Procedimento "Castel del Monte", ecco le pene richieste per 3 barlettani

Ricostruito il vorticoso malaffare della malavita del nord barese

giovedì 6 febbraio 2014
Sette anni e 6 mesi di reclusione per il 48enne Francesco Disalvo; 4 anni e 6 mesi per il 43enne Raffaele Pinto; 2 anni per il 37enne Giuseppe Fiorella. Queste le pene rispettivamente chieste dal pubblico ministero antimafia Giuseppe Maralfa per i 3 barlettani imputati nell'ultimo filone del procedimento "Castel Del Monte" imbastito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Sono accusati di spaccio continuato di sostanze stupefacenti per episodi risalenti agli anni 1999-2002. Per Fiorella potrebbe però scattare la prescrizione, come pure evidenziato dal pm nel corso della requisitoria. Dipenderà dall'applicazione o meno di alcune norme da parte del Tribunale di Trani in composizione collegiale.

Con la stessa imputazione sono processati altri 3 imputati. Chiesti 6 anni e 6 mesi per gli andriesi Michele Fortunato (63 anni), 4 anni e 6 mesi per Giovanni Miracapillo (34 anni); 1 anno e 6 mesi, fatta salva anche in questo caso l'eventuale prescrizione, per Salvatore Lovaglio, 59enne collaboratore di giustizia dalle cui dichiarazioni nacque l'inchiesta "Castel Del Monte".

La pena più alta, 22 anni di reclusione, è stata invocata per il 53enne andriese Giuseppe Posto accusato non solo di spaccio di droga ma anche di associazione mafiosa quale affiliato al clan del boss Agostino Pastore, ammazzato nella lunga e sanguinaria guerra di mala andriese protrattasi 1999 al 2006. Un'associazione mafiosa armata, secondo l'accusa, finalizzata allo spaccio di droghe pesanti, porto e detenzione abusiva di armi da guerra e di armi comuni.

Un ottavo imputato, il foggiano Antonio Bruno, è deceduto nelle more del processo.

Il dibattimento non è che uno dei filoni in cui si è diramata l'inchiesta che ha ricostruito il vorticoso malaffare della malavita del nord barese, soprattutto andriese, per il controllo del territorio e la supremazia dei clan nel mercato degli stupefacenti. Numerosi altri imputati avevano già patteggiato o erano stati condannati col rito abbreviato. Questi filoni giudiziari sono approdati in Cassazione, che ha riconosciuto il crisma di mafiosità di diversi malavitosi. Si torna in aula il 3 aprile per le arringhe degli avvocati degli imputati.