con la promozione in serie A nella stagione 1993-1994. Poi Avellino, Pescara, Pontedera, Ternana, Savoia, Giugliano, Gualdo e Castel di Sangro, ultimo team da calciatore ma anche primo da allenatore, poi le panchine di Cisco Roma, Rieti Isola Liri, Ascoli Primavera, Aversa Normanna, Neapolis, Astrea e (fino a due giorni fa) Aprilia. Parliamo di Giuseppe Ferazzoli, classe 1966: nonostante un addio alla panchina che brucia ancora, si è concesso ai nostri microfoni per una esclusiva puntata di Angolo-Amarcord. Ne è venuta fuori una bella intervista:

Ferazzoli, sono passati quasi 25 anni dai saluti a Barletta. Che ricordi ha di quel biennio?
«Splendidi, io ero un bimbo, arrivai 19enne dalla Lodigiani e mi trovai a giocare la serie B con il Barletta: le immagini più belle che ricordo erano i derby con Bari e Lecce, con il Puttilli gremito».

Dovendo isolare un frame, cosa sceglierebbe dei due anni in biancorosso?
«Sicuramente il derby contro il Lecce che vincemmo 3-2 con gol di capitan Solfrini, che purtroppo non è più tra noi. L'altra pagina bella fu il 2-0 contro il Cosenza nella stagione 1988-89, una gioia indimenticabile».

Dei suoi ex compagni a Barletta, chi ha ritrovato in carriera? E con chi è ancora in contatto?
«Ho fatto un percorso di carriera insieme a Fioretti (Fabrizio, ndr), con il quale mi vedo ancora oggi: lui ha un ristorante e io ho un bar, entrambi vicini a via Nomentana a Roma, e ci rivediamo e sentiamo molto spesso».

In questa stagione lei ha allenato l'Aprilia, dove ci sono in organico due ex calciatori del Barletta, Mazzarani e Barbuti: che impressione le hanno fatto? Ha parlato con loro di Barletta?
«Mazzarani è un calciatore affermato, molto importante in Lega Pro. Barbuti è più giovane, l'anno scorso so che a Barletta non ha fatto bene per problemi fisici, ma quest'anno ha messo a segno sei reti e sta facendo bene. Abbiamo parlato dell'esperienza di Barletta, abbiamo vissuto due epoche differenti: io ho conquistato due salvezze storiche in serie B, loro hanno affrontato due annate transitorie».

Barletta Calcio 1988-1989
Oggi a Barletta c'è Marco Carrara nei panni di allenatore in seconda: vi siete dati il cambio in biancorosso da calciatori, lei andò via nel 1989, Carrara arrivò un anno dopo.

«Con Marco ci conosciamo e stimiamo, abbiamo fatto insieme anche il corso da allenatore: ci conosciamo bene e sono contento che lui oggi sia a Barletta, merita delle soddisfazioni».


Il suo Aprilia ha subìto 32 reti, mettendo a segno 21 centri: peggior difesa e secondo miglior attacco. Ha pagato questo con l'esonero?
Abbiamo preso troppi gol. La società non ha fatto una rosa attrezzata per un torneo così importante e complicato, ma alla fine paga per primo sempre l'allenatore. Comunque ringrazio l'Aprilia per la possibilità che mi ha dato. Gli auguro di mantenere la categoria, spero che i ragazzi ce la facciano».

Che idea si è fatto di questa Lega Pro edizione 2013/2014?
C'è tanta disparità. In Prima Divisione non si retrocede e molti hanno costruito rose giovani, mentre in Seconda Divisione ci sono tante grandi squadre e il torneo è altamente competitivo. La presenza di rose di gran valore ha quasi costretto le altre a mettere in piedi organici più forti dello scorso anno: c'è tanto equilibrio ed è davvero dura mantenere la categoria».

Che saluto vuole lasciare ai tifosi biancorossi?
«A Barletta sono stato davvero bene, e non le nascondo che mi piacerebbe allenarla: auguro ai tifosi e alla società il meglio, Barletta è nel mio cuore».

Non è un addio, ma un arrivederci. Perchè Barletta, per chi veste biancorosso, resta quasi sempre nel cuore.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Fonte foto: ilmessaggero.it