Politica e cittadinanza: il tiro alla fune della 167

Stamattina il tour periferico del Comitato spontaneo 167

venerdì 25 settembre 2015 14.25
A cura di Floriana Doronzo
I problemi nella periferia barlettana sono di due ordini diversi: ci sono quelli strutturali (opere di urbanizzazione non realizzate, campo Rom non attrezzato, Parco dell'Umanità non ancora consegnato, allagamenti nella stagione fredda, divieto di accesso ai portoni dei residenti, terreni da bonificare) e quelli sovrastrutturali (lotte intestine tra consiglieri comunali, la voce grossa dell'opposizione, le reticenze del Sindaco, i contenziosi tra costruttori e amministratori), ma andiamo con ordine.

Il 21 settembre è stata protocollata la richiesta di assemblea presso la Chiesa San Giovanni Apostolo tra il Comitato spontaneo 167 e amministratori, da svolgere il 25 settembre alle ore 19. Di contro, viene indetta una riunione, quella "ufficiale", di cui segue il comunicato stampa: "Si procederà domani, venerdì 25 settembre, alla consegna del cantiere per i lavori nella 167. Questa mattina il Responsabile Unico del Procedimento, ing. Sebastiano Longano, ha verificato che non vi sono condizioni ostative all'inizio degli interventi, autorizzando il direttore dei lavori, ing. Francesco Cognetti, ad avviare la consegna degli stessi e tutte le attività connesse. Il rappresentante della ditta esecutrice, ing. Pasquale Magliocco, ha quindi incontrato i tecnici del Comune per le certificazioni finalizzate all'avvio agli interventi secondo il progetto esecutivo concordandone le modalità alla presenza del sindaco Pasquale Cascella e dell'assessore Azzurra Pelle.

Sono stati dunque compiuti tutti gli adempimenti formali che rendono operativa la determinazione dirigenziale n. 1295 del settore Lavori Pubblici, già pubblicata lunedì scorso all'Albo Pretorio del Comune, all'esito delle procedure di verifica tecnica relative al progetto esecutivo per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria della nuova 167, appaltato per l'importo complessivo di 10milioni e 254.634mila euro al Consorzio stabile Research s.c.a.r.l. di Napoli. L'impresa appaltatrice e lo staff tecnico hanno convenuto con l'Amministrazione comunale di far seguire alla consegna dei lavori il progetto nel corso di una iniziativa pubblica, programmata domani alle 18.00 nell'auditorium della Chiesa SS. Trinità (via Padre Raffaele Di Bari). Il compimento dell'iter tecnico-burocratico, particolarmente complesso e laborioso, è stato perseguito nel pieno e scrupoloso rispetto delle normative di legge in materia di appalti pubblici proprio per evitare ulteriori intralci alla realizzazione di opere rese urgenti dal consolidato assetto urbano. La consegna pubblica del cantiere vuole confermare la volontà istituzionale di rispondere concretamente alle legittime richieste di interventi volti a riqualificare una area di espansione urbana in termini di vivibilità e sicurezza. Agli stessi cittadini residenti l'Amministrazione comunale chiede sin da ora comprensione e cooperazione per affrontare e superare l'ultimo ostacolo dei disagi che la cantierizzazione e l'esecuzione dei lavori comporterà a partire dalla prossima settimana e per i 600 giorni previsti dal contratto come durata massima dei lavori". A seguito della concomitanza tra i due incontri, il Comitato anticipa la sua assemblea alle 10 dello stesso giorno, per permettere agli amministratori di essere presenti. Tutti assenti.

Altro punto è la battaglia civile tra i due quartieri colpiti dall'incuria politica: Barberini e Patalini. Per intenderci, non si sa dove puntare maggiormente la luce. A notare le iniziative, c'è maggior attenzione politica per Patalini (Via Romanelli), mentre Barberini (Crocevia Bonelli) viene abbandonato a se stesso e «il Sindaco si è fatto vivo solo quando dovevano abbattere il traliccio», ricorda un cittadino. Sulla stessa scia, ci sono i sacri luoghi d'aggregazione: Parrocchia San Giovanni Apostolo (Barberini) e Parrocchia della SS. Trinità (Patalini), dove oggi pomeriggio si terrà l'incontro "ufficiale". Ma a ben guardare il retro della San Giovanni Apostolo, lo spettacolo è indecente e Don Rino ci porta a vederlo: «Quest'estate ogni giorno c'era un incendio tra le sterpaglie e ora che è finito il caldo le mamme mi hanno chiesto se posso far entrare i bambini dal cancello per andare al catechismo-dichiara il parroco. Qui si sta parlando di un'emergenza sicurezza e il Sindaco non è col popolo. Abbiamo portato la processione proprio in questi luoghi dieci giorni fa; non a caso la determina va dal 15 al 20. E' qui che i cittadini si rivolgono ed è qui che i politici devono ascoltare. La situazione in Via Romanelli è certamente critica, ma non più di quella che vivono i residenti di questa zona». La funzione del Comitato è quello di mediazione amministratori-amministrati, ma queste mosse di negazione e spostamenti inquinano le emergenze in ballo.

La giornata prende una piega ancor più insidiosa quando il Presidente di una Cooperativa che sta costruendo esattamente a fianco del Campo Rom ci porta all'interno del condominio. Il belvedere dal quinto piano di un'abitazione mozza il fiato. Una Barletta bellissima, con tanto verde e il Parco dell'Umanità che ha un progetto esteticamente e socialmente valido, ma ancora in esecuzione. Tuttavia, basta scendere al primo piano per poter vedere a distanza troppo ravvicinata gli abitanti del Campo. «Abbiamo venduto queste case perché sono le costruzioni più sicure a Barletta e stiamo costruendo senza alcun debito con le banche. Sono in contenzioso con il Comune da tempo; sono disposto a pagare io le opere di urbanizzazione, a patto che questo campo venga sgombrato e che queste persone siano sistemate in un campo dignitosamente attrezzato» afferma il Presidente della Cooperativa. Effettivamente, i Rom sono coinquilini di quei barlettani che tra un mese abiteranno quelle case: ben visibile dai balconi ogni loro mossa, dal pranzo al bisogno fisiologico e la sporcizia fa accapponare la pelle. Siamo così vicini, che gli stessi montenegrini del Campo ci invitano ad entrare, a far riprese e a dar loro voce. «Siamo 18 qui, non vogliamo lasciare Barletta, ma vogliamo un campo attrezzato. Siamo esseri umani rispettosi dei cittadini di questa città, non vogliamo le case, ci basta un campo che ci protegga di più. Qui vengono a lasciare l'immondizia delle loro case, dei cantieri e non è giusto. Le cose parlano da sé! I nostri bambini vanno a scuola ed è giusto farli crescere in un ambiente più pulito e integrato». Queste le parole di Selim, Zagorka e Idris, che vogliono darci il benvenuto con caffè e grappa, ma siamo costretti a declinare l'invito; oggi pomeriggio c'è qualcosa che si aspetta da anni.

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