Una giornata con Gesù, una Parola che va dritta al cuore

Una riflessione di don Vito Carpentiere sul silenzio e sulla Parola

domenica 1 febbraio 2015
Dal Vangelo secondo Marco: "In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea".

Il cammino che stiamo facendo con l'evangelista Marco ha l'intento di suscitare in noi la domanda: chi è Gesù per me? Questa domanda è molto importante perché da essa scaturirà anche la mia identità. Se nel battesimo Gesù è detto Amato, anch'io nella battesimo sarò detto "amato" da Lui. Se Lui invita alla conversione e all'adesione al Vangelo, io sono chiamato a cambiare mentalità e ad affidarmi a Lui! Se Lui chiama alla sua sequela, io sarò chiamato a seguirlo nel mio stato di vita. E di questo passo siamo giunti a una giornata-tipo di Gesù. Con la chiamata dei primi quattro discepoli Gesù non è più solo, ma vive la sua quotidianità con la piccola comunità appena insediata (proprio come una nostra famiglia). Come vive una giornata? Insegnando, predicando, liberando, guarendo ma anche mangiando, proprio come noi. Dalla semplicità di questa descrizione di una giornata tipo ci possiamo accostare meglio al brano di oggi.

È sabato, giorno di festa per il popolo ebraico, in cui il credente si reca alla sinagoga. Vi va oggi anche Gesù con la sua piccola comunità. Lì, secondo il rituale, si ascolta una brano della Torah (i primi cinque libri della Bibbia), ampliato da un brano tratto da un profeta. Poi Gesù si alza e incomincia col suo insegnamento. Egli era un semplice laico in Israele, non appartenendo a nessuna tribù o classe sacerdotale. Eppure la sua Parola giunge fino al cuore. La sua Parola è, per usare un'immagine di San Paolo, una spada a doppio taglio che ferisce e risana. E subito un uomo, posseduto da uno spirito impuro (non nel senso etico del termine, ma nel senso "chimico", contaminato, non puro) comincia a gridare. Chissà quante volte quell'uomo aveva partecipato alla liturgia sinagogale del sabato, ma la parola degli scribi probabilmente gli conciliava il sonno. E non solo a lui. Questo sabato no. Perché? Perché la parola di Gesù parte dal suo cuore per raggiungere il cuore di ogni uomo. E arriva a toccare anche il mio cuore che non è puro, semplice, incontaminato. Ma la sua Parola tocca per guarire, per sanare, per liberare.

La sua Parola parte dal Silenzio ed intima il silenzio. Se voglio "sentirlo" (come a noi piace spesso dire) ho da imparare anzitutto a "fare silenzio", che è quello spazio indispensabile in cui il Signore comunica se stesso, in cui il Signore parla. Proviamo così quest'oggi. Facciamo silenzio. E poi percepiremo la Parola che parte dal suo cuore per raggiungere direttamente il mio!

Buona Domenica.

[don Vito]