Una politica che fa scuola, tra de-finanziamenti e cooperazione istituzionale

A Barletta si riuniscono gli stati generali della scuola

mercoledì 1 ottobre 2014
A cura di Floriana Doronzo
Presidenti, assessori, consiglieri, dirigenti, sindacati, docenti, genitori e alunni: questi gli attori della rete scolastica presenti ieri pomeriggio nella sala consiliare del Comune di Barletta, in occasione degli Stati generali della scuola, convocati dal sindaco Pasquale Cascella. Una decisione, molto probabilmente, dettata dalle recenti "insurrezioni" degli alunni dell'Istituto "Garrone" di Barletta, che da tempo si trovano costretti a turnare a causa della mancanza di aule. Ma non è su questa fattispecie che si concentra il dibattito, bensì sul tentativo di cercare insieme un metodo efficace per riorganizzare l'assetto educativo, sul piano strutturale e formativo. L'obiettivo è la ri-formattazione del sistema scolastico; il mezzo è la serie di incontri tra le parti attive, per raccogliere idee, proposte e doléances, proprio come quei cahiers francesi che precedettero la rivoluzione.

Tante parole e tante belle idee, ma l'intonaco che cade a pezzi, le coperture di travi cedevoli, le lezioni in aula-docenti e il sottodimensionamento di tante scuole secondarie di primo grado rimangono i fatti. Le cause scatenanti queste difficoltà sono due: mancati trasferimenti statali e calo demografico in caduta libera. Il consesso dei partecipanti è vario e i nei sottopelle della cute barlettana emergono pian piano: la dimensione studentesca s'impossessa della voce di Domenico Cassano, ex studente del liceo scientifico e testimone dei disagi vissuti dai giovani in termini di strutture, di mancate agevolazioni e di miopia amministrativa. E se la dirigente del 7° circolo evidenzia la coesistenza di tre gradi scolastici (alcune sezioni del liceo classico, scuola dell'infanzia e scuola media "Fieramosca") in un unico plesso (scuola in Via Botticelli), i dirigenti scolastici di scuole secondarie di 1° grado "De Nittis", "Manzoni" e "Baldacchini" esprimono rammarico per il loro sottodimensionamento, con il rischio di soppressione delle suddette autonomie scolastiche. Fino ad arrivare alle problematiche strutturali interne dell'Ipsia, all'assenza di aule del "Garrone" e al sovraffollamento del "Cafiero", che quest'anno-nonostante l'ampio aiuto provinciale-comunque si trova a dover garantire il diritto allo studio a 1352 alunni, gestendo 56 classi da dislocare in poco più di 40 aule, con l'obbligo gestionale di lasciare i ragazzi a casa una volta a settimana.

Rispondono ai vari interventi il presidente uscente della Provincia Bat Francesco Ventola e l'assessore regionale all'istruzione Alba Sasso, ciascuno nel suo ambito di competenza: «Non innamoriamoci delle pareti; pensiamo alla funzionalità e alla gestione più consona dei servizi. Nessuno possiede la bacchetta magica e non è semplice trovare una soluzione definitiva durante il corso delle lezioni. Gli appalti, i ricorsi, le autorizzazioni, i collaudi dalle banche sono tutte pieghe che si insidiano nel tessuto scolastico dell'intera provincia e stenderlo richiede tempo». Queste le parole di Ventola, alle quali seguono quelle dell'assessore Sasso: «Dal 2008 la scuola pubblica italiana ha subito un taglio di otto miliardi e mezzo, mentre l'Università di dieci miliardi. Ma ciò che di più grave sta subendo in questi anni la scuola è una disattenzione sociale, degna dei più nocivi egoismi storici. Rispondo al ragazzo che ci dice di incrementare le agevolazioni, quando dico che la regione Puglia è stata una delle poche in Italia a soddisfare più del 90% di richieste provenienti da studenti idonei non borsisti e che sono all'assessorato di una regione che ancora crede nel potere del sapere e che investe quanto è nelle sue possibilità in convenzioni su trasporti pubblici, mense e materiale didattico. In merito all'edilizia scolastica, la Legge 23/1996 è stata l'ultima che ha permesso ai comuni di chiedere mutui per la costruzione delle scuole; siamo bloccati anche in termini di manutenzione e di ristrutturazione perché per portare tutte le scuole italiane in sicurezza ci vorrebbero 13 miliardi di euro. Il costo di una grande opera; il problema è che la conoscenza non è una grande opera in tempi di razionalizzazione della spesa come questo. Io ho lanciato un monito all'inizio dell'anno scolastico, chiedendo alle scuole di non accettare più iscrizioni di quante ne possa accogliere il plesso, proprio per evitare situazioni spiacevoli come quella del Garrone di Barletta».

Assodato che la burocrazia è il miglior passatempo italiano, sul campo delle idee sono ancora tante le battaglie per lo smantellamento dei luoghi comuni, dei pregiudizi e delle inattitudini governative. Su questi punti, conclude con fermezza Sasso: «Anche l'implementazione di nuovi indirizzi formativi deve essere conforme all'adeguatezza gestionale delle scuole, perché non è l'indirizzo in più che fa sopravvivere un istituto, ma la qualità dei servizi e la qualità del sapere. Sono tanti i dirigenti scolastici ricattati dai genitori affinché mettano i loro figli nella sezione e con il docente che loro vogliono o i ragazzi con attitudini pratiche iscritti con la forza ai licei. Sono i genitori che vanno educati; a loro si deve dire che, specie per la Puglia, le figure professionali nella meccanica, nell'agro-alimentare e nella moda sono vitali! E invece, mentre le iscrizioni ai licei crescono, quelle agli istituti tecnici calano». Le porte della nostra "Sala della Palla Corda" si chiudono, ma il seme rimane piantato in attesa di una fioritura senza più sfumature, ma dai colori nitidi.