Scuola e ddl Gelmini, «cosa riserva il futuro a noi giovani in procinto di diplomarci?»

Pubblichiamo una lettera di Raffaele Piccialli. Nessuna garanzia per noi ragazzi

giovedì 25 novembre 2010
Abbiamo da pochissimo trattato questo argomento, da un'angolazione analoga ma diversa. Da chi si esprime sugli effetti devastanti del cosiddetto ddl Gelmini a livello sociale a chi genuinamente si interroga su se stesso e sul proprio futuro: diverse sfaccettature, diverse sfumature, identico problema. E scopriamo cosa uno studente può insegnarci, con freschezza malinconica.

Volendo iniziare il mio articolo dicendo "cosa riserva il futuro a noi giovani in procinto di diplomarci?" ma probabilmente una risposta chiara e precisa non la troveremmo mai e mai ci sarà concesso saperlo. Sicuramente si può cercare di indirizzare questo nostro futuro verso un clima di maggiore positività, senza sentirci ripetere frasi già pronte del tipo «Tanto per il lavoro chi lo sa, si è tutti in forse» o ancora «Dopo tanto studio lavoricchi e sei anche sottopagato». Ma ciò è possibile se gli studi si compiono con una certa serenità e diligenza costante. I giorni 18 - 19 - 20 Novembre sono stati dedicati all' orientamento dell' università che si è tenuto presso la Fiera del Levante a Bari e la prima constatazione comune, ovviamente espressa in forme linguistiche locali di cui qui la traduzione è stata: «Quanti migliaia di ragazzi ci sono?». Ovviamente la mia espressione come quella di tanti altri miei compagni è stata di pieno stupore. Camminando con un mio amico per gli 'stands' presenti in cerca di notizie soddisfacenti, in mia opinione soltanto per il 30 %, volendo essere generoso, una domanda ricorrente è stata «Ma dove studieranno tutti questi ragazzi? E in futuro che cariche ricopriranno, dal momento che i posti di lavoro sembrano essere un ricordo sfumato Leopardiano?».

A questa domanda non c'è stata alcuna risposta concreta se non quella di garantire almeno a noi ragazzi uno studio sereno, calmo e pacifico, probabilmente scarsamente garantito visto il gran caos di gente presente, in cerca di spiegazioni, informazioni e quantaltro. Una soluzione vagliata da me e altri amici è stata quella di una suddivisione universitaria in Puglia che può garantire uno svolgimento delle attività meno caotico e più lineare, in favore di una linea di apprendimento più concreta e più confacente alle nostre esigenze. Una soluzione già trovata in altre regioni d' Italia , come l' Emilia Romagna o la Lombardia è l' istituzione di un polo universitario per ogni capoluogo di provincia ,in cui si privilegiano soprattutto le facoltà che più si addicono alle politiche e le vocazioni territoriali. Il nostro "problema" è che purtroppo i poli universitari sono ripartiti in maniera non molto omogenea e quindi abbiamo qualcosina a Foggia, Taranto, Lecce e Brindisi e tutto è concentrato a Bari; per non parlare della nostra Sesta Provincia in cui da tanto si discute di polo universitario ma che un progetto ben definito a riguardo non lo si è mai presentato. Ecco perchè si sente l'esigenza e il bisogno di istituire nelle nostre belle cittadine e anche abbastanza popolose, un polo universitario con sezioni staccate a seconda delle vocazioni territoriali, proprio per ottenere una maggiore concentrazione da parte dei ragazzi, da un punto di vista più prettamente didattico e di studio e per ottenere una maggiore qualità sul piano lavorativo, ovviamente con la collaborazione e il supporto degli enti locali.

Raffaele Piccialli
(studente al 5 anno del liceo linguistico)